sabato 1 aprile 2017

L'omicidio di Emanuele:un tragico episodio di "REAZIONE" violenta.

Luciano Granieri

Ieri pomeriggio si sono svolti i funerali di Emanuele Morganti il ragazzo trucidato nella notte fra venerdì e sabato scorso dal cosiddetto branco. Termine  abusato e usato impropriamente al posto di “squadraccia fascista”. Ma è noto, tirare in ballo i fascisti, significa toccare una categoria protetta.  

Sulle cause dell’assassinio, sulle diverse sfaccettature, da quelle giudiziarie a quelle psicologiche, sono stati  versati fiumi di inchiostro e girati innumerevoli servizi, spesso a sproposito. Personalmente non sono in grado di capire cosa sia accaduto realmente  quella dannata notte dentro e davanti un locale dove si sarebbe dovuto solo  fare musica, né ho cognizione di come si possano essere scatenate pulsioni  così violente . 

Percepisco con preoccupazione  il  quadro  allarmante  e drammatico determinato da un’irreversibile degrado   dei  rapporti sociali. Quando nell’interazione fra soggetti  l’individualismo spinto e il forte spirito di appartenenza ad una  particella  sociale impazzita, sostituiscono  il valore della condivisione, quando la competitività  prende il posto della solidarietà, diventa forte il rischio di una deriva violenta.  Se a questo aggiungiamo una  fase mediatico-comunicativa, che pervade TV e web,  in cui vince sempre chi urla di più, e in cui vengono mitizzate   figure violente protagoniste di serie come Gomorra, (e forse qui Saviano una qualche responsabilità ce l’ha)  il pericolo della barbarie è incombente . Se il camorrista Genny  Savastano diventa un modello da imitare, risulta  complicato  non mettere in conto  certi fenomeni  di cieca violenza. 

Ma non erano queste le tematiche che volevo affrontare. Detto molto brutalmente, nell’ultimo week end di marzo una morte era attesa, ma è avvenuta nel luogo sbagliato. Non nella manifestazione Eurostop, dove un evento luttuoso avrebbe fatto comodo e gonfiato le sirene reazionarie pronte  a reprimere il dissenso , ma circa ottanta chilometri più a sud. Davanti ad un music club dove, lontano dalle beghe politico-ideologiche,  divertimento e spensieratezza avrebbero dovuto farla da padrone. 

Forse è improprio paragonare i due eventi, ma se valutiamo  i provvedimenti  restrittivi emessi verso i  personaggi protagonisti dei  fatti  non può sfuggire un disarmante squilibrio. Manifestanti diretti a Roma, per sfilare nel corteo Eurostop, sono stati fermati, ancora prima di arrivare a destinazione e reclusi nel CIE di Tor Cervara.  Praticamente è   stato impedito loro di partecipare alla manifestazione.  Gli è stato contestato il possesso di qualche felpa con il cappuccio e la partecipazione ad altre manifestazioni.  Mario Castagnacci, uno dei maggiori  indiziati del delitto di Emanuele Morganti, era stato fermato  il giovedì precedente la notte  maledetta , perché nella sua casa romana  gli inquirenti avevano rinvenuto 300 dosi di cocaina, 150 di crack, 600 hashish. La tesi difensiva  dei legali di Castagnacci, per cui  la droga era destinata ad un consumo di gruppo, è stata ritenuta sufficiente per  rilasciare il fermato. 

In sostanza si ritiene pericoloso il possesso di una felpa con cappuccio se si deve partecipare ad una manifestazione,  mentre un’ imponente fornitura di stupefacenti è innocua per chi si appresta ad organizzare un festino con gente, il cui stato di lucidità sarà fortemente compromesso dopo l’assunzione di certe sostanze, e il rischio che costoro si lascino andare a condotte violente è più che probabile.

In realtà  il  nostro è una Paese reazionario. E' un posto dove  si approva un decreto legge (Il decreto Minniti) in cui i sindaci diventano sceriffi e possono cacciare da piazze e strade gente indesiderata,  colpevole del solo reato di non essere conforme (contestatori,  barboni, immigrati) . Allo stesso tempo si lasciano libere di colpire squadracce fasciste pervase da un’insensata voglia di violenza,  esaltate dall’ubriacatura del predominio della razza e del controllo del territorio.  

Questo è il paese in cui uno come Stefano Cucchi , arrestato per detenzione di stupefacenti, viene  ucciso a botte dai carabinieri, mentre  Mario Castagnacci, fermato  per lo stesso capo d’imputazione, viene rilasciato. Perché una tale spropositata differenza?  Forse perché sul manganello che, pare, lo stesso Castagnacci abbia usato per aggredire Emanuele, tanto da fargli fare la stessa fine di Cucchi, c’era scritto “boia chi molla”? 

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