sabato 9 settembre 2017

I frutti dell’odio Il classico antirazzista di Billie Holiday è ancora attuale.

Tratto dall'articolo di Flavio Massarutto scritto su “alias” del 9 settembre 2017 
Riduzione web a cura di Luciano Granieri.


Per la rivista Time è la canzone del secolo . Stiamo parlando di Strange Fruit , brano composto nel 1937 da Abel Meeropol con lo pseudonimo di Lewis Allen (i nomi dei suoi figli scomparsi in tenera età). Meeropol era un insegnante, ebreo e militante comunista. Aveva visto una fotografia di un linciaggio  e la cosa lo aveva turbato  e indignato tanto da spingerlo a scrivere il testo e poi musicarlo. All’epoca il linciaggio era una pratica abituale negli Stati del Sud. Una forma di controllo sociale che i bianchi applicavano con metodicità: terrorismo sociale. Si calcolano almeno 3.833 presone assassinate tra il 1889 e il 1940.

Bastava un sospetto, una frase di troppo, uno sguardo non consentito per scatenare la furia omicida. Le vittime erano poi esposte pubblicamente in macabri spettacoli popolari ai quali assistevano come ad una festa uomini, donne e bambini perché imparassero come si fa a tenere buoni i “negri”. E naturalmente a questi ultimi perché sapessero cosa li aspettava se violavano le consuetudini del “nobile e cavalleresco sud”. Pubblicata nel 1937 sulla rivista sindacale New York Teacher , eseguita nel 1938 dalla moglie Anne la canzone fu portata al successo quando Meeropol la propose nel 1939 alla cantante Billie  Holiday  perché la interpretasse al Cafè Society di New York. Il posto giusto in quanto ritrovo della sinistra culturale e politica e da sempre locale interraziale.

IL TESTO
“Southern trees bear strange fruit/ Blood on the leaves and blood at the root/Black bodies swinging in the southern breeze/Strange fruit hanging from the popular trees/Pastoral scene of the gallant south/The bulging eyes and the twisted mouth/Scent of magnolias sweet and fresh/Then the sudden smell of burning flesh/Here is the fruit for the crown to pluck/For the rain to gather, for the wind to suck/For the sun to rot, for the trees to drop/Here is a strange and bitter crop”

(Gli alberi del sud producono uno strano frutto/Sangue sulle foglie e sangue sulle radici/Corpi neri che ondeggiano nella brezza del sud/Uno strano frutto che pende dai pioppi/Una scena pastorale del valoroso sud/Gli occhi sporgenti, la bocca storta/Profumo di magnolia dolce e fresco/E d’improvviso l’odore della carne che brucia/Qui c’è un frutto che i corvi possono beccare/Che la pioggia inzuppa, che il vento sfianca/Che il sole marcisce, che l’albero lascia cadere/Qui c’è uno strano e amaro raccolto).


L’autore della “canzone del secolo”dovette subire come gran parte dei comunisti americani il terribile periodo maccartista. Furono lui e la moglie ad adottare i due orfani Rosenberg dopo che i loro genitori furono mandati alla sedia elettrica per spionaggio in un caso che costituì la punta più alta, e tragica di quella che è stata definita, a ragione, dalla scrittrice Lillian Hellman “il tempo dei furfanti”. La prima versione della canzone fu registrata il 20 aprile 1939. La Columbia, che allora aveva la cantante sotto contratto, la ritenne inadatta e compromettente perciò fu prodotta e pubblicata dalla piccola etichetta Commodore, gestita da Milt Gabler, un produttore di sinistra. Il brano si apre con la tromba di Frankie Newton seguita dal pianoforte di Sonny White. Il clima generale del brano è deciso da questi due interventi. Una mestizia asciutta e commossa pervade questi primi secondi e Billie Holiday scandisce bene le parole, senza enfasi ma con determinazione. Il controllo è mantenuto fino alla fine per esplodere solo nell’ultima parte quando la cantante sembra fare deflagrare tutta l’indignazione e il dolore accumulati.

Strange Fruit  è talmente scioccante, quasi brutale per le metafore che utilizza, da diventare immediatamente un successo. E da diventare immancabilmente il brano con il quale Lady Day conclude i suoi concerti. Il pubblico del Cafè Society la adotta rompendo per sempre il muro tra intrattenimento e impegno. Non è molto amata dai critici che le rimproverano la pochezza formale in realtà nascondendosi dietro di essa per non ammettere il disagio per l’irrompere dei contenuti sociali e politici nel jazz. Ognuno al suo posto insomma. Lo stesso sarà successivamente per il jazz degli anni Sessanta ma allora il pubblico non sarà solo una ristretta cerchia di intellettuale e bohemien ma un pubblico di massa e sarà impossibile non sentire  i passi delle marce, gli spari e l’odore del fumo degli incidenti nelle strade.

ALTRE VERSIONI
La Holiday ne incide altre versioni . Nel 1945, accompagnata dal pianista Milt Raskin a Los Angeles per la celebre serie di concerti Jazz at the Philarmonic , presenta la canzone come scritta appositamente per lei e prima di attaccare il brano si schiarisce la voce con tre colpi di tosse. Ascoltandola si è indecisi se interpretarli come un modo per superare l’emozione oppure come il segno del prossimo precipitare delle sue condizioni fisiche.

