martedì 21 febbraio 2017

Disimpegno elettorale.

Luciano Granieri




Continuano le manovre, grande e piccole, di avvicinamento  alle elezioni amministrative del Comune di Frosinone. Fra candidati a sindaco già in pista, candidati in pectore, iniziano a proliferare le  liste civiche (guai a nominare i partiti che ci sono ma risultano abilmente mimetizzati). 

Un esercito di frusinati si sta organizzando per scendere in campo, o affianco di un aspirante sindaco pesante (Ottaviani –Cristofari), o per vendersi  al miglior offerente che poi ,gira che ti rigira, sarà sempre uno dei due soggetti appena indicati. Non me ne vogliano gli amici dei 5 stelle ma il loro candidato   lo vedo molto lontano dai due pezzi da novanta,quello di Forza Italia (ma non si dice) e quello del Pd (ma non si dice). 

Il vizio sta in  una legge elettorale  antidemocratica che obbliga, per contare qualcosa in consiglio, ad allearsi con l’uomo più forte, lasciando per strada i buoni propositi propagandati in campagna elettorale. Libri dei sogni utili solo a farsi eleggere ed entrare nel sottoscala consiliare. 

Alla fine della fiera accadrà come cinque anni fa, quando il numero dei candidati era superiore al numero dei votanti.  Nanni Moretti avrebbe detto: “Mi si nota di più se mi candido o se non mi candido?” Probabilmente rimanere nella minoranza votante, o astinente, anziché ingrossare l’esercito degli aspiranti candidati, potrebbe conferire   maggiore visibilità . Quindi  la smisurata voglia di mettermi in mostra , mi spinge a non ingolfare  le fila degli amministratori  in pectore. 

Qualcuno potrà obiettare che in momenti critici della vita cittadina è necessario assumersi delle responsabilità , schierarsi, prendere parte all’agone. Personalmente invece rivendico con forza il diritto di fare politica quotidianamente, da cittadino consapevole  senza aspettare l’evento  elettorale. Fare il sindaco, l’assessore o il consigliere è faccenda complicata e bisogna esserne capaci.  Io non mi ritengo in grado di ricoprire un ruolo simile.  

Non senza presunzione, però,  mi sento di affermare che fra coloro i quali hanno svolto tali incarichi o intendono proporsi  per svolgerli, vi sono soggetti ancora meno capaci del sottoscritto.  La  valutazione delle proprie attitudini in relazione al governo della città è il primo atto di responsabilità che ognuno di noi dovrebbe soppesare per capire,  se e come , un proprio impegno potrebbe risultare  utile o deleterio.  

Come già detto è necessario fare politica sempre, ogni giorno, anche con atti semplici.  Pagare solo il 20% della tassa dei rifiuti, in ottemperanza all’art.24 per l’applicazione del regolamento della Tari, adottato dal comune di Frosinone - il quale prevede la possibilità della decurtazione tariffaria nel caso in cui il servizio di raccolta e smaltimento si svolga in grave violazione della disciplina di riferimento -è un preciso atto politico e di denuncia. Il tasso di raccolta differenziata pari all’attuale 18% viola palesemente  il d.lgs n.152 del 2006 il quale prevede che già dal 2012 la percentuale avrebbe dovuto raggiungere il  65%. Dunque ridurre la tariffa al 20% è  un diritto e diffondere questa notizia presso gli altri cittadini è un dovere civico  morale e politico.  

Impugnare le bollette di Acea, rifiutandone il pagamento perché redatte in modo talmente irregolare, da portare alla rescissione del contratto con il gestore, è un altro rilevante atto politico. Contrastare, in piazza, o in consiglio comunale, tutte le brutture che l’amministrazione (vecchia o nuova)  metterà in atto contro  la collettività, è preciso dovere di ogni cittadino, è agire quotidiano della democrazia. Perché alla fine di tutti i bei discorsi  sulla bontà dei programmi,  se il tessuto civile e sociale della città è in degrado  lo  si deve alla completa mancanza di controllo da parte dei  cittadini sulla effettiva realizzazione di quanto promesso in campagna elettorale.  

Personalmente preferisco impegnarmi in questa fase di vigilanza, piuttosto che mettermi in piazza a vendere la  mia mercanzia elettorale destinata, nella migliore delle ipotesi ad    essere svenduta all’uomo forte.  Non è un atteggiamento responsabile? Forse, ma è meglio essere liberi di rivendicare le proprie istanze, piuttosto che consegnarsi mani e piedi al podestà di turno nel polveroso sottoscala consiliare. 

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