martedì 3 ottobre 2017

Personale resoconto dell'assemblea nazionale del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale

Luciano Granieri




Dalle note di stampa e d’informazione che danno conto dell’assemblea nazionale  del Comitato per la Democrazia Costituzionale tenutasi ieri a Roma presso l’auletta dei gruppi parlamentari della Camera, si sottolinea come i “professori” e  i “costituzionalisti” siano tornati a far sentire la loro voce per il ripristino della legalità costituzionale. Quella stessa legalità per la quale il popolo ha respinto sonoramente il tentativo sovversivo di manomissione della Costituzione, e la Corte Costituzionale ha rilevato principi di incostituzionalità sulle leggi elettorali del Porcellum  e dell’Italicum, quest'ultimo  franato innanzi alla Consulta ancora prima di  produrre i suoi effetti nefasti. 

A quell’assemblea ha partecipato anche il sottoscritto, pur non essendo né costituzionalista né  professore, ma un onesto cittadino che proprio non vuole rinunciare al sacrosanto  diritto costituzionalmente riconosciuto di “concorrere  con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.Prerogativa  che la deforma renziana e le due leggi elettorali in questione, non potevano riconoscere. 

La  platea dei relatori è stata  robusta per sapienza istituzionale,  consapevolezza del pericolo di derive autoritarie ancora ben presente. Ma soprattutto si trattava di quel gruppo di giuristi e costituzionalisti che hanno condotto la battaglia referendaria, sia nelle piazze che nei tribunali. Gustavo Zagrebelsky -che ha iniziato i lavori con un ricordo di Stefano Rodotà-  Alessandro Pace, Massimo Villone, Gaetano Azzariti, Felice Besostri, Roberta Calvano, Michele Prospero, Lorenza Carlassare, Domenico Gallo, cui si è aggiunto il prezioso contributo, del Presidente dell’Anpi  Carlo Smuraglia, hanno reso palese  una realtà incontrovertibile. Cioè che la vittoria contro la riforma costituzionale  è stato solo l’inizio di una mobilitazione generale contro i tentativi di espropriare i cittadini del loro diritto di partecipare alle dinamiche decisionali. 

Come è evidente  si tratta delle stesse persone capaci di portare la battaglia referendaria, fuori dalle dispute personalistiche e di bottega,  sostanziandola con il merito, smascherando il guazzabuglio prodotto dai maldestri neo costituzionalisti Renzi e Boschi.  I temi toccati sono stati molteplici e il risultato dell’assemblea è riassunto  in un  APPELLO pubblicato in altra parte del blog. Ma il filo rosso degli interventi si è snodato su due tematiche principali: Il contrasto all’ennesima legge elettorale incostituzionale prevista in votazione alla Camera il  10 ottobre prossimo (il cosiddetto Rosatellum 2.0), e il rapporto fra sistemi elettorali e la Costituzione. 

Il Rosatellum 2.0, se  approvato, rischia di essere la terza legge incostituzionale licenziata da un Parlamento, per altro eletto con una legge anch’essa incostituzionale. Pure  questa, come le precedenti (Porcellum Italicum),  contempla liste bloccate  rendendo impossibile ai cittadini eleggere il proprio rappresentante. Il dispositivo prevede l’elezione di un terzo del  Parlamento  con sistema maggioritario in collegi uninominali e due terzi eletto con un  proporzionale riferito a collegi plurinominali con liste  decise dai partiti, elemento già rigettato dalla Consulta nei precedenti pronunciamenti sul Porcellum e sull’Italicum. Quindi anche questa legge a seguito di impugnazione rischia la bocciatura della Corte .

 Non è previsto il voto disgiunto per cui sulla scheda, che sarà unica, l’elettore  non potrà esprimere un voto diverso fra il candidato al collegio uninominale e una delle liste a lui collegate nel proporzionale.  C’è  la possibilità di candidarsi sia in un collegio uninominale che in una lista proporzionale.  E’ evidente come tale escamotage sia fatto apposta per garantire seggi sicuri ai nominati più servizievoli. 

