giovedì 24 agosto 2017

Non mi vergogno di essere italiano, ma mi vergogno di certi italiani.

Luciano Granieri



"Mi vergogno di essere italiano". Questo verrebbe da dire a fronte   dell’ aggressione che le   forze dell’ordine  hanno organizzato ai  danni dei rifugiati eritrei che non volevano abbandonare il  fabbricato di Via Curtatone a due passi dalla Stazione Termini. 

Forse è una riflessione affrettata.   Personalmente  non mi vergogno di essere italiano, perché  sento di appartenere ad una comunità che è riuscita a  scrivere  ed approvare   la Costituzione Italiana. Un documento  nel quale sono stabiliti i principi su cui si basa la nostra collettività. Sono i valori della condivisione, della tolleranza, dell’accoglienza, della tutela della dignità. Intendiamoci tali  elementi  travalicano “l’essere, italiano", e abbracciano uno status più universale che è quello “dell’essere, umano”.

Dunque chi dovrebbe vergognarsi di appartenere alla nostra comunità? Chi, usando violenza contro persone inermi, scappate da guerre insensate e cacciate di casa, ha  calpestato quei principi inscritti nella Costituzione e proprie dell’umana sensibilità. La barbarie e l’inumanità non fanno parte di una  collettività in cui vorrei vivere. E considero barbari ed inumani, oltre che  il dirigente di polizia che  ha intimato ai suoi sottoposti di eliminare fisicamente i rifugiati ,  anche il ministro Minniti, aizzatore di  una deriva nazista pseudo securitaria,  che sta precipitando il nostro Paese in un vortice di insensata follia, condivisa dalle peggiori derive fasciste, del Partito di Renzi,  della Lega, del Movimento 5 Stelle, dei Fratellini  di Mussolini e di altra indistinta  immondizia cerebrale.  

Quanto è successo ieri a Piazza Indipendenza, però, non va solo contro i basilari principi del  rispetto della persona  umana, ma infrange diverse leggi internazionli. Le famiglie  aggredite e cacciate dai loro alloggi, non sono clandestine , né irregolari. Sono emigranti fuggiti da guerre,  privazioni, e una volta arrivati in Italia hanno richiesto e ottenuto lo status di rifugiati.  In base a questo riconoscimento l’Italia deve assicurare loro  protezione e accoglienza. Gente, fra l’altro, che sarebbe andata via molto volentieri dall’Italia se solo il trattato di Dublino, che impone ai rifugiati di rimanere nel luogo che li ha riconosciuti come tali, lo avesse permesso. 

Ma qual è la concezione di protezione che si applica ai richiedenti asilo? Non fornirgli un tetto sulla testa, o sfrattarli con la violenza dal  tetto che con sacrificio  sono riusciti ad ottenere? Oppure parcheggiarli in centri di accoglienza dividendo le famiglie, bambini da una parte, donne da un'altra? Negargli l’istruzione deportando i ragazzi in luoghi lontani dalla scuola che frequentano? 

La protezione che si sta realizzando a Roma concerne gli affari dei proprietari dell’immobile che ospitava le famiglie eritree. I quali, non ritenendo più produttivo affittare il  palazzo alle associazioni che si occupavano di alloggiare i rifugiati, hanno deciso di trasformare quel sito in un albergo con annesso centro commerciale.  Queste  mire  erano  note da tempo al Comune di Roma.  La sindaca Raggi, se proprio ha preferito tutelare la proprietà privata,  in luogo dei  diritti dei rifugiati, almeno poteva attivarsi prontamente  per trovare alloggi alternativi alle famiglie di via Curtatone. 

Purtroppo l’attenzione dell’amministrazione grillina è concentrata a cacciare gli assessori non graditi dalla lobby Grillo-Casaleggio &Co. L’ultima vittima della lobby,  l’assessore uscente, Andrea Mazzillo, ad esempio,  aveva anche le deleghe alla casa oltre che al bilancio. Ma non è che si fosse impegnato particolarmente  per risolvere il problema di tante persone prive di  alloggio compresi i rifugiati di Via Curtatone.  Infatti il compito principale della giunta capitolina, sulla gestione degli immobili,  non è stato quello di mettere a disposizione stabili  comunali per l’emergenza abitativa, ma si è da subito contraddistinta nello  sfrattare dalle loro sedi    movimenti e   associazioni impegnate nel sociale (il Forum dei Movimenti per l’Acqua, la Scuola di Musica Popolare di Testaccio fra gli altri).  

Disgraziatamente quelle sedi, per l’occupazione delle quali le associazioni pagavano regolare affitto, devono tornare all’ente che le venderà al palazzinaro latore  della migliore offerta. E’ la logica della privatizzazione globale di tutto ciò che è pubblico, immobili e servizi. Sono le regole  della speculazione  privata fondiaria e finanziaria. Si dirà sei partito dai rifugiati per arrivare alla speculazione ? Certo tutto si tiene è la dittatura del mercato che ha reso la barbarie protagonista delle nostre vite, innescando un irreversibile    processo di disumanizzazione delle istituzioni e di  buona parte di cittadini. Ma sta a noi, rimasti umani,  non cedere all'inumanizzazione e reagire.


Di seguito un video girato dagli operatori del sito http://roma.fanpage.it/ dove una donna viene colpita violentemente da un getto d'acqua di un'idrante delle forze dell'ordine e un'altra donna ci ricorda che l'essere cattolici dovrebbe suggerire ben altri comportamenti.


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