Poi nel 1956 per la Verve di Norman Granz che le offre la possibilità di ritornare  sulle scene dopo un periodo difficile tra tossicodipendenza, carcere, rapporti con gli uomini all’insegna dello sfruttamento e della violenza. La voce della cantante è irrimediabilmente incrinata. Assume una sfumatura acre che conferisce una maggiore drammaticità alla sua performance. Ogni parola è strascicata, tesa fin oltre i limiti. Ma l’intento espressionista è chiaro fin dalle prime note di Charlie Shavers. Al contrario di Newton il trombettista attacca su un registro più alto e con maggiore volume, come una chiamata. In quella esibizione il grado di interpretazione drammatica è al massimo della potenza. Le parole sono piegate, deformate, quasi con ferocia, il finale è un urlo agghiacciante.

La canzone è diventata già un simbolo. Una storia che deve essere ascoltata. Il musicista è un testimone, colui che squarcia il velo dell’ipocrisia e dell’indifferenza. Quando nel 1959 Billie Holiday canta al Chelsea Palace Studios di Londra è ormai una donna consumata nel fisico  prostrata nello spirito. Ha solo 44 anni ma tutta la vitalità, l’esuberanza, la floridezza se ne sono andate per sempre. Di quella interpretazione è possibili ammirare un filmato nel quale la vediamo cantare immobile, l’espressione è di disillusione, quasi di arrendevolezza. Le sue pause, il sopracciglio inarcato, la rabbiosa pronuncia di alcune parole sono strazianti e mai come qui è evidente l’identificazione con il contenuto della canzone. Solo che è un’identificazione intima. Come se cantasse il suo corpo penzolante ai rami di un albero.Il 17 luglio dello stesso anno si spegne al Metropolitan Hospital Center di New York.


INADATTA
La penetrazione nell’immaginario collettivo di Strange Fruit in verità ha avuto un percorso tortuoso. Dopo il successo iniziale, ma si badi  bene che la hit nei juke box del periodo è stato il lato B del disco Fine and Mellow , è stata dimenticata per un lungo periodo. Inadatta al ruolo di inno da essere cantato nelle marce  e nei meeting dove si usano piuttosto gli spiritual o le canzoni dei nuovi cantautori folk, riaffiora nella sentita interpretazione di Nina Simone  (Pastel Blues, Philips 1965), cantante impegnata esplicitamente a sostegno del movimento dei diritti civili.

Simone la esegue accompagnandosi con il solo pianoforte. Omette l’introduzione e attacca subito con i versi della canzone. L’incedere è solenne, quasi da funzione religiosa. Sposta il culmine del pathos che Holiday riservava alla parola crop (raccolto) anticipandolo sulla parola trees (alberi) tenendola fino allo spasimo per poi concludere con la strofa  finale quasi sottovoce, con un’immensa tristezza.
Ci vorrà tempo, ci vorranno soprattutto le vittorie, parziali d’accordo ma pur sempre vittorie, del movimento progressista perché quel testo circoli non solo all’interno di minoranze ma riesca a permeare la cultura popolare.


NOTTURNA URBANA
Quello che ci interessa notare è come alcuni elementi della biografia di Lady Day possano diventare utilizzabili per una avventura che non si preoccupa  molto di mettere insieme Robert Johnson, il magico afroamericano, Harlem e il sud dei linciaggi. La notturna, urbana e regina della torch song Billie Holiday  nel torrido contadino del sud? Non è così improbabile se pensiamo che una operazione simile, con tutte le cautele del caso, è quella che fece la cantante Cassandra Wilson decidendo di aprire il suo disco New Moon Daughter nel 1995 con una versione che fa avvolgere la sua voce scurissima, di una profondità abissale e stregonesca, dal contrabbasso di Lonnie Plaxico, dalla tagliente resophonic guitar di Chris Whitley e dalla cornetta di Graham Haynes. Una rievocazione che proietta i versi di Meeropol in una allucinata visione davisiana. Blues all’ennesima potenza.


Quella canzone insomma può produttivamente essere usata anche in un contesto temporale completamente diverso. E’ divenuta una canzone-simbolo in grado di travalicare  il contingente; negli anni Sessanta e Settanta il linciaggio è pratica non più diffusa, ma permangono negli Usa e altrove discriminazioni, violenze e sfruttamenti.

Non è un caso se infatti il sassofonista compositore sinoamericano  Fred Ho ne incide in The Underground Railroad  to my Heart (1993) una versione particolarmente eterodossa,  Strange Fruit Revisited, con un organico che riunisce strumenti jazz e della tradizione asiatica. Il musicista afferma esplicitamente che quella canzone, ieri manifesto contro il razzismo anti – afroamericano, può legittimamente essere oggi un manifesto contro ogni razzismo e fascismo contemporaneo. In difesa di gay e lesbiche, immigrati, medici abortisti.

Ancora oggi quella canzone è un dispositivo utile per riflettere, per alzare la testa e lo sguardo. Ce lo ricorda la cantante maliana Rokia Traorè . Nel suo album Né So (2016) la sua splendida voce canta un’altra volta quegli strani frutti. Non solo. Sono versi da brivido che continuano a soffiare nel vento. Riecheggiano ovunque, nelle tragiche violenze di Charlottesville per mano dei suprematisti bianchi, ma anche negli sgomberi e nelle quotidiane intolleranze nostrane. E fanno rumore, ieri come oggi.

venerdì 8 settembre 2017

Aerei da guerra israeliani attaccano postazioni dell’esercito siriano

fonte: Press TV

traduzione di Luciano Granieri


L'immagine, tratta dai social media, mostra il sito dell'attacco di Israele a Masyaf nella provincia di Hama


 Almeno due soldati siriani sono stati uccisi dopo  che aerei israeliani di combattimento  hanno centrato postazioni dell’esercito nella provincia centro occidentale  di Hama, in un ulteriore atto di aggressione contro Paesi arabi.

