Nell’approssimarsi
del Natale molteplici sono le esibizioni di gruppi gospel e spiritual programmati in Provincia e in tutta Italia.
Nel
marasma dell’ubriacatura natalizia - che produce
il grumo luccicante e sfavillante
di una celebrazione , diventata per lo più orgia commerciale - Gospel, Spiritual, Bianco Natale, “Piano-Piano-Buono-Buono” sono un
tutt’uno. Mi dispiace rovinare la magia delle
feste natalizie, ma Go Down Moses ,
poco c’entra con Tu scendi dalle stelle
.
Tanto per cominciare lo Spiritual ,
pur simile nelle modalità esecutive,
è profondamente diverso dal Gospel, ed entrambi non hanno molto a che fare
con la celebrazione della nascita di Gesù.
L’origine dello Spiritual risale ad un periodo posto a cavallo fra l’800
e l’inizio del ‘900 del secolo scorso.
Possono definirsi canti religiosi? Si ad una prima e distratta
analisi, ma se andiamo ad approfondire vengono alla luce alcuni elementi
sorprendenti. In quel periodo,
nell’America profondamente schiavista, le piantagioni di tabacco e
cotone del sud pullulavano di schiavi neri. Fu proprio la venerazione di
quel Dio sceso in terra a costituire, nelle intenzioni degli aguzzini bianchi,
il principale mezzo di repressione verso
gli afroamericani . Il Cristo redentore diventava Cristo controllore e spesso
repressore.
In sostanza la religione si
rivelò uno dei mezzi più efficaci per neutralizzare gli schiavi. Da un lato
consentiva a chi passava la sua misera
vita fra i campi e le baracche di frequentare la Chiesa. Un luogo “diverso” e atto a lenire quella frustrazione pericolosa, possibile
causa di ribellione. Dall’altro era necessario che i neri discendenti di realtà
tribali rispettassero il Dio del loro padrone e conquistatore. Una figura particolare
quella del padrone, il quale era
considerato come tramite fra lo schiavo e Dio stesso, dunque degno della stessa venerazione.
La
schiavitù era ammessa dagli organi ecclesiastici che davano delle letture molto
personali ed interessate della Parola di Dio. Nel 1835 il dottore in teologia E.D. Simon , professore al Methodist College Randolph Marcon in
Virginia dichiarò:”Le Sacre Scritture affermano in modo inequivocabile il diritto di
proprietà degli schiavi con tutte le conseguenze che ne derivano. E’chiaramente
ammesso il diritto di comprarli e venderli….l’istituto della schiavitù non è
immorale e poiché i primi schiavi furono
legalmente costretti in schiavitù altrettanto legale è il diritto di mantenere
i loro figli in schiavitù come indispensabile conseguenza…. la schiavitù esiste
in America, perciò è fondata sul diritto” Disobbedire e ribellarsi al
padrone, quindi, equivaleva a ribellarsi a Dio. Un proclama degno del miglior
Trump.
Ma come spesso accade strumenti di
prevaricazione si trasformano nel loro
contrario, cioè in mezzi di ribellione. La
religione usata come repressione originò una delle forme pre-jazzistiche
più famose, lo Spiritual per l’appunto. In realtà i padroni bianchi delle piantagioni
del sud, ancora non sapevano quanto fosse
rischioso costituire luoghi
di aggregazione per esercitare un controllo più stringente su una collettività
vessata . Infatti proprio la
condivisione di storie precarie e subalterne, all’interno di un luogo di socializzazione comune , può accendere la rivolta. Lo capiranno gli
ultraliberesti un secolo più tardi quando, grazie allo smantellamento della
fabbrica fordista, e all’imposizione della messa a valore di ogni singolo afflato
di vita individuale, posero il seme della disgregazione della classe operaia.
