venerdì 25 agosto 2017

Sacco e Vanzetti, la storia tragica di due immigrati "non conformi".

Luciano Granieri


Il 23 agosto del 1927 Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, venivano “ingiustiziati”  sulla sedia elettrica, per la sola colpa di essere anarchici. A 90 anni da quello che fu uno dei tanti efferati omicidi compiuti dallo Stato  e dalla Società borghese americana ai danni di neri, immigrati, diseredati, comunisti, anarchici, propongo il  testo che segue. Il pezzo è tratto dalle dispense, da me    redatte, per il  seminario, che ho tenuto qualche anno fa, presso l’associazione “Oltre l’Occidente”,  dal titolo “Jazz ritmi e pulsioni della società post moderna”. Un progetto diluito, in una serie di incontri, che descrive la storia degli Stati Uniti d’America attraverso le evoluzioni della musica afroamericana.

Buona lettura e sagge riflessioni.




Contesto politico ed economico.
Per finanziare la partecipazione alla prima guerra mondiale   gli Stati Uniti avevano speso più di 5miliardi. Tuttavia, le casse dello Stato Americano nel primo dopo guerra erano in attivo. Gli USA  avevano  realizzato un aumento delle loro riserve auree pari a 300milioni di sterline. Inoltre, per prestiti accordati agli alleati,  l’America vantava un credito  globale di tredici miliardi di dollari dall’estero.  Tali condizioni di prosperità provocarono un vero e proprio boom economico. I  prodotti, che negli altri  Paesi erano considerati di lusso, qui erano di largo consumo. C’è inoltre da sottolineare che vivere esclusivamente per accumulare dollari era diventato l’unico credo della borghesia americana. Un credo condiviso, diffuso, ed evidentemente ad alta percentuale di esclusione sociale. 

La lotta di classe divampò con veemenza e si rivelò più aspra laddove erano presenti, in maggioranza, maestranze immigrate. Un ondata di scioperi dilagò nel paese.  Nel 1919 nei cantieri di Seattle, gli operai  incrociarono le braccia  per protestare contro una significativa riduzione del salario. Fra l’ottobre e il settembre dello stesso anitno 350.000 lavoratori metallurgici abbandonarono le officine, imitati da mezzo milioni di minatori che lasciarono  le miniere. Gli operai  che scioperavano in difesa dei propri diritti, vennero bollati come rossi, bolscevichi. Per  annientare questi scioperi  venne diffuso l’allarme  per cui  le sollevazioni operaie  erano il risultato di un complotto comunista. I comunisti dunque andarono ad ingrossare le fila delle categorie da eliminare, come gli immigrati e i neri. 

La repressione dei "diversi".
Nella fase di repressione si distinse di nuovo il Ku-Klux-Klan. La setta, dopo la stasi seguita alla guerra di secessione, riprese la sua attività violenta.  Anche perché nei primi anni del XX secolo erano emersi diversi movimenti neri tendenti a promuovere l’integrazione con i bianchi.  Una rivendicazione tesa ad ottenere una parità di diritti per la quale si era disposti  anche  a rinunciare alle proprie radici culturali  africane e sposare il credo borghese tipico  dell’americano bianco. 

Fra i leader principali di questi movimenti citiamo  Brooker T.Washington. Nelle sue opere, assai diffuse:”The future of American Negro”  del 1899 e soprattutto “Up from Slavery” del 1901, Washington sosteneva che l’affrancamento degli schiavi , in quanto misura calata dall’alto, senza alcun supporto socio-economico, aveva avuto un effetto  dirompente per la società.  Essa avrebbe potuto sortire frutti  soltanto se si fosse realizzata  un’integrazione graduale dell’ex schiavo   nella realtà storica  in cui si trovava collocato. 