“Aerei da guerra israeliani alle 2:42 am di oggi (ieri ndr) hanno sparato un certo numero di missili dallo spazio aereo libanese, colpendo una delle nostre postazioni militari vicino Masyaf, causando  danni materiali e la morte di due membri del sito” Ha affermato l’esercito in una nota emessa giovedì scorso.

Il comunicato ha ulteriormente messo in guardia per le “pericolose ripercussioni di questo atto di aggressione sulla sicurezza  e la stabilità della regione”

“L’attacco si realizza nel disperato tentativo di risollevare  il  morale, ormai a terra,  dei terroristi  dell’Isis (Daesh) dopo le significative vittorie ottenute dall’esercito Arabo Siriano contro il terrorismo su più di un fronte, e ciò conferma il diretto supporto fornito dalle entità israeliane all’Isis e ad altre organizzazioni terroristiche” aggiunge la nota.

Mysalf è situato approssimativamente 60 chilometri a est della città costiera di  Tartus, dove la Russia detiene una base navale.

Precedentemente notizie dei media affermavano che l’esercito israeliano aveva colpito un impianto per la ricerca scientifica a Masyaf.

Secondo attivisti  favorevoli al governo e in base a quanto riportato da Al-Masdr News,un sito di informazione e di approfondimento panarabo, giovedì gli aerei da guerra israeliani hanno colpito il centro di ricerca  “Scientific Studies and Research Center”di Masyaf nella provincia di Hama.

Nel frattempo il così definito “Osservatorio siriano per i diritti umani” affermava che due siti  erano stati colpiti, il centro di ricerca scientifica, e una vicina base militare. Aggiungeva inoltre che l’assalto israeliano aveva provocato il ferimento di 5 persone.

“Molte esplosioni si sono sentite nell’area dopo il raid” ha affermato il capo del gruppo, Rami Abdulrahman, aggiungendo che alcune deflagrazioni sarebbero causa di esplosioni successive  derivate dallo scoppio del centro missilistico colpito dell’attacco.

I funzionari israeliano al momento non hanno commentato la notizia.

Nel corso degli ultimi anni, l’esercito israeliano ha condotto sporadici attacchi contro diversi obiettivi attraverso la Siria, effettuando ciò che Damasco identifica  come un tentativo di risollevare i gruppi del terrore Tafkiri che avevano subito pesanti sconfitte dall’esercito siriano e dalle forze alleate nelle battaglie di terra.


L’ultima aggressione israeliana si e verificata solo pochi giorni dopo che l’esercito siriano,appoggiato da gruppi di difesa popolari e dagli aerei da guerra russi, riusciva a rompere l’assedio, che durava da anni, del gruppo di terrore di Daesh nella parte orientale della città di Dayr al Zawr.

Comunicato della Segreteria nazionale dell’ANPI sull’annunciata manifestazione del 28 ottobre di Forza Nuova

La Segreteria nazionale ANPI



La Segreteria nazionale dell’ANPI, vista la gravissima provocazione che i movimenti neofascisti  intendono porre in essere per il 28 ottobre, data carica di ricordi negativi e profondamente significativa per tutte le nefaste conseguenze che ne sono derivate, ritiene di non potersi limitare ad una protesta, pur doverosa e ferma, ma assume l’impegno con tutta l’ANPI di contrastare con forza una simile iniziativa, qualora essa non venga impedita dalle autorità pubbliche, non solo con la presenza nelle piazze di Roma il 28 ottobre, ma in tutte le piazze d’Italia, in cui le nostre organizzazioni  ricorderanno e spiegheranno ai cittadini che cosa è stato il 28 ottobre e quanti lutti, dolore e sangue ne sono derivati per i cittadini e il Paese nel suo complesso durante il tragico ventennio fascista.
Rivolge un appello alle Istituzioni pubbliche competenti affinché assumano i provvedimenti necessari a proibire la preannunciata manifestazione, rilevando che è loro compito e dovere primario quello di pretendere e assicurare il rispetto della Costituzione nei suoi contenuti profondamente democratici e antifascisti. Peraltro non occorre la ricerca di chiare e particolari motivazioni, essendo manifesto che il riferimento al 28 ottobre è – di per sé – una evidente manifestazione di apologia del fascismo, repressa dalle leggi vigenti e respinta dall’intero contenuto della Costituzione.
Rivolge altresì un caldo appello a tutte le forze democratiche, partiti, associazioni e a tutti i cittadini affinché prendano posizione apertamente contro l’escalation di tipo neofascista e razzista che si sta verificando nel Paese.
In particolare è dovere degli intellettuali che amano la democrazia, non solo farsi sentire, ma usare gli strumenti della cultura e della informazione per far vivere la memoria, rivolgendosi particolarmente ai giovani che non hanno vissuto la tremenda esperienza del fascismo. Spetta a chi comprende e ricorda rendere evidente che siamo di fronte ad un vero, autentico e grave pericolo per la democrazia.
Si riserva di sottoporre al Comitato Nazionale, convocato per la prossima settimana, ulteriori proposte, perché la voce dell’ANPI si levi sempre più alta e forte in tutte le sedi d’Italia, non solo contro l’aberrante iniziativa che ci si propone di realizzare oggi, ma contro ogni tentativo di inquinamento della nostra democrazia, col rischio effettivo di un grave peggioramento delle condizioni complessive della convivenza civile. Abbiamo assistito a troppe manifestazioni neofasciste, abbiamo letto sul WEB cose addirittura raccapriccianti, per il loro contenuto di fascismo e razzismo. Ora basta!

giovedì 7 settembre 2017

I valori del comunismo come antidoto ad insane alleanze.

