sabato 21 gennaio 2017

Quella volta che Bird e Miles suonarono cool.

Luciano Granieri




La più grande seduta di registrazione del jazz moderno” Così i dirigenti della Savoy definirono il set  che il 26 novembre 1945 vide esibirsi in studio  i campioni del nuovo jazz post swing. Un tale  giudizio , in verità, risultò  un po’ azzardato, ma è giusto riconoscere che quello fu un evento estremamente particolare. Molti ritennero   che si trattasse della  prima registrazione  su disco di be bop. Ma fu vero be bop? Andiamo con ordine. Il nucleo dei musicisti riuniti dalla Savoy era costituito solo da tre solisti anziché cinque:  Charlie Parker, in splendida forma,  al sax alto, il contrabbassista Curly Russel, e Max Roach,  batterista,  allora ventenne, che bene aveva assimilato il linguaggio ritmico del be bop. Attorno a questo nucleo si  alternarono, l’immancabile Dizzy Gillespie, alla tromba, il pianista Argonne Thornton al piano,  (chiamato a sostituire all’ultimo momento Thelonius Monk)  e un trombettista  diciannovenne che Parker si portava sempre appresso, Miles Davis. 

In quel periodo Miles si era trasferito da East Saint Louis a New York per frequentare la Juillard School of Music. Papà Davis, affermato dentista ,  pagava la retta e passava al figlio un fisso mensile per mantenersi nella Grande Mela. Davis di giorno frequentava la scuola fra sezioni sinfoniche e lezioni di armonia,  di notte girava per i locali della 52°  strada, bazzicava il Minton’s per ascoltare e suonare be bop insieme a Chiarlie Parker. I due in quel periodo condividevano anche  lo stesso  appartamento . In realtà fu Parker che, momentaneamente senza alloggio, si acquartierò in casa Davis con molta gioia del ragazzo venuto dal mid-west. Miles era sempre al seguito di Bird e grazie a lui cominciò a suonare regolarmente nel locali della 52° . 

Tornando alla sessione della Savoy, accadde che nella maggior parte dei brani, Dizzy Gillespie , il trombettista che con Parker aveva inventato il be bop, fu dirottato al pianoforte e affianco a Bird  si esibisse  proprio il giovanotto venuto da East Saint Louis.  Dalla seduta si ricavarono due frammenti incompleti, con ottimi assoli  di  Parker (Warning Up a Riff e  Meandering): due blues in fa (Billie’s Bounce e Now’s  The Time),   una esecuzione basata sulla sequenza di accordi di I Got Rhythm, di Gershwin (Thriving On a Riff) e il velocissimo Koko

Dizzy Gillespie,  sapeva suonare discretamente il pianoforte, era in grado eseguire un  buon accompagnamento, ma non si azzardava a prendere assoli.  Questa caratteristica fu sfruttata mirabilmente da Bird  nei brani a tempi medi. Charlie Parker  costruì,  sull’accompagnamento non troppo originale  di Diz,  degli assoli quasi privi di virtuosismi, il suo fraseggio era improntato sull’equilibrio armonico. Ne emerse un’atmosfera  in cui si alternavano  tensione e rilassatezza, dove erano la pause, la parsimonia negli arpeggi , inconsueta per Parker,  a creare il climax. Un contesto armonico ideale per lo stile, ancora acerbo, ma estremamente suggestivo di Miles Davis, fatto di sonorità piene, di  fraseggi  essenziali e straordinariamente blues. Insomma da  quella che fu ritenuta la prima seduta  be bop in uno studio di registrazione, uscirono brani che  quasi presentavano  il germe del cool, un stile quasi antitetico alle frenesie  boppistiche . Lo stile  che avrebbe creato Miles Davis cinque anni più tardi. 

Il blues Now’s  The Time  fu  un esempio coinvolgente di questa strana atmosfera. Dopo l’enunciazione del tema,  Parker suona creando  e sciogliendo la   tensione  attraverso una mirabile variazione  dell’attacco e della lunghezza delle frasi,  usando le pause in senso drammatico. L’intero assolo è portato evocando tutte le inflessioni vocali tipiche del blues. Sia sotto il profilo della fantasia , sia sotto quello della tecnica, ci troviamo davanti ad un’esecuzione da virtuoso che, però, mai  perde di vista il contatto con la tradizione della civiltà nera. 

L’interpretazione di Miles  colpisce per le sua qualità. L’assolo procede lungo le dodici misure blues.   Suscita   tensione   nella prima parte   eseguendo   brevi frasi nel registro medio,  alternate a lunghe note che impressionano per la ricchezza tonale. Nella seconda parte la tensione si risolve con la discesa nel registro acuto e  una forzatura delle note nei toni medi.  Era bebop? Era qualcos’altro? Era grande musica, questo è sicuro.  

La seduta della Savoy, sta a dimostrare come spesso la classificazione degli stili lascia il tempo che trova, Parker e Davis erano due musicisti sicuramente dalle sensibilità musicali diverse, quasi agli antipodi, ma la loro immensa vena creativa combinandosi  sia nelle esecuzioni di quel novembre '45,  che in tutto il periodo della loro collaborazione,  ha regalato momenti di musica  intensa e straordinaria bop o cool che fosse. 

good vibrations.

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