Francesco Ricci
Ieri, 15 marzo, è stata una giornata indimenticabile per il Brasile.
Masse sterminate hanno occupato le piazze di decine di città, dalle principali San Paolo e Rio de Janeiro, fino alle capitali di Stati minori. Le manifestazioni erano contro le politiche del governo: a partire dalla controriforma pensionistica (che eleva l'età minima e il numero di anni di contributi necessari per la pensione) e dalla controriforma del codice del lavoro. Due proposte avanzate dal precedente governo di Dilma (del Partito dei Lavoratori diretto da Lula) che sono state riprese e portate avanti dall'attuale governo Temer.
Il Pstu, sezione brasiliana della Lit-Quarta Internazionale, e la Conlutas (il più grande sindacato di base del mondo, in cui svolgono un ruolo di direzione i compagni del Pstu) era tra i principali promotori e in prima fila in ogni piazza del Paese.
Da mesi il Pstu sta sostenendo la necessità di costruire un grande sciopero generale nazionale che paralizzi il Paese, faccia cadere il governo e apra la strada a un governo operario, sostenuto da comitati di lotta dei lavoratori. Le burocrazie sindacali chiaramente sono ostili a questa prospettiva e sostengono invece - insieme al grosso della sinistra brasiliana e internazionale, con la sola esclusione del Pstu e della Lit-Quarta Internazionale- una prospettiva di un nuovo governo di centrosinistra, col rilancio di Lula nel 2018.
Ma le imponenti manifestazioni di ieri, con gli scioperi massicci nella cintura operaia di San Paolo, dove si producono le automobili di tutte le grandi multinazionali, dalla General Motors alla Fiat, e dove svolge un ruolo egemone la Conlutas, il blocco per 24 ore del trasporto urbano (con alla testa i "metroviarios" di San Paolo e il loro leader, Altino del Pstu), gli scioperi di 24 ore in molte categorie, lo sciopero dei funzionari pubblici, dei chimici, dei lavoratori delle poste, degli edili, della sanità, degli insegnanti, degli studenti, i blocchi stradali organizzati dagli operai in tutto il Paese, tutto ciò dimostra che la classe operaia e le masse lavoratrici brasiliane hanno la forza non solo per fermare le controriforme del governo ma, a questo punto, per osare molto di più.
Nei prossimi giorni continueremo a seguire lo sviluppo delle mobilitazioni e a riferirne nella nostra news e sul nostro sito, cercando di colmare il significativo silenzio di tutta la sinistra riformista (ma anche di quella che si definisce "rivoluzionaria").
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