Luciano Granieri



Ogni volta che si avvicina una tornata elettorale  quel po’ di buona politica che riesce ad attivarsi nei territori, impazzisce.  Mi riferisco ad attività,  programmi  promossi da movimenti, per lo più di origine comunista,  all'interno dei contesti locali,  che , puntualmente, quando si avanzano   elezioni, (regionali, comunali) vengono sacrificati  sull'altare delle alleanze con il presunto campione  di consensi , magari  appartenente ad una schieramento che  si è combattuto fino al giorno prima. 

Assistiamo ad un drammatico cambio di prospettiva, dalla volontà di sensibilizzare la cittadinanza, di radicare il proprio agire sul territorio, all’ubriacatura di entrare a tutti i costi nel Palazzo, quale esso sia, anche se ciò  comporta la condanna all’assoluta irrilevanza.  E’ avvenuto nella nostra città, Frosinone, dove un vasto fronte di opposizione sociale, attivo da diversi anni , si è infranto di fronte alla logica del posto  in Consiglio da ottenersi  attraverso l’appoggio al candidato sindaco del Pd. 

E’  successo con eclatante evidenza  nella elezione a primo cittadino di Palermo  di Leoluca Orlando , dove gli obiettivi programmatici per la città  sono stati condivisi  da un vasto fronte. Una melma indistinta composta da:  Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana,  Possibile, Pd,  fino ad arrivare ad Alleanza Popolare. La stessa dinamica  sta per concretizzarsi  in occasione delle consultazioni  regionali siciliane. 

Il tentativo che stava nascendo attorno al candidato Ottavio Navarra, una    piattaforma vicina  ad una concezione solidaristica e comunitaria  di organizzazione sociale, con dentro Rifondazione, Sinistra Italiana, Possibile,  PCI,  Risorgimento Socialista della Sicilia ed altre realtà locali,  è franata sotto i colpo del “vote buster” Claudio Fava.  Il candidato, imposto dei transfughi del Pd di Articolo 1,  accettato da Rifondazione, Si,  Possibile, a cui si è aggiunta, per l’appunto, la pattuglia dei Bersaniani. 

In linea teorica, il nome di Fava potrebbe non  inficiare  la piattaforma programmatica della coalizione, ma in pratica il discorso è ben diverso. Certe dichiarazioni dell’ex sodale di Leoluca Orlando, ex Pd, (quando era Ds) , ex Sel,   in merito alla disponibilità di andare a primarie con il candidato  renziano  Micari, qualora il caravanserraglio  democrat  rinunciasse ai servigi di Alfano, sconfessano tutto. 

Infatti si presume che le forze coagulatesi attorno a Navarra, avessero escluso qualsiasi abboccamento con il Pd,  Alfano o non Alfano. In seguito a  questa scelta il fronte ha perso pezzi:  il PCI,  Risorgimento Socialista della Sicilia, e altri movimenti si sono defilati. I militanti  rifondaroli hanno iniziato la loro solita lamentazione, praticamente inutile, visto che anche  il loro ex candidato, Navarra ha fatto un passo indietro e si è messo a disposizione di Fava. 

Mi  domando   perché le formazioni che  sfoggiano la falce e martello nel simbolo, uniche a poter rivendicare dei valori politici  solidi, ben piantati nella storia, si consegnano al gioco al massacro ordito da agglomerati    ideologicamente svaporati , basati  sulla  logica del comitato elettorale, o da formazioni totalmente scevre da ogni fondamento storico-politico.  In un quadro sociale così drammatico l’unica cosa certa sono i valori fondanti. Da quelli deve scaturire la proposta politica,  per  il Paese,  e per i territori . 

Ragionando un po’ a spanne potremmo identificare due declinazioni del comunismo italiano. Quello anticapitalista e quello riformista. I valori del primo si basano su un' organizzazione sociale che supera la Costituzione. La Carta, per quanto possa essere considerate  la più bella del mondo, definisce uno Stato borghese. Una forma statuale dove è ammessa e tutelata la proprietà privata e di conseguenza l’accumulo di capitale. La forma istituzionale anticapitalista travalica il  concetto di rappresentanza parlamentare, e punta ad una decisa partecipazione delle classi subalterne (operai, ma non solo) alle determinazione dei rapporti sociali, attraverso organismi popolari di controllo , o  forme di democrazia partecipata sul modello altermondista. 

I valori del secondo, quello, riformista, cui credo di  poter inserire Rifondazione Comunista, accettano  lo Stato borghese, così come definito nella Costituzione.  Ma puntano  a difendere, salvaguardare, e promuovere con forza le  istanze di uguaglianza sociale, convivenza civile iscritte  nella Carta. Ciò  allo scopo  di  limitare il sistema  di accumulazione capitalistica e difendere le prerogative delle classi subalterne. Il comunista riformista è per il rispetto assoluto del principio di rappresentanza, e della  valorizzazione del lavoro, così come  sancito dal dettato costituzionale. 

Se questi sono i valori del comunismo anticapitalista e di quello riformista, è del tutto evidente come  non sia  possibile dialogare con forze  che, sicuramente aborriscono    la dittatura del proletariato, e hanno come ulteriore obbiettivo quello di scardinare i principi di eguaglianza e rappresentanza  sanciti nella  Costituzione, sostituendoli con derive autoritarie imposte anche  dal capitalismo finanziario.  Non c’è la  minima possibilità di condividere con   il Pd -   il cui tentativo  di distruggere la Costituzione è stato imponente  -  neanche    un programma per la gestione di un   condominio. Non è ipotizzabile alcuna alleanza neanche con chi non escluda categoricamente la possibilità di certi accordi, così come ha fatto Fava. 

