Continuano le manovre, grande e piccole, di avvicinamento alle elezioni amministrative del Comune di
Frosinone. Fra candidati a sindaco già in pista, candidati in pectore, iniziano
a proliferare le liste civiche (guai a
nominare i partiti che ci sono ma risultano abilmente mimetizzati).
Un esercito
di frusinati si sta organizzando per scendere in campo, o affianco di un
aspirante sindaco pesante (Ottaviani –Cristofari), o per vendersi al miglior
offerente che poi ,gira che ti rigira, sarà sempre uno dei due soggetti appena
indicati. Non me ne vogliano gli amici dei 5 stelle ma il loro candidato lo vedo molto lontano dai due pezzi da novanta,quello di Forza Italia (ma non si dice) e quello del Pd (ma non si dice).
Il
vizio sta in una legge elettorale antidemocratica che obbliga, per contare qualcosa in consiglio, ad allearsi con
l’uomo più forte, lasciando per strada i buoni propositi propagandati in
campagna elettorale. Libri dei sogni utili solo a farsi eleggere ed entrare nel
sottoscala consiliare.
Alla fine della fiera accadrà come cinque anni fa,
quando il numero dei candidati era superiore al numero dei votanti. Nanni Moretti avrebbe detto: “Mi si nota di
più se mi candido o se non mi candido?” Probabilmente rimanere nella minoranza
votante, o astinente, anziché ingrossare l’esercito degli aspiranti candidati, potrebbe
conferire maggiore visibilità . Quindi la smisurata voglia di mettermi in mostra , mi
spinge a non ingolfare le fila degli
amministratori in pectore.
Qualcuno
potrà obiettare che in momenti critici della vita cittadina è necessario
assumersi delle responsabilità , schierarsi, prendere parte all’agone.
Personalmente invece rivendico con forza il diritto di fare politica
quotidianamente, da cittadino consapevole senza aspettare l’evento elettorale. Fare il sindaco, l’assessore o il
consigliere è faccenda complicata e bisogna esserne capaci. Io non mi ritengo in grado di ricoprire un
ruolo simile.
Non senza presunzione,
però, mi sento di affermare che fra
coloro i quali hanno svolto tali incarichi o intendono proporsi per svolgerli, vi sono soggetti ancora meno
capaci del sottoscritto. La valutazione delle proprie attitudini in
relazione al governo della città è il primo atto di responsabilità che ognuno
di noi dovrebbe soppesare per capire, se
e come , un proprio impegno potrebbe risultare
utile o deleterio.
Come già detto è necessario fare politica
sempre, ogni giorno, anche con atti semplici. Pagare solo il 20% della tassa dei rifiuti, in
ottemperanza all’art.24 per l’applicazione del regolamento della Tari, adottato
dal comune di Frosinone - il quale prevede la possibilità della decurtazione
tariffaria nel caso in cui il servizio di raccolta e smaltimento si svolga in
grave violazione della disciplina di riferimento -è un preciso atto politico e
di denuncia. Il tasso di raccolta differenziata pari all’attuale 18% viola
palesemente il d.lgs n.152 del 2006 il
quale prevede che già dal 2012 la percentuale avrebbe dovuto raggiungere
il 65%. Dunque ridurre la tariffa al 20%
è un diritto e diffondere questa notizia
presso gli altri cittadini è un dovere civico
morale e politico.
Impugnare le
bollette di Acea, rifiutandone il pagamento perché redatte in modo talmente
irregolare, da portare alla rescissione del contratto con il gestore, è un altro
rilevante atto politico. Contrastare, in piazza, o in consiglio comunale, tutte
le brutture che l’amministrazione (vecchia o nuova) metterà in atto contro la collettività, è preciso dovere di ogni
cittadino, è agire quotidiano della democrazia. Perché alla fine di tutti i bei
discorsi sulla bontà dei programmi, se il tessuto civile e sociale della città è
in degrado lo si deve alla completa mancanza di controllo da
parte dei cittadini sulla effettiva
realizzazione di quanto promesso in campagna elettorale.
Personalmente preferisco impegnarmi in questa
fase di vigilanza, piuttosto che mettermi in piazza a vendere la mia mercanzia elettorale destinata, nella
migliore delle ipotesi ad essere svenduta
all’uomo forte. Non è un atteggiamento
responsabile? Forse, ma è meglio essere liberi di rivendicare le proprie
istanze, piuttosto che consegnarsi mani e piedi al podestà di turno nel
polveroso sottoscala consiliare.
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