martedì 11 luglio 2017

La prima volta in tragedia, la seconda in farsa

Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
Comitato Provinciale di Frosinone



La solita canea di commenti, per lo più istintivi e fuori tema che si è accesa dopo le vicende dell'apologeta di Chioggia e della reazione dell'On. Emanuele Fiano e del suo partito circa la riscoperta del reato di apologia del fascismo conferma la propensione di molti a straparlare di cose ignote senza alcun vantaggio per la giusta collocazione degli argomenti, così ridotti tutti, indistintamente, a tormentoni del momento destinati a ripiombare nell'oblio dopo essersi sfogati a dir peste e corna degli "altri" ovunque.
Invece il tema è serio davvero, e l'ANPI si sgola a tutti i livelli e da decenni per segnalare un allarme che non è certo causato da questioni formali.
Quando si invoca la libertà di pensiero trascurando che essa non solo non è lecita, ma non è nemmeno tale quando assume i caratteri del sovversivismo, soprattutto in una democrazia laica e civile come quella italiana (con tutti i difetti, i limiti e i tentativi non sempre vani di distorcerla). Non è tale, dicevamo, nel senso che non si può alla leggera definire "libertà" un atteggiamento, culturale o pratico che sia, di prevaricazione e di annullamento o limitazione della libertà altrui. Non è legittimo e non è "libertà" teorizzare, propagandare e praticare quelle che Salvini e Grillo definiscono "idee" e che consistono in convincimenti che ad esempio prevedono la soppressione fisica dell'avversario, o anche solo l'agire in disprezzo alle regole di convivenza che ci si dà democraticamente, e farlo con metodi che nulla hanno a che vedere con il dibattito delle idee, ma piuttosto si declinano nella prevalenza fisica e nella prepotenza.
Si può sorridere quanto si vuole, sottovalutare il farsi strada di nuove tentazioni selvagge e ignoranti sul fondamento della società, si può scherzare ancora per un po', sul carattere presuntamente goliardico dei neofascisti che "irrompono" (come amano dire) nelle Istituzioni e nei luoghi della discussione democratica con metodi squadristici, che compiono innumerevoli provocazioni e finanche aggressioni vere e proprie ai danni di persone da loro giudicabili (insindacabilmente) "incompatibili". Ma poi si dovranno fare i conti con tutto ciò.
E vediamo, e denunciamo da tempo, l'inerzia, quando non la complicità nei casi più allarmanti, di responsabili istituzionali che finora hanno consentito che tutto ciò proliferasse, ottenesse successi e consensi. Il solo fatto che il PD e l'On. Fiano, di cui apprezziamo le intenzioni, sia pur tardive e discutibili nei contenuti, ritengano che serva una legge per punire l'apologia di fascismo fa intravedere l'ipotesi, maligna ma realistica, che essi non sappiano o non sappiano bene, che esistono già due leggi, la Scelba e la Mancino, oltre alla Costituzione stessa, che impongono la difesa dei principi e degli strumenti di esercizio non solo della democrazia, ma di una vita sicura per i cittadini, che non devono  essere minacciati nelle loro libertà e nei loro diritti da facinorosi di alcun tipo.
Leggi antiche, e da aggiornare, sicuramente (il web, le novità sociali, ecc.). Ma sarebbe già un passo avanti se i poteri conservatori che si sono susseguiti in Italia dopo la cacciata della Resistenza dalle Istituzioni che aveva conquistato, dopo aver utilizzato i fascisti per le strategie della tensione, per minare e minacciare sotto traccia le Istituzioni e le idee di progresso che la società rinnovata costruiva, e chi non capisse potrebbe cercare di ricordare Gladio, la P2, il Golpe Borghese, le Bande chiodate, ecc. ecc., volessero iniziare ad applicarle e stabilire una volta per tutte che "il fascismo non è un'idea come un'altra, non è politica, ma negazione della politica." (S. Pertini).
Il concetto di libertà non può essere arbitrario, né contenere la soppressione delle libertà altrui. Nessuno è libero di fare e nemmeno di propagandare ciò che vuole, se questo confligge con la tutela dell'incolumità e della dignità altrui.
Del resto i fascisti e chi li difende dovrebbero saperlo bene, visto che in fatto di garanzie di libertà di pensiero ed azione si sono distinti nel mondo come conculcatori ovunque abbiano attecchito (diversamente da altre fedi ed ideologie che si sono concretizzate in modi assai differenti anche in epoche storiche coeve).
Per fare un esempio altrettanto attualmente polemico, c'è chi sostiene che non vaccinarsi e non vaccinare i propri figli sarebbe un atto di libertà, sebbene questo metta in pericolo la salute di altri. Ma noi non siamo affatto liberi di fare tutto quello che ci passa per la testa, i limiti alla propria libertà sono segnati dalla libertà altrui. Ad esempio, non possiamo andare in moto senza casco protettivo, né possiamo guidare a sinistra o andare a duecento orari sull'autostrada. sono limitazioni della libertà? Certo, ma non sono prevaricazioni, poiché esse si giustificano con la garanzia della libertà generale.
Naturalmente il discorso è assai complesso e non si esaurisce in quattro righe di commento, investe migliaia di anni di filosofia, di diritto, di politica e di scienza. Ma pensiamo sia ora di dire che la semplificazione e la strumentalizzazione ha già prodotto disastri sociali che difficilmente saneremo in breve tempo, pertanto le suggestioni di Salvini e Grillo travestite malamente da idee liberali in questo momento sono davvero di troppo.
Non è un giudizio sulle loro formazioni politiche, né sulle loro battaglie, che finché condotte entro i termini civili e democratici hanno pieno diritto di esprimersi, sebbene non ne condividiamo praticamente nulla. si tratta invece di rimettere il discorso sul metodo e la disciplina democratica a servizio della costruzione di una società sempre più evoluta e lontana dalle possibilità concesse ai capimanipolo di appropriarsi della sovranità, che non è di altri che del popolo, che la esercita nelle forme della legge (democratica, laica, civile e quindi antifascista).

Fraterni saluti.

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