Allora  rivolgo un appello a tutte le forze che esibiscono la falce e martello nel loro simbolo:  Quel simbolo è portatore di valori forti, socialisti, comunisti,  anticapitalisti, riformisti perfino. Da  quei valori si dovrebbe partire per definire qualsiasi azione politica, comprese le dinamiche elettorali. Se si riparte dai  quei valori, allora si potranno evitare mal di pancia, lamentazioni e sopportazione di compagni di viaggio impresentabili. E forse si potrà anche a  ricominciare a sperare  nel "sol dell’avvenire". Ci vorrà  tempo, ma  se mai si comincia…..

mercoledì 6 settembre 2017

“Stiamo sereni”. Lo dice il PD di Anagni.

Retuvasa
Anagni Viva
Comitato Osteria della Fontana



Nel comunicato : “Bisogna cambiare musica per risanare la Valle del Sacco” la dirigenza del PD di Anagni lancia il suo appello per tranquillizzare la popolazione di Anagni relativamente alla iniziativa Saxagres.

L’opposizione al progetto da parte di diverse Associazioni di Anagni e della Valle viene bollata quale ingannevole ingiustificato allarmismo.

“Nessun attacco al nostro territorio, nessuna invasione di rifiuti, nessun attentato all’ambiente” proclama il PD. Ma non è un attacco l’ennesima iniziativa nel settore dei rifiuti che la Valle deve sopportare? E le ceneri del termovalorizzatore forse non sono rifiuti  a vario titolo di pericolosità oggi conferiti in discarica? E le tonnellate  di ceneri previste da “lavorare” e stoccare nei capannoni non sono “invasione”?   Ad oggi è stata autorizzata solo la “sperimentazione”, vero. Ma qualcuno del PD ha partecipato alle conferenze dei servizi, si è informato circa le modalità e i criteri di verifica dell’ottemperanza alla sperimentazione? Ha mai avuto a che fare con protocolli di sperimentazione nella sua esperienza? Chi di dovere aveva pieno titolo per  partecipare, fosse  solo per testimoniare in prima persona  il suo assenso al progetto, era assente. Ma chi di dovere invece ha preferito  essere presente  alle sagre del peperoncino. E ora è tra i firmatari del comunicato del “cambio della musica”.

Non è poi come viene detto nel comunicato che non si va da nessuna parte: le Associazioni vorrebbero (eccome!!) che Anagni andasse da qualche parte, ma dalla parte giusta. E la parte “giusta” non è quella che proponete voi.

E poi. Sempre con quel tormentone dell’accusa che  chiunque operi in modo sgradito al PD  lo faccia solo per acchiappare voti.  Di chi poi è difficile capire.  Basta.

Ma non è proprio concepibile da parte vostra che possano esistere cittadini, liberi da condizionamenti, che intendano difendere direttamente i propri interessi senza delegarli ai partiti politici?.  Dei quali, forse, non è che proprio abbiano una incondizionata fiducia, vista l’ evidente e ripetuta  dimostrazione della  loro incapacità di tutelare la  salute dei cittadini con una  politica ambientale fatta con  competenza e responsabilità e con una convinta ed efficace azione politica contro lo smantellamento dell’ Ospedale.

Ma, invece di usare slogan  vuoti di contenuti quali “la politica ha gli occhi aperti”, quali “le antenne sono ben rizzate ed indirizzate”, quali “i cittadini non sono stati lasciati soli”, quali  “… ci stanno a cuore più di tutto” non esponete con chiarezza cosa il PD di Anagni (non il Comune, sono due cose distinte) e non solo di Anagni, ha fatto, sta facendo e cosa programma di fare a proposito di SaxaGres, della Marangoni, di Energia Anagni (la sorella di Saxa Gres), di ACEA A.R.I.A Castellaccio, di Colle Fagiolara, degli inceneritori di Colleferro, della Polveriera, dell’Ospedale di Anagni, di quello di Colleferro. Con documenti, atti e fatti. Non parole  e ridicoli slogan paternalistici per lettori disattenti. E sono ben accetti atti coraggiosi di dichiarazione di  pubblico consenso a tali iniziative, come pare essere quella di Saxa Gres. Ve lo diciamo in pieno spirito collaborativo: come dite voi, noi la nostra parte la stiamo facendo e ve la possiamo anche documentare  per cambiare musica e risanare la Valle del Sacco, come piacerebbe a noi, però.

Speriamo  che  non vogliate imitare il vostro leader rispondendoci “andate a dirlo a vostra sorella”. Non abbiamo sorelle.

Il diritto di eleggere i nostri rappresentanti

Alfiero Grandi vice presidente vicario Comitato per la Democrazia Costituzionale
articolo pubblicato sulla rivista: sinistra sindacale


Il 2 ottobre i Comitati referendari porranno di nuovo con tutta la forza di cui sono capaci la richiesta di una legge elettorale nuova, coerente per Camera e Senato che chiuda con la fase dei porcellum, degli italicum e consenta agli italiani di eleggere un parlamento credibile, che recuperi la fiducia dei cittadini, compromessa da anni di effetti perversi del maggioritario che abbiamo conosciuto. La nuova legge elettorale è una richiesta venuta anche dal Presidente della Repubblica con la quale siamo d’accordo.

