domenica 29 ottobre 2017

De Magistris ad Isola Liri: ma allora di può fare....

Luciano Granieri




Sabato 27 ottobre ho avuto l’onore ed il piacere di partecipare alla presentazione del libro  di Luigi De Magistris “La città ribelle – il caso Napoli”. All’evento, tenutosi presso l’auditorium “New Orleans  - La Fabbrica”  di Isola del Liri , ed organizzato dall’associazione culturale  “Senza Frontiere”, era presente l’autore, il sindaco di Napoli in persona Luigi De Magistris. A fare gli onori di casa il presidente dell’associazione organizzatrice Romolo Rea, e il segretario provinciale di Rifondazione Comunista Paolo Ceccano. 

La sala era straordinariamente piena  e, oltre a  persone comuni , non militanti ma   sicuramente molto interessate, erano presenti  i maggiorenti di partiti, movimenti e associazioni locali rappresentanti della sinistra variamente  declinata.  Dopo gli interventi introduttivi di Paolo Ceccano e Romolo Rea, è iniziata l’affascinate narrazione di un sindaco che è riuscito a risollevare una città  da una grave crisi,  sociale e culturale. La Napoli di De Magistris ha visto rinascere i servizi pubblici  locali, l’attenzione alle necessità delle persone , la gestione partecipata dell’acqua, dei rifiuti, la trasformazione  di spazi lasciati in degrado  in luoghi di aggregazione sociale. Tutto ciò  trovandosi sotto la mannaia del piano di riequilibrio economico e finanziario. 

Una tagliola che ben conosciamo anche nella nostra città. Frosinone  soggiace al piano sin dal 2013 ma,  al contrario di Napoli , per rispettare il programma concordato con la Corte dei Conti, ha innalzato al massimo il costo dei servizi, eliminato tutele sociali, svenduto il proprio territorio alla speculazione fondiaria privata. 

  Il piano di riequilibrio economico e finanziario è un artificio che si attiva quando i giudici contabili accertano che la situazione debitoria di un Ente raggiunge livelli giudicati insostenibili . Il Comune sotto osservazione deve concordare un piano di rientro, della durata di 10 anni, in cui s’impegna a realizzare avanzi di bilancio, (cioè le entrate in tasse devono superare la spesa sociale), a privatizzare i servizi ,a svendere il patrimonio pubblico. E’ uno degli strumenti  per cui il neoliberismo, con la scusa del debito, impone il trasferimento di ingenti risorse, economiche e fondiarie dalla sfera pubblica a quella privata. 

Il sindaco De Magistris  ci ha affascinato raccontando come in un tale  scenario critico  sia riuscito a risollevare Napoli. Il primo requisito richiesto è il coraggio.  L’ardire  di rigettare completante le imposizioni  liberiste  per usare le risorse dei cittadini a favore dei cittadini .  Con questo coraggio il sindaco del Capoluogo partenopeo  ha costituito  la ABC il consorzio pubblico che gestisce l’erogazione idrica, ha rianimato il trasporto pubblico, non privatizzandolo, né licenziando dipendenti, ha  assunto  380 insegnanti, il tutto in barba all'austerity imposta  dal piano di riequilibrio economico e finanziario. 

In effetti per fare ciò De Magistris ha dovuto intraprendere asperrime lotte giudiziarie, dichiarategli dall’establishment politico-finanziario non disposto a rinunciare ai  propri privilegi speculativi.  Fra ricorsi al Tar, pronunciamenti  del Consiglio si Stato , il sindaco di Napoli l’ha sempre spuntata. Perché comunque a redimere tali questioni ,alla fine , interviene sempre e solo il rispetto della  Costituzione, la quale pone la dignità della persona umana, al di sopra di ogni altro valore, economico o finanziario che sia. 

La  gestione della risorsa idrica  deve essere svolta in modo per cui  il suo utilizzo non costituisca un ostacolo  di ordine economico e sociale al pieno sviluppo della persona umana . Assumere 380 insegnanti  è necessario al rispetto del principio costituzionale per cui la scuola deve essere aperta a tutti  e, quella inferiore,  gratuita . Nessuna dinamica di assolvimento  di qualsivoglia debito può superare questi principi. Su questo caposaldo Luigi De Magistris è riuscito nella sua impresa. Per  il bene dei propri cittadini si deve avere il coraggio di riportare al centro le prerogative costituzionali anche se ciò significa andare contro la logica, perversa, ma ormai consolidata che “Contano i Conti”   

Le parole di Luigi De Magistris sono state musica per le mie povere orecchie.  Mi hanno convinto che io ed alcuni miei compagni non eravamo poi così scemi quando in occasione delle due ultime tornate  amministrative, quelle del 2012 e le ultime di questa primavera, cercavamo di portare avanti l’idea che non si potesse prescindere dal curare prima la sofferenza umana e poi, forse, quella bancaria. 

Nel 2012 con il gruppo di  Rifondazione Comunista , insieme a  Sel e una civica denominata Frosinone Bene Comune, concorrevamo in supporto al candidato sindaco  Marina Kovari. Proposi, con l’allora segretario cittadino di Rifondazione Andrea Cristofari, di inserire nel programma  il non rispetto del patto di stabilità, per svincolare la spesa sociale dalla camicia di forza finanziaria imposta dal patto stesso . Fummo presi per pericolosi sovversivi. Un sindaco non poteva osare trasgredire  certi accordi, sicuramente incostituzionali, ma  imposti per   legge. Fummo redarguiti  perfino dalla segreteria provinciale del nostro stesso partito.

De Magistris ha osato e ha vinto insieme a tutti i cittadini di Napoli.

In occasione delle comunali della scorsa primavera mi fu proposta la candidatura  nella  formazione “Frosinone in Comune” una  lista costruita a supporto del  candidato sindaco Stefano Pizzutelli  nelle cui fila  figuravano  esponenti di Sinistra Italiana, Possibile e Rifondazione.  Condizionai  la mia partecipazione all’inserimento nel programma del rigetto   di ogni incombenza debitoria di origine speculativa. Mi fu risposto che , mica potevamo rischiare di diventare come la Grecia! Feci notare proprio come De Magistris stesse risollevando Napoli adottando quanto io andavo proponendo anche per Frosinone.  Non fu un esempio convincente, dunque non se ne fece nulla.

Sabato scorso  quelle stesse persone che mi consideravano   anima bella, stavano ad Isola Liri ad osannare De Magistris, in un tripudio di bandiere rosse  con la falce e martello, e pugni alzati. Tutti ad ammirare il coraggio di un sindaco che, per il bene dei propri cittadini, aveva imposto il suo diritto ad applicare la Costituzione. Ebbene a me non basta osservare ed apprezzare il coraggio degli altri. Io vorrei che questo coraggio fosse ben presente anche qui da noi. In quei  movimenti che si propongono di lottare contro il liberismo, ma poi in occasioni delle elezioni dimenticano  questi propositi.  

E’ stato indubbiamente suggestivo osservare nell'auditorium l’imponente spiegamento di pugni alzati, belle ciao,  falci e martelli. Un’esibizione pomposa ma sterile.  Se non si riesce nemmeno ad imporre il rispetto della Costituzione repubblicana, un documento borghese,  e   ci si limita ad ammirare  il coraggio di chi vi è riuscito, figuriamoci  se si è in grado  di ottenere la dittatura del proletariato. Meditiamo compagni.

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