lunedì 3 luglio 2017

Renzi: l'insostenibile leggerezza delle cazzate.

Luciano Granieri




Renzi è a scadenza? Può darsi , dipende dalla lungimiranza dei suoi servi. Dipende, cioè, da quando questi percepiranno che la ricreazione per il boy scout di Rignano è finita. C’è però da riconoscere a Matteo Renzi una inossidabile coerenza e convinzione nella sua strategia. 

Nonostante le "tranvate" elettorali prese nella amministrative del 2015, l’epocale disfatta del referendum Costituzionale del dicembre 2016, la recente Caporetto delle amministrative di giugno e la puntuale bocciatura delle norme licenziate dal suo governo da parte della Consulta (vedi Italicum e riforma della pubblica amministrazione), l’ammazza gufi ha continuato indefesso ha sparare cazzate. L’ultima risale al week-end scorso  quando, arringando una claque  di giallo vestita ha vaticinato che da qui alla fine della legislatura, grazie al jobs act  “rischiamo di arrivare ad un milione di posti di lavoro” 

Peccato che questo rischio non c’è. Infatti quando coerentemente si spara una cazzata, altrettanto coerentemente arriva la smentita. L’Istat riporta che a maggio 2017 la disoccupazione sale all’11,3%, registrando una diminuzione degli occupati pari a 51.000 unità in confronto  al   mese precedente . In  realtà rispetto a maggio del 2016 si è registrato un aumento di assunti pari a 14.000  addetti, ma tale incremento  riguarda solo i rapporti  di collaborazione, i voucher (che la CGIL ha tentato maldestramente    di abolire  facendosi uccellare dal governo) e i contratti a termine ,  quelli  in cui ogni sette mesi il lavoratore deve passare sotto la mannaia del rinnovo contrattuale, vincolato all’accettazione delle peggiori condizioni lavorative  fra diminuzione della retribuzione e aumento dell’orario di lavoro. 

E’ la devastazione dei diritti sancita dal decreto Poletti. Già proprio il ministro che vuole trasferire gli uffici di collocamento  sui campi di calcetto. Nonostante l’elargizione di 178milioni di euro alle imprese, più l’abolizione dell’articolo 18, i contratti a tempo indeterminato (o a tutele crescenti) sono in diminuzione. Raggiungere dunque il milione di posti di lavoro stabili a fine legislatura appare quanto mai arduo. Una cazzata appunto secondo il miglior stile renziano. Per altro  la storia del milioni di posti di lavoro non è neanche originale, altri statisti dalla riconosciuta autorevolezza, ma ampiamente superati dal   bulletto toscano nello sparare cazzate, l’hanno avanzata decenni addietro. 

Ma se il rosicante ex presidente del consiglio  propina l’ennesima puttanata rivendicando il raggiungimento di un milioni di posti di lavoro stabili alla fine della legislatura,il sottoscritto dice il vero quando afferma che dall’entrata in vigore del jobs act ha creato 15 posti di lavoro e alla fine della legislatura spera di arrivare alla strabiliante cifra, per una persona sola, di 25 unità. Tutto ciò senza essere stato premier ne segretario di partito. 

Miracolo? No. Semplicemente l’Istat registra come nuovo posto di lavoro ogni contratto di collaborazione  temporanea acquisito. Il sottoscritto, disoccupato dal 2013, è riuscito a rimediare, dall’entrata in vigore del  jobs act   fino ad oggi,  15 collaborazioni con aziende di sondaggi, della durata  al massimo di tre settimane, e spera di trovarne almeno un’altra decina entro febbraio 2018. 

Faccio presente che ogni contratto  di questo tipo frutta un reddito medio di 300-400 euro. E’ una retribuzione da fame, lo ammetto, ma vuoi mettere la soddisfazione di aver creato , da solo almeno 25 posti di lavoro veri, rispetto al milione farlocco   dichiarato da Renzi.

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