venerdì 22 dicembre 2017

Spiritual canto natalizio religioso o inno di lotta?

Luciano Granieri




Nell’approssimarsi del Natale molteplici sono le esibizioni di gruppi gospel  e spiritual   programmati in Provincia  e in tutta Italia.

Nel marasma dell’ubriacatura natalizia - che produce  il grumo  luccicante e sfavillante di una celebrazione , diventata per lo più orgia commerciale - Gospel, Spiritual, Bianco Natale,  Piano-Piano-Buono-Buono” sono un tutt’uno.  Mi dispiace rovinare la magia   delle feste natalizie, ma Go Down Moses , poco c’entra con Tu scendi dalle stelle .  

Tanto per cominciare  lo Spiritual , pur  simile nelle modalità esecutive, è  profondamente diverso  dal Gospel, ed entrambi non hanno molto a che fare con la celebrazione della nascita di Gesù.  L’origine  dello   Spiritual  risale ad un periodo posto a cavallo fra l’800 e l’inizio del ‘900 del secolo scorso.  

Possono definirsi canti  religiosi? Si ad una prima e distratta analisi, ma se andiamo ad approfondire vengono alla luce alcuni elementi sorprendenti.  In quel  periodo,  nell’America profondamente schiavista, le piantagioni di tabacco e cotone del sud  pullulavano  di schiavi neri. Fu proprio la venerazione di quel Dio sceso in terra a  costituire, nelle intenzioni degli aguzzini bianchi,  il principale mezzo di repressione verso gli afroamericani . Il Cristo redentore diventava Cristo controllore e spesso repressore. 

In sostanza  la religione si rivelò uno dei mezzi più efficaci per neutralizzare gli schiavi. Da un lato consentiva a chi  passava la sua misera vita fra i campi e le baracche di frequentare la Chiesa.  Un luogo “diverso”  e  atto a lenire  quella frustrazione pericolosa, possibile causa di ribellione. Dall’altro era necessario che i neri discendenti di realtà tribali rispettassero il Dio del loro padrone e conquistatore. Una figura particolare quella del  padrone, il quale era considerato come   tramite fra lo schiavo e  Dio stesso,   dunque degno della stessa venerazione. 

La schiavitù era ammessa dagli organi ecclesiastici che davano delle letture molto personali ed interessate della Parola di Dio. Nel 1835 il dottore in teologia  E.D. Simon  , professore  al Methodist College Randolph Marcon in Virginia dichiarò:”Le Sacre Scritture affermano in modo inequivocabile il diritto di proprietà degli schiavi con tutte le conseguenze che ne derivano. E’chiaramente ammesso il diritto di comprarli e venderli….l’istituto della schiavitù non è immorale e poiché  i primi schiavi furono legalmente costretti in schiavitù altrettanto legale è il diritto di mantenere i loro figli in schiavitù come indispensabile conseguenza…. la schiavitù esiste in America, perciò è fondata sul diritto” Disobbedire e ribellarsi al padrone, quindi, equivaleva a ribellarsi a Dio. Un proclama degno del miglior Trump.  

Ma come spesso accade  strumenti di prevaricazione  si trasformano nel loro contrario, cioè in mezzi di ribellione. La  religione usata come repressione originò una delle forme pre-jazzistiche più famose, lo Spiritual  per l’appunto.  In realtà i padroni bianchi delle piantagioni del sud, ancora non sapevano  quanto fosse   rischioso costituire   luoghi di aggregazione  per esercitare un  controllo più stringente su una collettività vessata  . Infatti proprio la condivisione di storie precarie e subalterne,  all’interno di un  luogo di socializzazione comune ,  può accendere la rivolta. Lo capiranno gli ultraliberesti un secolo più tardi   quando, grazie allo smantellamento della fabbrica fordista,  e all’imposizione  della messa a valore di ogni singolo afflato di vita individuale, posero  il seme della disgregazione della classe operaia.  