Sono previste coalizioni, ma sono finte. Si tratta di raggruppamenti di partiti che si mettono insieme senza un programma comune e che ad elezioni avvenute possono sciogliersi liberamente. I voti espressi solo   per il candidato  uninominale senza l’indicazione del partito  di riferimento nel raggruppamento proporzionale, vengono ridistribuiti fra le forze della finta coalizione secondo un sistema che attribuisce il  numero maggiore, di quelle preferenze  orfane, al partito che ha ottenuto più voti. E’ chiaro l’intento di favorire  gli schieramenti più forti. 

E’ prevista una soglia di sbarramento al 3% della parte proporzionale se ci si presenta da soli e dell’8% se si tratta di una coalizione. Attenzione! I voti dei partiti che non raggiungono il 3% vengono comunque assegnati al movimento che nel raggruppamento ha ottenuto più voti. Assisteremo così al proliferare di microassembramenti la cui potenzialità di essere eletta sarà zero, ma che venderanno il loro 1-2%  in cambio di qualche incarico dirigenziale  in società partecipate od in organismi amministrativi di II livello. 

L’intento di questa legge è chiaro: ha lo  scopo di tagliare fuori il Movimento 5 Stelle e i raggruppamenti che si consolideranno alla sinistra del Pd. Ebbene un sistema  elettorale deve assicurare la definizione di un buon Parlamento rappresentativo del corpo elettorale  e non favorire o penalizzare  i diversi schieramenti.  Già solo per questo, andrebbe rigettata. 

E’ convinzione di molti che anche il Rosatellum 2.0 possa finire impallinato dal voto segreto  perché inviso  a diversi parlamentari componenti dei partiti che in linea teorica dovrebbero sostenerlo. Su questo aspetto, però, è di diverso avviso Felcie Besostri. L’avvocato, promotore dei ricorsi contro l’Italicum, sostiene che  diffondere una certa sicurezza sull’affossamento della legge è un pretesto per limitare,  se non annullare, la mobilitazione contro di essa, salvo poi approvarla a ridosso delle elezioni rendendo impossibili, per mancanza di tempo,  eventuali impugnazioni innanzi alla Consulta. 

Come sostenuto dalla Professoressa Carlassare alcuni giuristi sottolineano che nella Costituzione non sia indicato un preciso sistema elettorale, per cui non si vede come il  maggioritario o premi di maggioranza,   possano definirsi non coerenti con la Carta. Riassumo per punti  le ragioni in base alle quali questa posizione è stata bollata quanto meno come fallace. 1) Con premi di maggioranza non si realizza la eguaglianza del voto inscritta  nell’art.48. 2) Il cosiddetto voto utile cui si appellano gli esponenti dei partiti più grandi, che ricorre in particolar modo in presenza  di premi di maggioranza,  è in contrasto   anch’esso con l’art 48. Nel quale si stabilisce che il voto  deve essere libero non condizionato da distorsioni premiali. 3) Il candidato sottratto alla libera scelta dei cittadini ma imposto dai partiti  confligge con  l’art.49 dove si stabilisce che i partiti sono il tramite attraverso i cui i cittadini concorrono a determinare la politica nazionale. Cioè il partito deve essere un veicolo di partecipazione e non un organismo che impone i suoi diktat agli elettori chiamati solo a certificarne le decisioni. Insomma per dirla con Zagrebelsky il cittadino deve esercitare la sua prerogativa di poter governare, e non essere governato, ossia diventare oggetto GOVERNABILE. 

All’assemblea hanno partecipato ed assistito anche esponenti politici: Roberto Speranza e  Federico Fornaro Mdp, Nicola Fratoianni Sinistra Italiana, Maurizio Acerbo Rifondazione Comunista, Anna Falcone e Tomaso Montanari di Alleanza Popolare per la Democrazia e l’Eguaglianza. Da loro non è arrivato nulla di particolarmente utile al dibattito. Si sono limitati a parlottare, a confabulare,  ad accordarsi, chissà su quali reconditi motivi anche se tanto reconditi non sono. E’ vero la Falcone e Montanari all’epoca della battaglia referendaria erano a me  più vicini, ora hanno passato il Rubicone hanno altri interessi oltre a quello di difendere la legalità istituzionali. Una scelta legittima,  forse necessaria,  e degna di essere considerata, ma è  decisamente un’altra cosa che impone altre analisi da affrontare in altra sede.

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