ROMA, 8 APRILE 2017
ORE 10.30-14.00
Campidoglio, Sala della Protomoteca
CONSIGLIO POPOLARE DELL’ACQUA E DELLA DEMOCRAZIA
Dopo il lungo stop dei processi di privatizzazione dei servizi pubblici imposto dalla schiacciante vittoria referendaria del 2011, il fronte a favore della privatizzazione dell’acqua è tornato a muoversi attraverso il “risiko” delle aggregazioni e fusioni nelle gestioni del servizio idrico che hanno l’obiettivo di creare pochi grandi campioni nazionali (IREN, HERA e ACEA etc.) espropriando i Comuni di ogni potere sull’Acqua, in aperta contraddizione con la volontà popolare espressa con il Referendum; mentre il “potere politico”, al di là di alcune pallide manifestazioni di intenti, è silente e compiacente, assecondando di fatto il progetto di privatizzazione e di espulsione degli Enti Pubblici e dei cittadini dalla gestione del Bene Comune.
A fronte di tale disegno antidemocratico molti Comitati territoriali, affiancati dalle Amministrazioni Comunali più sensibili al tema, si stanno opponendo con forza al “disegno privatizzatore” chiedendo la disarticolazione delle multiutility ed il ritorno dell’acqua in mani pubbliche, affidandone la gestione ad enti di diritto pubblico, dando valore alla partecipazione democratica dei cittadini attivi.
Una delle protagoniste del grande “risiko” dei Servizi Pubblici Locali è proprio ACEA S.p.A., società che da tempo ha perso la sua dimensione di azienda locale a servizio della città di Roma per assurgere al ruolo di multiutility di rilevanza internazionale che opera esattamente con le stesse avide logiche mercatiste e finanziarie proprie di qualsiasi società privata. Una strategia che ACEA sta perseguendo con l'obiettivo di rafforzare la propria influenza su tutte le sue partecipate del Centro-Sud Italia, rendendosi responsabile di migliaia di distacchi idrici e di veri processi di "colonizzazione". Dalla Toscana all’Umbria, dalle province di Frosinone a quelle di Viterbo e Latina, passando a Sud per il Vesuviano ed in altri tanti territori del Paese, ACEA rappresenta lo strumento operativo del processo di espropriazione dei territori e della stessa città di Roma, ridotta a spettatrice e a semplice azionista dell’ACEA, incapace di determinarne le linee guida aziendali e le prospettive strategiche societarie.
Nel potenziare il processo di espropriazione e centralizzazione a sfavore dei territori colonizzati ACEA S.p.A. ha messo in piedi ACEA 2.0, la piattaforma di gestione accentrata delle funzioni aziendali che, privando le aziende satelliti di fondamentali funzioni operative, sta determinando apprensione nei lavoratori del settore che vedono il proprio futuro sempre più incerto e precario.
Dinanzi a tutto ciò chiediamo all’Amministrazione Capitolina di uscire allo scoperto e bloccare questo nefasto progetto esercitando a pieno il proprio ruolo di azionista di maggioranza ed imprimendo un cambio di rotta deciso alle politiche aziendali al fine di restituire un ruolo centrale agli Enti Locali nonché alla città di Roma, dato che ormai ACEA opera nella più completa autonomia da qualsiasi indirizzo pubblico. Il cambio di passo non può che passare attraverso:
- la sostituzione del management di ACEA, a partire dai ruoli apicali attualmente attribuiti a soggetti ispiratori e promotori del processo di privatizzazione e finanziarizzazione dell'acqua;
- la moratoria dei processi di fusione e di nuove acquisizioni da parte di ACEA e delle sue controllate;
- sul piano immediato del rapporto con gli utenti, è necessario che ACEA e le sue controllate assumano in modo vincolante norme di comportamento “virtuose”, sulla base della contestazione fatta dall'Autorità per la Tutela del Mercato e della Concorrenza ad ACEA ATO 2 S.p.A. e a GORI S.p.A.;
- la ripubblicizzazione di ACEA ATO 2 S.p.A. attraverso lo scorporo da ACEA S.p.A. e la sua trasformazione in Azienda Speciale;
- la dismissione da parte di ACEA di tutte le partecipazioni in società che operano al di fuori del Comune di Roma;
- un piano di disimpegno di ACEA sul fronte dell'incenerimento dei rifiuti e nel settore dell'energia al di fuori del Comune di Roma.
In questa fase così delicata facciamo appello a tutte le forze del Paese che hanno accompagnato la Campagna Referendaria del 2011 di tornare a sostenere la battaglia contro le privatizzazioni e far sentire la loro voce a partire dal Consiglio Popolare dell'Acqua dell’8 aprile a Roma promosso dai Comitati per l’Acqua Pubblica dei territori soggetti ad ACEA.
Solo con una nuova mobilitazione di tutti si potrà bloccare il nuovo processo di privatizzazione in atto e porre le condizioni perché in questo Paese si rispetti la volontà popolare e si ritorni ad una gestione dell’Acqua Pubblica, Trasparente, Democratica e Partecipata.
Perché si scrive Acqua e si legge Democrazia!
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