Ciò che avvenne fu che le parole della Bibbia, su cui si basavano i testi degli inni,  vennero reinterpretate dai neri e usati come  battaglia e ribellione. I principi dell’amore e della giustizia, così ampiamente dettagliati nel “libro dei libri”, fecero capire ancora meglio quanto ipocrita fosse la posizione dei padroni, per i quali, l’unico vero amore era quello per il profitto e per i propri privilegi.  Gli stessi sorveglianti, presenti alle cerimonie, pur intuendo  come questi inni rivestissero  ben altri significati rispetto a  quanto formalmente si voleva cantare, erano consenzienti. Era una forma di sfogo che avrebbe consentito agli schiavi di affrontare con miglior spirito e con minor desiderio di rivolta  il duro lavoro dell’indomani. 

Ma accadde che i primi  pastori neri incaricati di guidare le funzioni (in genere ex schiavi o schiavi un po’ più istruiti) sarebbero divenuti in breve tempo veri e propri “capi” per il loro popolo. Infatti, oltre ad occuparsi delle anime dei  fedeli, erano fatalmente indotti anche ad occuparsi dei loro bisogni materiali e patrocinare le loro problematiche. Diventarono guide  delle maggiori rivolte come il leggendario Nat Turner che capeggiò una sommossa a Southampton in Virginia nel 1831 . La  ribellione  provocò la morte di ben 56 bianchi e l’intervento dell’esercito che soffocò nel sangue la sollevazione. 

Uno  fra i tanti Spiritual    che esprime non certo atmosfere extraterrene ma un ben definito spirito di ribellione è : When the Saints Go Marchin’in. Un brano  che molti credono essere un classico del jazz neworleanista, mentre altro non è che il simbolo di un vero proprio canto di battaglia: “Oh quando la luna tramonterà nel sangue ,Oh quando la luna tramonterà nel sangue Signore io voglio essere dei loro quando la luna tramonterà nel sangue “

Il seme della ribellione non è presente solamente  nella trasposizione  di brani della Bibbia in inni  di lotta, ma anche nel modo prorompente con cui questo grido esplodeva dal luogo di culto. Il  classico canto  celebrativo degli inni   religiosi europei era contaminato dall’incedere armonico   tipico di alcuni Stati del Sud,  e dal  ritmo africano.  Si immagini il risultato sonoro  di un espressione del genere quando veniva eseguita nelle Chiese, costruite in genere di legno, con lo shout, l’urlo, dei partecipanti  accompagnato dal battito delle mani e dei piedi o, addirittura ,da una vera e propria danza  sul pavimento di legno.   

Altro  tipo di espressione è il Gospel. A differenza dello Spiritual l’oggetto di questa forma  travalica l’aspetto religioso. E’  influenzato anche dal canto profano e non poche similitudini mostra  di avere con il Work Song. Di fatto si tratta   più di una lamentazione corale guidata da una voce intonante, che di un vero e proprio inno religioso. Un messaggio canoro  che risuonava   comunque, sia nelle cerimonie notturne alla luce dei falò, sia in quelle diurne organizzate collettivamente all’aperto. Mentre nello Spiritual si fusero simbolicamente  liturgia e ribellione  , nel Gospel il lamentoso,  doloroso ululato a voce spiegata , sovente rabbioso,  potente,  risuonava nei campi e nelle vallate, portando a chi ascoltava una voce diversa. Un richiamo  che, con forza, esprimeva l’anelito per un futuro nuovo di libertà.  

Dunque con lo spirito forzatamente buonista del  Natele  il  Gospel e lo Spiritual non hanno nulla a che vedere. Sono delle vere e proprie espressioni di lotta, di liberazione   definite riadattando  le metafore religiose ,da esaltazione del divino, a strumenti di ribellione. Se andrete in questi giorni ad ascoltare un coro gospel, e andateci perché comunque è una forma  musicale straordinaria, tenete presente che è un’espressione di rivolta verso il Bambinello, considerato più  strumento di sfruttamento dai padroni bianchi piuttosto che un’esaltazione della natività. 

Ma non ditelo agli amministratori locali che in pompa magna organizzano concerti per le feste mettendo tutto insieme appassionatamente  “Go Down Moses “con il sanguinario Maresciallo Radetzky , vedi mai  che a qualcuno  di loro venisse in mente di applicare la legge Minniti e cacciare questi noiosi negri  tarantolati e ululanti dalle piazze illuminate. Buon Natale.

 And Good Vibrations



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