Il Fronte della Gioventù Comunista, in un’assemblea organizzata presso la sala consigliare del
palazzo della Provincia a Frosinone, ha spiegato la propria linea politica nei confronti dell’Unione
Europea. L’incontro, svoltosi ieri sera, aveva lo scopo di aprire un ampio dibattito sulla necessità di uscire dall’ UE. Il tavolo dei relatori, invitati da Gianluca Evangelisti del
Fronte della Gioventù Comunista di Frosinone, era composto da Tiziano Censi,
responsabile regionale della formazione giovanile comunista, già candidato Presidente del VII
Municipio all'Assemblea capitolina per il Partito Comunista, Fabio Massimo
Vernillo componente del comitato centrale del Partito Comunista.
Al saluto di Gino Rossi, portavoce di disoccupati ex VDC costituiti
nel movimento “Vertenza Frusinte” - riuniti in assemblea permanente per
rivendicare oltre che il posto di lavoro, il prolungamento degli ammortizzatori
sociali - è seguito l’intervento di Tiziano Censi. La
relazione del giovane dirigente comunista è stata lucida e rigorosa. Ha inquadrato perfettamente la
situazione, svelando ciò che si nasconde dietro la menzogna dell’Europa dei
Popoli. Un enorme terreno predatorio in cui i
grandi monopoli e le lobby speculativo-finanziarie,
mietono le loro vittime fra i lavoratori e gli studenti, depredando
ulteriormente quel popolo del 99% di sfruttati che possiede una ricchezza pari
al restante 1% di super ricchi.
Censi ha spiegato come la burocrazia di Bruxelles
sia manovrata direttamente da queste mega entità economiche, le quali, possiedono parte dei loro uffici vicino ai palazzi delle
Istituzioni Europee. Ciò al fine di
indirizzare, controllare e condizionare, per il proprio profitto, le politiche riguardanti tutti i cittadini. Politiche che incidono
quotidianamente sulla carne viva delle persone non solo del vecchio continente
ma di tutto il mondo globalizzato. Il jobs act rientra nella logica, imposta
dall’UE tesa a rendere il lavoro una variabile da sacrificare sull’altare della
competitività. Come non rilevare che l’abolizione dell’art.18 rende i
lavoratori schiavi, destinati ad accettare ogni sopruso pur di non essere
licenziati. Stesso dicasi per la Buona, si fa per dire, Scuola, altro mostro renziano emanazione diretta dei diktat
europei, dove l’alternanza scuola-lavoro non produce altro che mano d’opera
gratuita per le grandi multinazionali, Mc Donald’s in primis.
L’analisi è stata
condivisa dall’altro relatore, Fabio Massimo Vernillo, il quale ha messo in
risalto che nessun correttivo è
possibile per un’ Unità Europea concepita in funzione del pieno sviluppo
capitalista e liberista. L’unica alternativa è rigettare questo disegno e
ripensare le dinamiche dei rapporti sociali e politici mondiali nell’ottica di
un’organizzazione in cui il potere sia nelle mani dei lavoratori e di coloro
che oggi sono sfruttati. Per fa ciò, ha aggiunto Vernillo, è necessario riorganizzare una stretta collaborazione e condivisione fra
studenti e lavoratori. Un sodalizio che fra gli anni e ’60 e ’70, grazie alle
grandi lotte ingaggiate sui temi dei diritti sociali, era riuscito ad ottenere importanti
conquiste sui diritti del lavoro, sulla sanità e sull’istruzione
pubblica.
Il dibattito è proseguito con interventi e domande. Un ragazzo di
chiara estrazione riformista, ha riproposto la tesi
mainstream basata su un’Unità Europea, sicuramente da correggere, ma indispensabile a combattere le derive antidemocratiche dei cosiddetti
populismi, e necessaria a difendersi in
modo più incisivo dal terrorismo. Evidentemente le basi di questo ragionamento
non contemplano le ragioni liberiste su cui è stata pensata un’unione che è
solo economica. Marina Navarra, dirigente provinciale di Rifondazione
Comunista, portando il saluto del segretario, Paolo Ceccano, e dei militanti, ha condiviso le posizione del Fronte della Gioventù
Comunista. Temi compresi anche nella seconda mozione, da lei votata, presentata al congresso nazionale di
Rifondazione. Un documento nel quale si auspica la
rottura con questo modello di Unità Europea. Una visione che si differenza da quanto espresso nella
prima mozione, quella maggioritaria, favorevole ad ampi correttivi in senso
politico e sociale delle dinamiche europee, piuttosto che il rifiuto
del processo unitario.
Un ragazzo ha
posto il problema di come attuare azioni più immediate contro le derive
liberiste, considerando il processo di percezione e condivisione della natura
anticapitalista dell’UE lungo e complicato. Un tema che ha ripreso anche il
sottoscritto suggerendo come, un’ uscita dall’euro, la conseguente
nazionalizzazione delle banche, il rifiuto da parte dei Paesi del sud Europa di
pagare il debito, il rigetto del fiscal
compact, possano costituire prime azioni di sabotaggio al vorace ingranaggio
capitalistico-finanziario.
Al di la
delle posizioni emerse, e delle varie appartenenze, è scaturita la volontà di costruire una casa comune su
questi temi. Una costruzione in cui, partendo dalla condivisione del rifiuto di
un’ Unione liberista, si avvii un percorso condiviso per l’ottenimento di una
comunità internazionale anticapitalista e liberista.
In termini numerici, la partecipazione si è
rivelata in linea con tutte le
iniziative politiche che di solito si tengono nel Capoluogo, una città, assolutamente
dormiente sulle questioni sociali e politiche. Un fatto nuovo è però emerso: l’età
media dei partecipanti abbondantemente al di sotto dei venticinque anni. Se non avesse partecipato,
oltre al sottoscritto, Marina Navarra ,Fabio Massimo Vernillo, militanti sulla cinquantina, l’età media
avrebbe potuto essere anche più bassa. Pure gli inviati del quotidiano “l’Inchiesta”
di Frosinone, Luca Claretti e Matteo Ferazzoli, sono ragazzi, giovani e pieni
di speranze rivoluzionarie (è una mia valutazione non me ne vogliano Matteo e Luca).
Dunque non è
vero che la passione politica non si addice al mondo giovanile. E’ una pericolosa
e ingiusta semplificazione considerare i giovani una massa disinteressata e nichilista. Il dibattito di
ieri dimostra come importante sia la
militanza di ragazze e ragazzi consapevoli,
informati , e combattivi. E’ una presenza che lascia ben sperare in un futuro
dove la lotta sociale potrà avere un’importante evoluzione . Sta però a noi,
vecchi militanti , fare un passo indietro, lasciare che questa nuova generazione
possa trovare un suo spazio importante, predominante.
Forse uno dei tanti
errori compiuti è stato proprio quello
di soffocare, in virtù di un protagonismo comune a molti di noi, il
sottoscritto in primis, l’affacciarsi di nuovi soggetti. Non si tratta di
passare la mano e ritirarsi in buon ordine, ma è necessario mettere a
diposizione la nostra esperienza con il suo portato di sconfitte e vittorie, alle
forze giovani che si stanno affacciando
nel panorama politico, e aprire con loro un nuovo capitolo di lotta decisamente più incisivo.
Nessun commento:
Posta un commento