Ieri pomeriggio si sono svolti i funerali di Emanuele
Morganti il ragazzo trucidato nella notte fra venerdì e sabato scorso dal cosiddetto
branco. Termine abusato e usato impropriamente
al posto di “squadraccia fascista”. Ma è noto, tirare in ballo i fascisti,
significa toccare una categoria protetta.
Sulle cause dell’assassinio, sulle diverse sfaccettature, da quelle
giudiziarie a quelle psicologiche, sono stati
versati fiumi di inchiostro e girati innumerevoli servizi, spesso a
sproposito. Personalmente non sono in grado di capire cosa sia accaduto
realmente quella dannata notte dentro e
davanti un locale dove si sarebbe dovuto solo fare musica, né ho cognizione di come si
possano essere scatenate pulsioni così violente .
Percepisco con preoccupazione il quadro allarmante
e drammatico determinato da un’irreversibile
degrado dei rapporti sociali. Quando nell’interazione fra
soggetti l’individualismo spinto e il
forte spirito di appartenenza ad una
particella sociale impazzita,
sostituiscono il valore della
condivisione, quando la competitività
prende il posto della solidarietà, diventa forte il rischio di una
deriva violenta. Se a questo aggiungiamo
una fase mediatico-comunicativa, che pervade TV e web, in cui vince sempre chi urla di più, e in cui
vengono mitizzate figure violente protagoniste di serie come
Gomorra, (e forse qui Saviano una qualche responsabilità ce l’ha) il pericolo della barbarie è incombente . Se
il camorrista Genny Savastano diventa un
modello da imitare, risulta complicato
non mettere in conto certi
fenomeni di cieca violenza.
Ma non erano
queste le tematiche che volevo affrontare. Detto molto brutalmente, nell’ultimo
week end di marzo una morte era attesa, ma è avvenuta nel luogo sbagliato.
Non nella manifestazione Eurostop, dove un evento luttuoso avrebbe fatto comodo
e gonfiato le sirene reazionarie pronte a reprimere il dissenso , ma circa ottanta
chilometri più a sud. Davanti ad un music club dove, lontano dalle beghe
politico-ideologiche, divertimento e
spensieratezza avrebbero dovuto farla da padrone.
Forse è improprio paragonare
i due eventi, ma se valutiamo i
provvedimenti restrittivi emessi verso i
personaggi protagonisti dei fatti non può sfuggire un disarmante squilibrio.
Manifestanti diretti a Roma, per sfilare nel corteo Eurostop, sono stati
fermati, ancora prima di arrivare a destinazione e reclusi nel CIE di Tor
Cervara. Praticamente è stato impedito
loro di partecipare alla manifestazione.
Gli è stato contestato il possesso di qualche felpa con il cappuccio e
la partecipazione ad altre manifestazioni. Mario Castagnacci, uno dei maggiori indiziati del
delitto di Emanuele Morganti, era stato fermato il giovedì precedente la notte maledetta , perché nella sua casa romana gli inquirenti avevano rinvenuto 300 dosi di
cocaina, 150 di crack, 600 hashish. La tesi difensiva dei legali di Castagnacci, per cui la droga era destinata ad un consumo di
gruppo, è stata ritenuta sufficiente per
rilasciare il fermato.
In
sostanza si ritiene pericoloso il possesso di una felpa con cappuccio se si
deve partecipare ad una manifestazione, mentre
un’ imponente fornitura di stupefacenti è innocua per chi si appresta ad
organizzare un festino con gente, il cui stato di lucidità sarà fortemente
compromesso dopo l’assunzione di certe sostanze, e il rischio che costoro si
lascino andare a condotte violente è più che probabile.
In realtà il nostro è una Paese reazionario. E' un posto dove si approva un decreto legge (Il decreto
Minniti) in cui i sindaci diventano sceriffi e possono cacciare da piazze e
strade gente indesiderata, colpevole del
solo reato di non essere conforme (contestatori, barboni, immigrati) . Allo stesso tempo si
lasciano libere di colpire squadracce fasciste pervase da un’insensata voglia
di violenza, esaltate dall’ubriacatura
del predominio della razza e del controllo del territorio.
Questo è il
paese in cui uno come Stefano Cucchi , arrestato per detenzione di stupefacenti, viene
ucciso a botte dai carabinieri,
mentre Mario Castagnacci, fermato per lo stesso capo d’imputazione, viene
rilasciato. Perché una tale spropositata differenza? Forse perché sul manganello che, pare, lo
stesso Castagnacci abbia usato per aggredire Emanuele, tanto da fargli fare la
stessa fine di Cucchi, c’era scritto “boia chi molla”?
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