 Era questo tipo di inserimento che grandi fasce della popolazione rifiutavano,  favorendo le gesta cruente del Ku-Klux-Klan. Il rifiuto violento all’inserimento degli ex schiavi si allargò anche agli altri “diversi”. Provocando l’isolazionismo, esacerbato, il  rifiuto, l’emarginazione forzata di chi non dimostrava di accettare “l’american way of life”. Nel 1924  questo isolazionismo divenne legge con la promulgazione dell’Immigration  Act. In base a tale provvedimento si chiudevano definitivamente le porte a quel flusso di immigrati provenienti dall’Europa, soprattutto meridionale, che con la loro forza-lavoro, avevano costituito uno degli elementi essenziali per la nascita della società americana. Si chiudevano, insomma,  le porte ai già citati “diversi”.  



I "non confromi" Sacco e Vanzetti.
Nella   categoria dei “non conformi” erano compresi  anche coloro i quali  non credevano che la società americana fosse così giusta. E se questi lottavano per i propri   ideali venivano perseguitati  e vessati. E’ il caso di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, giustiziati sulla sedia elettrica il 23 agosto  del 1927. 

L’accusa, totalmente infondata, come verrà dimostrato solo sessant’anni dopo, di aver ucciso  nel corso di una rapina, il cassiere e la guardia giurata del calzaturificio Slater and Morril,  li condusse alla morte. La vera causa della condanna dei due immigrati italiani, (Sacco proveniva dalla provincia di Foggia, Vanzetti era originario  del Cuneese) fu però  la loro ideologia anarchica. Per il popolo americano condannare a morte delle persone colpevoli soltanto  di professare idee politiche in contrasto con le regole consolidate si rivelò un sacrosanto atto di giustizia. 

Del resto Sacco e Vanzetti erano rei confessi,  avendo ammesso, non di essere gli autori della sanguinosa rapina, ma di essere anarchici,   di aver partecipato alle lotte, a agli scioperi con altre migliaia di lavoratori. Avere in casa libri di Gorkij, Kropotkin, Marx, Hugo, Tolstoj, letture a  cui Vanzetti dedicava il tempo libero dal lavoro  e dalla cura del suo giardino, era reato gravissimo. 

L’anarchico, il comunista, era un individuo che, non accettando le regole  della borghesia americana doveva essere eliminato. Sacco fu accusato, nonostante provò di essere presso il proprio posto di lavoro a Stoughton, mentre la rapina aveva  luogo a Bridgewater. Vanzetti invece  venne identificato da un solo testimone che non lo aveva visto in faccia ma, letteralmente, “aveva capito dal modo in cui quello correva  che si trattava di uno straniero": Vanzetti era uno straniero?  Quindi l’assassino  era Vanzetti. 

Il giudice Thayer, che condannò i due e per questo divenne un eroe nazionale,  dichiarò con orgoglio: “Avete visto cosa ho fatto a quei bastardi di anarchici, l’altro giorno?” E ancora durante il processo affermò:”..abbiano o non abbiano commesso il reato che loro viene attribuito, questi uomini sono moralmente colpevoli, perché nemici accaniti delle istituzioni”. A nulla servì che intellettuali e scrittori come Bernard Shaw, Dorothy Parker, e John Galsworthy firmassero per primi un appello, che avrebbe raccolto migliaia di adesioni, chiedendo la scarcerazione degli imputati. A nulla valse l’ondata di indignazione che scosse il mondo (a Parigi la folla arrivò a dare l’assalto all’ambasciata americana). Ovviamente a Sacco e Vanzetti vennero attribuiti altri crimini che mai avrebbero potuto commettere, come l’esplosione di una bomba a Wall Street che provocò decine di morti e centinaia di feriti. 

Insomma l’esecuzione di Sacco e Vanzetti doveva confermare nell’opinione pubblica americana la convinzione  che i “diversi” dovevano essere colpiti, eliminati. 



Oggi i “diversi” cercano di approdare  nella nostre rassicurante enclave borghese bianca, e una strisciante risentimento di odio razzista cerca ancora una volta di inculcare nell’opinione pubblica la convinzione che i “non conformi”devono essere colpiti ed eliminati. Corsi e ricorsi storici.

Nessun commento:

Posta un commento