Dopo la bocciatura netta e forte del referendum del 4 dicembre 2016 dei tentativi di stravolgimento della Costituzione voluti da Renzi ora è il momento di ottenere una legge elettorale coerente con l’esito del voto dei cittadini che a grande maggioranza hanno detto No. L’Italicum è la legge elettorale coerente con quel tentativo bocciato di stravolgimento della Costituzione, tanto è vero che valeva solo per la Camera, visto che si dava per superato il Senato. Il giudizio della Corte costituzionale, su nostra richiesta, ha duramente rimesso in discussione l’Italicum e quindi oggi ci troviamo con due sistemi elettorali diversi e per tanti versi incoerenti.

La richiesta al parlamento di approvare una nuova legge è già stata avanzata dai Comitati referendari con una petizione popolare che ha posto due questioni centrali: una forte iniezione di proporzionale e il diritto degli elettori di eleggere tutti i loro rappresentanti. Purtroppo il parlamento ha perso mesi prima di procedere e quando finalmente ha iniziato a lavorare ha subito l’influenza nefasta delle forze politiche principali, in particolare del Pd, che ha cambiato più volte posizione, anche in modo radicale, salvo trarre la conclusione dal primo incidente di percorso parlamentare che non se ne può far nulla. La legge elettorale non può essere monopolio di qualcuno e tanto meno sequestrata dalle forze politiche perchè è un diritto sacrosanto dei cittadini e un interesse fondamentale del sistema democratico.

Infatti se il parlamento non è credibile tutto il sistema istituzionale ne risente, a partire dalla sua qualità intrinseca e per la scarsa rappresentatività effettiva.

La questione rappresentattività è oggi centrale per riavvicinare i cittadini alla loro rappresentanza, altrimenti proseguirà un divorzio ormai lungo e preoccupante che può allontanare definitivamente tanta parte del paese dalle scelte politiche, verso l’astensione o il voto di protesta.

Non è vero che la legge elettorale è questione dei gruppi dirigenti. Anzi i gruppi dirigenti vorrebbero perpetuare un parlamento subalterno e senza identità, con parlamentari corrivi ai capipartito e al governo del momento. Anche i parlamentari così vengono frustrati nel loro ruolo e la loro qualità si abbassa drammaticamente fino a provocare un divorzio dal paese reale.

Solo un parlamento rappresentativo può rispondere alle aspettative del paese, alle domande di fondo dei cittadini. Pensiamo ad alcuni punti: diritti di chi lavora, politiche per l’occupazione, sistema dell’istruzione, diritti garantiti nella sanità, nelle pensioni, ecc.

Se resterà un parlamento di nominati le risposte saranno ancora una volta deludenti.

Solo un parlamento permeabile alla società, rappresentativo delle istanze dei cittadini sarà in grado di rispondere e la premessa indispensabile è che i parlamentari siano liberi di decidere e rispondano delle loro scelte non ai capi partito ma ai cittadini che che li hanno eletti.

Per questo la possibilità di eleggere tutti i parlamentari è una svolta indispensabile, istituzionale e politica.

Non a caso questo parlamento, in gran parte di nominati, eletto con il porcellum, sembra incapace di rispondere anche alla domanda fondamentale che riguarda il suo ruolo e cioè approvare una legge elettorale coerente e innovativa.

Il maggioritario non ha risolto nulla, nemmeno quando Berlusconi ha avuto 100 deputati di maggioranza. Regalare con artifici la maggioranza dei parlamentari ad una minoranza di elettori è non solo contrario alla nostra Costituzione ma è inutile perchè in un modo o nell’altro la maggioranza finisce con il farsi sentire, come dimostrano i referendum del 2011, perduti da Berlusconi, che ne hanno avviato la fine politica.

Non è vero che il maggioritario consente stabilità. Semmai la stabilità di governo può e deve essere il frutto di un’intesa politica e di meccanismi come la sfiducia costruttiva che in Germania ha dato buona prova.

Un conto è la rappresentanza e altro è la governabilità. Chi vuole imporre la governabilità in realtà vuole semplicemente imporre le sue idee di minoranza alla maggioranza e questo non è democratrico e non risponde ai principi della nsotra Costituzione.


Il 2 ottobre lanceremo una campagna di mobilitazione nel paese per coinvolgere le persone, per contattare i parlamentari, per premere sui partiti, per tentare di spostare le opinioni fin troppo rassegnate alla deriva degli eventi attuali.

CETA: GOLPE DELLA COMMISSIONE EUROPEA

Maria Fogliaro



Approvato dalla Commissione Esteri del Senato martedì 27 giugno 2017(dove è passato con il sostegno di Pd, centristi e Forza Italia, e con il voto contrario di M5S, Gal, Sinistra italiana e Lega), il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) sarebbe dovuto arrivare in Aula a Palazzo Madama mercoledì 25 luglio. Ma la ratifica è saltata per la priorità riservata per regolamento ai decreti da convertire - come quello sullo sviluppo del Mezzogiorno e quello sulle banche venete -. Non c´è stato, quindi, un rinvio ufficiale della ratifica, ma ancora non ho trovato nel sito del Senato la data in cui essa verrà calendarizzata.


Le regole Ue prevedono che il trattato di libero commercio fra Unione Europea e Canada debba essere ratificato dai 28 Stati membri dell'Ue per poter entrare effettivamente in vigore. E, a oggi, è stato ratificato solo da Lettonia, Danimarca, Croazia e Spagna.




Tuttavia, il trattato entrerà in vigore «in via provvisoria» dal 21settembre p.v. come hanno deciso, nel corso del G20 di Amburgo (7-8 luglio u.s.) il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker eil Primo ministro canadese Justin Trudeau.