Ciò che avvenne fu che le
parole della Bibbia, su cui si basavano i testi degli inni, vennero reinterpretate dai neri e usati come battaglia e ribellione. I principi dell’amore e della giustizia, così ampiamente dettagliati nel “libro dei libri”, fecero capire ancora meglio
quanto ipocrita fosse la posizione dei padroni, per i quali, l’unico vero amore
era quello per il profitto e per i propri privilegi. Gli stessi sorveglianti, presenti alle
cerimonie, pur intuendo come questi inni rivestissero ben altri significati rispetto a quanto formalmente si voleva cantare, erano
consenzienti. Era una forma di sfogo che avrebbe consentito agli schiavi di
affrontare con miglior spirito e con minor desiderio di rivolta il duro lavoro dell’indomani.
Ma accadde che
i primi pastori neri incaricati di
guidare le funzioni (in genere ex schiavi o schiavi un po’ più istruiti)
sarebbero divenuti in breve tempo veri e propri “capi” per il loro popolo.
Infatti, oltre ad occuparsi delle anime dei fedeli, erano fatalmente indotti anche ad
occuparsi dei loro bisogni materiali e patrocinare le loro problematiche.
Diventarono guide delle maggiori rivolte come
il leggendario Nat Turner che capeggiò una sommossa a Southampton in Virginia
nel 1831 . La ribellione provocò la morte di ben 56 bianchi e
l’intervento dell’esercito che soffocò nel sangue la sollevazione.
Uno fra
i tanti Spiritual che esprime non certo atmosfere extraterrene ma un ben definito spirito di ribellione è : When the Saints Go Marchin’in. Un brano che molti credono essere un classico del jazz
neworleanista, mentre altro non è che il simbolo di un vero proprio canto di
battaglia: “Oh quando la luna tramonterà nel sangue ,Oh quando la luna tramonterà nel
sangue Signore io voglio essere dei loro quando la luna tramonterà nel sangue “
.
Il seme della ribellione non è
presente solamente nella trasposizione di brani della Bibbia in inni di lotta, ma anche nel modo prorompente con cui questo
grido esplodeva dal luogo di culto. Il classico
canto celebrativo degli inni religiosi
europei era contaminato dall’incedere armonico tipico
di alcuni Stati del Sud, e dal ritmo africano. Si immagini il risultato sonoro di un espressione del genere quando veniva
eseguita nelle Chiese, costruite in genere di legno, con lo shout, l’urlo, dei
partecipanti accompagnato dal battito
delle mani e dei piedi o, addirittura ,da una vera e propria danza sul pavimento di legno.
Altro tipo di espressione è il Gospel. A
differenza dello Spiritual l’oggetto di questa forma travalica l’aspetto religioso. E’ influenzato anche dal canto profano e non
poche similitudini mostra di avere con
il Work Song. Di fatto si tratta più di una lamentazione corale guidata da una
voce intonante, che di un vero e proprio inno religioso. Un messaggio canoro che risuonava comunque, sia nelle cerimonie notturne alla
luce dei falò, sia in quelle diurne organizzate collettivamente all’aperto.
Mentre nello Spiritual si fusero simbolicamente
liturgia e ribellione , nel Gospel il lamentoso, doloroso ululato a voce spiegata , sovente rabbioso, potente, risuonava nei campi e nelle vallate,
portando a chi ascoltava una voce diversa. Un richiamo che, con forza, esprimeva l’anelito per un
futuro nuovo di libertà.
Dunque con lo
spirito forzatamente buonista del
Natele il Gospel e lo Spiritual non hanno nulla a che
vedere. Sono delle vere e proprie espressioni di lotta, di liberazione definite
riadattando le metafore religiose ,da
esaltazione del divino, a strumenti di ribellione. Se andrete in questi giorni
ad ascoltare un coro gospel, e andateci perché comunque è una forma musicale straordinaria, tenete presente che è
un’espressione di rivolta verso il Bambinello, considerato più strumento di sfruttamento dai
padroni bianchi piuttosto che un’esaltazione della natività.
Ma non ditelo agli
amministratori locali che in pompa magna organizzano concerti per le feste
mettendo tutto insieme appassionatamente “Go Down
Moses “con il sanguinario Maresciallo Radetzky , vedi mai che a qualcuno di loro venisse in mente di applicare la legge Minniti e cacciare questi noiosi negri tarantolati e ululanti dalle piazze illuminate. Buon
Natale.
And Good Vibrations
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