giovedì 9 novembre 2017

10 novembre uno sciopero per denunciare i crimini contro l'umanità

Luciano Granieri


Mentre a Cassino la Fca manda a casa 530  lavoratori precari ,   mentre a Pomigliano la catena della nuova  Panda andrà  in dismissione perché la produzione dell’utilitaria verrà trasferita in Polonia, il tagliatore di teste, manager illuminato Marchionne, osannato dal Pd di Renzi ,  si mette in saccoccia qualcosa come 43 milioni di euro.  

La maxi cedola ,  staccata a suo  favore   il 27 ottobre scorso, lo premia   non per i risultati ottenuti  sulla vendita delle vetture, ma perché il controvalore dei pacchetti azionari di Fiat, Ferrari, Cnh, supera il mezzo miliardo di euro, e i tre gruppi oggi, dopo la cura Marchionne,  valgono in borsa circa  60 miliardi. Se da un lato tale operazione rende ricchissimi gli azionisti, dall’altro alimenta una macelleria sociale senza precedenti. 

Dopo i proclami sulle vetture Alfa prodotte a Piedimonte San Germano come  modelli che avrebbero dovuto imporre  in modo determinante il Made in Italy nel mercato  delle vetture di lusso, dopo il rilancio promesso a Pomigliano grazie alla produzione della nuova Panda, oggi ci ritroviamo con 530 lavoratori precari di Cassino   che vengono lasciati al loro destino  e, considerato il pianificato trasferimento della produzione Panda   dallo stabilimento campano in Polonia  , non sarà roseo neanche  il futuro degli operai  della fabbrica vesuviana. 

Inoltre la ricompensa milionaria dell’ad in maglioncino scaturisce   anche dalla   sua intuizione di trasferire la ragione sociale di Fca in paradisi fiscali, tanto che il Made in Italy all’Italy frutta ben poco. Del resto non c’è da stupirsi, i dividendi azionari aumentano sempre quando i lavoratori vengono licenziati, umiliati, e quando la Compagnia riesce a risparmiare in modo significativo sulle tasse .  E’ il liberismo bellezza!  E’ la religione assoluta del profitto finanziario! 

Personalmente ritengo che uno capace di intascare  43 milioni di euro dopo aver  gettato nella disperazione  530 famiglie  e dopo aver decretato la fine certa di un’intera attività produttiva con il disastro sociale che ne consegue,  andrebbe  condannato per crimini contro l’umanità.  Stesso destino dovrebbe toccare  ai masnadieri di Acelor Mittal che nell’acquisire gli asset dell’Ilva pretendono di finanziare la copertura dei parchi minerali, cioè la bonifica dei  siti più inquinanti dello stabilimento di Taranto, licenziando tremila operai, oltre a gettare sul lastrico altri 600 addetti nello stabilimento di Genova  dove è in corso un’occupazione di protesta organizzata dalla Fiom (era ora). 

 Lo sciopero  generale di domani indetto da Usb,  Cobas, Unicobas, è sacrosanto, non solo per riproporre con forza  il conflitto sociale su questi  temi ,ma anche per combattere lo scempio dell’aumento dell’età pensionabile , riferito all’allungamento delle aspettative di vita. Già ma che tipo  di  vita si allunga? Quella che si trascina in balia delle malattie e degli stenti dovuti all’impossibilità di accedere gratuitamente al servizio sanitario nazionale?  Irritante in questi senso è l’atteggiamento dei sindacati concertativi che stanno li a contrattare con un governo filo padronale  un rinvio dell’applicazione della legge Fornero senza pretenderne un blocco, e andare oltre. 

Proporre cioè il  finanziamento della previdenza sociale che superi     la copertura economica   derivante  dal lavoro, e si estenda alla  fiscalità generale. Risorse che possono essere reperite da una significativa diminuzione delle spese militari, dall’alienazione di costose ed inutili grandi opere, vedi la Tav,  da una tassazione delle rendite finanziarie e dei grandi patrimoni.  

Domani e dopodomani ci sarà uno sciopero  e un manifestazione  contro tutto ciò. Dei sedicenti promotori di una lista unica a sinistra del Pd, quanti saranno in piazza ad appoggiare queste lotte? Perché non so se è chiaro, ma per recuperare i voti di chi, da sinistra,  fino ad oggi  si è astenuto,  è necessario dire parole chiare su queste questioni, senza scorciatoie alchemiche e fuorvianti su leadership e strategie elettoralistiche.  

Ci aspettiamo che la Falcone scenda in piazza l’11 novembre insieme a Montantari o che Fassina e Bersani si uniscano agli operai in occupazione permanente alla Ilva di Genova. Se i propositi sulla lotta alle diseguaglianze e sul rispetto della Costituzione non vengono accompagnati da fatti concreti, nessun recupero dell’astensione sarà possibile. 

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