Pertanto, immagino che presto sapremo quando il trattato arriverà in

Aula in Senato.



martedì 5 settembre 2017

SICILIA: RISORGIMENTO SOCIALISTA E IL PCI DICONO NO A CLAUDIO FAVA

fonte: Risorgimento Socialista

Claudio Fava e Ottavio Navarra – foto: CataniaToday


Risorgimento Socialista, insieme  comitati civici, al PCI, ad Azione Civile, Rifondazione Comunista e Possibile, si è impegnata da subito a sostenere la candidatura di Ottavio Navarra a Presidente della Regione Sicilia.
La nostra sfida era quella di costruire una coalizione di sinistra nettamente alternativa al PD e qualsiasi ipotesi di ricostruire il centrosinistra di marca ulivista che ha fallito in Italia e nella Sicilia stessa: su questa posizione, Risorgimento Socialista e le altre forze della Sinistra hanno sempre accettato di confrontarsi.
La scelta di Articolo 1 – MDP e di Sinistra Italiana di rompere le trattative con il PD poteva essere l’occasione di costruire un fronte più ampio di forze: è diventata una prova di forza, con Articolo 1 che ha comunicato la candidatura di Claudio Fava tramite due interviste Repubblica e Il Manifesto, rivolgendosi esclusivamente a Sinistra Italiana e trattando le altre forze della sinistra come ospiti.
Dopo il confronto avvenuto ad Enna, la prospettiva che era stata individuata era quella di una consultazione democratica della base, per decidere candidato e programma: alla fine, invece, con una scelta calata dall’alto, Fava è stato imposto come candidato Presidente, di una coalizione di sinistra che non esclude (parola di Enrico Rossi, uno dei leader di MDP) di allearsi in seguito ai Dem, e che secondo molti giornali sta ancora trattando con il PD sottobanco, nel caso Micari si ritiri o si facciano primarie di centrosinistra.
Avremmo potuto scegliere la convenienza, e accodarci a un progetto che non sentivamo nostro, per difendere gli sforzi fatti finora e per portare a casa qualche riconoscimento: preferiamo scegliere la coerenza.
Non si può costruire nessuna Sinistra facendo un collage di vecchie classi dirigenti con lo scopo di portare a casa qualche seggio e il piano B, sempre pronto, di andare a bussare alla porta del Partito Democratico. Su questo progetto, di ricostruzione di una sinistra di classe e di opposizione in Italia, noi continueremo a lavorare, senza fretta ma con la convinzione di star facendo la cosa giusta.
Su questo progetto, sappiamo che incontreremo tante persone determinate, come i compagni e le compagne del PCI, che con un comunicato hanno detto NO anch’essi all’imposizione della candidatura di Claudio Fava.
Di seguito, i comunicati di Risorgimento Socialista e del Partito Comunista Italiano della Sicilia.

Dichiarazione di Fabio Cannizzaro, coordinatore regionale di Risorgimento Socialista della Sicilia
Dopo la comunicazione odierna di Ottavio Navarra con la quale lo stesso annuncia il ritiro della sua disponibilità ad essere il candidato a Presidente della regione per il progetto d’alternativa siciliana di sinistra in vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento siciliano, secondo le linee fissate già nell’assemblea di Palermo dello scorso 29 luglio c.a., avvertiamo come Risorgimento Socialista, organizzazione che ha partecipato al processo sin dall’inizio, la necessità di fare chiarezza sugli avvenimenti come vanno delineandosi.
La scelta di Navarra lecita quanto, a nostro avviso, improvvida, di fatto, apre la strada ad una piattaforma politica che muta irreversibilmente il progetto originario e mette al centro del suo agire le linee di S.I. e MDP, linee diverse da quelle delineate collettivamente prima e poi ribadite nell’assemblea palermitana di luglio. Detto mutamento tutt’altro che casualmente trova la sua sintesi intorno alla candidatura di Claudio Fava a Presidente.
Come Risorgimento Socialista della Sicilia, organizzazione politica militante della sinistra socialista, avvertiamo, per le nostre convinzioni, per i nostri valori e per coerenza alla nostra tradizione politica, la necessità di marcare la nostra distanza da queste analisi e dalla scelta compiuta, in libertà, dallo stesso Navarra.
Detto ciò, è evidente, che non ci riconosciamo né nel progetto incarnato da Fava né nella scelta di rinunciare di Navarra né tantomeno nelle valutazioni che ad esse sono sottese ed neppure nelle future scelte che ne conseguiranno.
Noi di Risorgimento Socialista della Sicilia restiamo convinti che per le prossime elezioni regionali siciliane sarebbe utile, invece, mantenere un robusto, chiaro progetto di cambiamento ed alternativa a sinistra per i siciliani, ponendo al centro del dibattito i loro problemi, le loro aspirazioni e l’irrisolta Questione Siciliana fuori da valutazioni tattiche d’ordine “romano” e fintamente “laboratoriali”.
In tale prospettiva rivolgiamo un invito a tutte le forze sociali e politiche siciliane di sinistra che con noi condividono questa necessità affinché si riesca, insieme, a mettere in campo ogni iniziativa che segni, una chiara discontinuità rispetto alle solite analisi politiche eterodirette che la candidatura Fava sembra tornare a prospettare per la Sicilia, per i siciliani e per la sinistra: SE NON ORA, QUANDO?
Socialismo Sempre!
Il Coordinatore Regionale
(Fabio Cannizzaro)

