martedì 23 gennaio 2018

Alcune domane ad Alfiero Grandi del Coordinamento Democrazia Costituzionale sulla legge elettorale

Riceviamo e pubblichiamo



Legge elettorale. Alfiero Grandi (Coordinamento democrazia costituzionale): il nuovo Senato potrà subito cambiarla. Presentata una proposta di iniziativa popolare. Agli elettori: non votate i partiti che l’hanno voluta. Il silenzio dei media

Silenzio dei media sulla iniziativa presa dal Coordinamento democrazia costituzionale che ha presentato qualche giorno fa una proposta di legge di iniziativa popolare per cambiare, subito, appena saranno elette le nuove Camere, la pessima legge elettorale con cui i cittadini il 4 marzo sono chiamati al voto. Non disturbate il manovratore, questa sembra essere la linea dei giornali, delle televisioni, Rai in testa. Anche se i giudizi sul Rosatellum sono, nella stragrande maggioranza, negativi, praticamente solo l’autore, il capogruppo del Pd alla Camera, ovviamente, ne è entusiasta, ormai gli scriba si occupano solo di liste, accorpamenti, cespugli, alleanze innaturali. Addirittura si ignora, e se lo si sa si nasconde, che nel nuovo regolamento del Senato, quello che verrà eletto a marzo, è previsto che le proposte di legge di iniziativa popolare devono essere discusse entro tre mesi dalla presentazione. Da qui la presentazione della proposta in Cassazione e di seguito partirà la raccolta delle firme mentre procede la campagna elettorale. Alfiero Grandi, vicepresidente del Comitato per la democrazia costituzionale con l’articolo che di seguito riportiamo ricostruisce il retroscena che ha portato alla approvazione della pessima legge e apre la campagna per cambiarla in tempi rapidi.


Alfiero Grandi: di male in peggio. Dal famigerato “porcellum” al pessimo “rosatellum”
In questa campagna elettorale le promesse si sprecano. Noi tenteremo di inserire alcuni problemi di grande valore, che potrebbero introdurre rilevanti novità in campagna elettorale e ancor più nella prossima legislatura. Anzitutto una proposta di modifica della legge elettorale. Per approvare la legge con cui, purtroppo, voteremo il 4 marzo, il governo Gentiloni ha messo ben otto volte la fiducia. Eppure si era presentato alle Camere per la fiducia promettendo che della legge elettorale si sarebbe occupato il parlamento, mentre il governo non avrebbe forzato la mano. È accaduto esattamente il contrario. I parlamentari di fronte al voto di fiducia potevano solo dire Si o No, cioè non hanno potuto entrare nel merito, né proporre modifiche alla legge concordata tra i vertici di Pd, Lega, Forza Italia, per citare i maggiori, con l’appoggio di Verdini e c. al Senato.
Purtroppo l’ex parlamento era stato eletto con il famigerato “porcellum”, cioè tutti nominati di fatto dall’alto, dai capi partito. Per questo la maggioranza dei parlamentari è stata obbediente agli ordini. Gli elettori non hanno potuto scegliere per la terza legislatura di fila i loro rappresentanti. È così dal 2006 e ogni legislatura, purtroppo, è stata peggiore di quella precedente. Per questo la maggioranza del parlamento non ha nemmeno provato a disobbedire agli ordini dei capi partito e ha approvato la nuova legge elettorale (rosatellum) pena la non rielezione. Come scriveva Manzoni chi non ha coraggio non se lo può dare.
Del resto è un parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale, delegittimato che non ha esitato a tentare di deformare la Costituzione, iniziativa, per fortuna, bocciata dal referendum del 4 dicembre 2016. L’ex parlamento accettando l’imposizione dei capipartito ci ha “regalato” una pessima legge elettorale che rischia di perpetuare il meccanismo perverso che vede i rappresentanti degli elettori e delle elettrici non essere scelti da quelli che dovrebbero rappresentare, cioè i cittadini. Una contraddizione formidabile, che allarga ancora il fossato tra i cittadini e i loro rappresentanti. Così si nuoce alla democrazia rappresentativa che è l’essenza della nostra Costituzione.
Si seleziona dall’alto una classe dirigente fedele e obbediente ai capi partito
Il timore di far decidere ai cittadini è tale che si preferisce selezionare dall’alto una classe dirigente fedele ed obbediente ai capi partito, ma questo mina la qualità della nostra democrazia, di cui è presidio la Costituzione, che non a caso si voleva cambiare. La speranza di chi ha compiuto questa forzatura è che ci si rassegni al fatto compiuto. Noi non ci rassegneremo a questa legge elettorale e finché avremo voce e forza cercheremo di convincere che è indispensabile cambiarla per il bene della nostra democrazia. Ricorderemo anzitutto che ci sono precise responsabilità: ci sono partiti che hanno voluto questa legge e ci sono senatori e deputati che l’hanno votata. È bene ricordarlo agli elettori, perché il 4 marzo hanno la possibilità di dare un giudizio, di esprimere la loro critica più forte non votandoli. Astenersi disgustati sarebbe un errore, meglio votare contro i responsabili.
Il coordinamento per la democrazia costituzionale ha deciso di presentare una proposta di legge di iniziativa popolare per cambiare il sistema elettorale in vigore e inizieremo a raccogliere le firme già durante la campagna elettorale e poi proseguiremo, ponendoci l’obiettivo di presentare la proposta al Senato, il cui nuovo regolamento prevede che entro tre mesi le proposte di legge di iniziativa popolare vengano esaminate. In altre parole vogliamo riaprire la discussione prima possibile. Avrete notato che sono sempre meno quelli che difendono questa legge, i pentiti aumentano, anche perché tra chi l’ha voluta qualcuno inizia a capire che favorisce altri, in altre parole hanno creato un mostro che gli si rivolta contro. Ci vuole tempo e pazienza ma è possibile riaprire la partita, con l’obiettivo di ottenere una nuova legge elettorale in cui i cittadini possano finalmente scegliere i loro rappresentanti.


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