Dichiarazione di Antonio Bertuccelli, segretario regionale del Partito Comunista Italiano della Sicilia
Gli uomini possono passare, stritolati dalle bufere; rimane la classe intera, per le cui fortune,devono sapere anche morire.” scriveva Antonio Gramsci.
Esprimiamo un giudizio fortemente negativo rispetto alla nota in cui Fava e Navarra danno appuntamento per “una assemblea regionale alla quale proporre un percorso programmatico e la candidatura di Claudio Fava a Presidente della Regione Sicilia alle elezioni regionali.”
Noi non ci innamoriamo degli uomini ma dei progetti e dei programmi.
Avevamo pensato che Navarra potesse essere la sintesi delle forze politiche, dei movimenti, delle associazioni, dei singoli che sostenevano l’idea di porre in essere una lista che rappresentasse l’unità della sinistra e l’alternatività al Pd.
In questi mesi forze politiche, associazioni, militanti hanno lavorato in Sicilia, tra mille difficoltà, a costruire un percorso partecipato di alternativa che adesso viene azzerato dal prevalere di ristrette logiche di vertice.
Massimo rispetto per la storia di Claudio Fava ma la sua candidatura, ad opera di Art.1-MDP, ha avuto sin dall’inizio l’evidente funzione di porre un’ipoteca moderata sulla costruzione della lista di sinistra. A ciò si aggiunge che essa è stata costantemente accompagnata da gravissime dichiarazioni di disponibilità nei confronti del PD da parte dei massimi esponenti di Art.1, da Rossi a Bersani. Anche il metodo con cui questa candidatura è stata imposta è inaccettabile.
Apprendere che Navarra si sia accordato per una lista comune con Fava, espressione diretta delle politiche governative a guida Pd, ci dispiace ma noi rimaniamo coerentemente sulle nostre posizioni.
Rigettiamo ogni tentativo di ricostruire il centrosinistra che giudichiamo fallimentare e sbagliato.
Chiediamo a tutti e tutte coloro che hanno partecipato all’iniziale percorso di mostrare coerenza e confermiamo la volontà di lavorare con tutte le forze comuniste e antagoniste presenti nella società per rilanciare la lotta per il cambiamento in Sicilia.

Antonio Bertuccelli,
Segretario Regionale Pci Sicilia

Disservizio Idrico ad Alvito: QUOUSQUE TANDEM ABUTERE ACEA PATIENTIA NOSTRA.


L'utente Dionisio Paglia




 Acqua a singhiozzo quando c'è, poco clorata, con carica batterica sopra i limiti e quindi non potabile, a fronte di bollette salatissime. Fino a quando il gestore idrico vuole abusare della nostra pazienza? Ad Alvito la penuria idrica di quest'estate ha determinato lo svuotamento frequente dei serbatoi comunali, compromettendo la "clorazione" dell'acqua con conseguente aumento della carica batterica ed il Sindaco sulla scorta del referto della ASL ha dovuto emanare l'ordinanza per interdire l'uso strettamente alimentare del prezioso liquido. Anche se lavarsi i denti o farsi la doccia sapendo della presenza presunta nell'acqua di coliformi fecali non è una cosa entusiasmante.

Che fine ha fatto il sistema di disinfezione dell'acqua a raggi ultravioletti in dotazione ai nostri impianti comunali?
Se non funziona più o è in disuso, se ne può conoscere il motivo? ACEA lo sa?
E' stato installato in questi giorni in Piazza Umberto I (vicino ad un bagno chimico non funzionante) un serbatoio per l'acqua potabile, suppongo, con tre rubinetti: si prevedono allora tempi lunghi per il ripristino del normale flusso idrico?
Quando tornerà microbiologicamente pura la nostra acqua?
Quando si realizzeranno le fogne in località S. Maria a tutela della salubrità del sito di emungimento della nostra acqua potabile?
Visto che i tempi della "risoluzione contrattuale in itinere" sembrano allungarsi, quale sarà nelle more l'atteggiamento del gestore? Sarà più diligente o continuerà a collezionare negligenze?
L' UTENZA aspetta risposte e pure l'acqua (pura).

domenica 3 settembre 2017

OMICIDI BIANCHI: LA MORTE OPERAIA A LUCCA


Umberto Franchi


Si chiamavano Eugenio Viviani e Antonio Pellegrini , i due operai della ditta Morelli che svolgevano il proprio lavoro sul braccio della gru , quando il "braccio gru" e' crollato uccidendo i due operai.

Ora la magistratura farà la propria inchiesta... ed anche i servizi di prevenzione e sicurezza (Inail Asl Arpat) faranno altrettanto... al fine di accertare le cause;
 ma una cosa si può già affermare senza paura di sbagliare: e
ssa riguarda il fatto che se il braccio della gru' e' caduto, significa che in precedenza non era stata effettuata su di essa la necessaria manutenzione....

 Ora non basta proclamare il lutto cittadino, fare la processione di S.Croce senza luminari... no , e' necessario un moto di rivolta dei lavoratori , del sindacato, della popolazione.

E' necessario cambiare tutta l'organizzazione del lavoro basata sul lavoro precario, sulla mancanza di prevenzione, sul risparmio dei costi persino sulla manutenzione, su gli straordinari quando c'e' il lavoro e Cassa integrazione quando manca, sul massimo sfruttamento.


Il disastro della morte operaia a Lucca , si ripete ogni giorno anche in altre realta' d'Italia... ed allora il sindacato si muova... faccia uno sciopero generale e apra vertenze in ogni azienda per tutelare la sicurezza e salute dei lavoratori.