martedì 20 febbraio 2018

Compagni svegliamoci! Non conquista dei mezzi di produzione ma appropriazione delle app. del capitale.

Luciano Granieri



 Il reddito d’inclusione ve lo ricordate? Il R.E.I. Fu una misura, approvata dal Governo  alla fine d’agosto del 2017 per combattere la povertà.  Il Primo Ministro Gentiloni, spalleggiato dal suo burattinaio Renzi, ci venne a raccontare che finalmente anche la Repubblica Italiana  si era dotata di uno strumento epocale per aiutare le famiglie con redditi da fame, sotto la soglia di povertà. 

Epocale? Dai conti non parrebbe. Infatti il reddito d’inclusione è destinato a 1,8 milioni di persone, mentre la popolazione che vive precariamente sotto la soglia di povertà ammonta a 6 milioni di disperati. Disgraziatamente, solo qualche mese prima, si erano stanziati 20 miliardi per il salvataggio delle banche.  Dunque ai tapini  ultra poveri  non restava che spartirsi la sontuosa cifra di un miliardo e sette. 

Tutto questo scialare  basta, si e no, ad accontentare poco meno di due milioni di poveri cristi, lasciando gli altri a recriminare, imbestialiti, sulla propria condizione, che qualcuno vorrebbe far derivare da una presunta invasione di  immigrati . 

Con il reddito d’inclusione non ci si arricchisce, ne ci si campa, forse  a mala pena ci si paga un quarto di una bolletta media di Acea. Meglio che niente! Il sottoscritto leggendo   il decreto si rende conto di poter accedere a questa epocale misura di abbattimento della povertà. Infatti, nonostante 12 di quel milione di posti di lavoro, creati nell’era del jobs act, siano i miei, il mio reddito consente l’accesso al REI. Come è  possibile?  Lo sapete no? Ogni contratto di collaborazione, anche di un giorno,  per l’Istat vale come un posto di lavoro in più , per cui   nonostante 12 contratti di collaborazione puntualmente firmati le mie finanze sono  tali  da consentire l’iscrizione alla riffa del REI. 

Diligentemente, il 4 dicembre, come da norma,  mi reco al  Comune il quale per conto dell’Inps raccoglie la documentazione  e la domanda di ammissione. Compilando la domanda mi rendo conto di essere veramente fortunato.  Infatti è fondamentale,  per accedere al reddito d’inclusione,  non possedere una barca da diporto. Lo indica un requisito  specifico inserito  nel modulo di richiesta. Che culo! Pensa se c’avevo lo yacht ancorato all’Argentario, mica potevo rientrare nell’esclusivo club degli ultra poveracci,  che soddisfazione poter gridare in faccia ad un Briatore qualsiasi : “tu sei fuori!!!”.  

Documenti a posto, domanda protocollata, ci mettiamo in attesa fiduciosi della risposta che si spera possa essere  positiva.  Così, tanto per avere la soddisfazione di pagare il quarto della bolletta media di Acea. L’esito che l’Inps, una volta ricevuta la documentazione dal Comune, dovrà ricomunicare al Comune, si avrà presumibilmente per metà gennaio, dicono. Strano la prima mensilità del REI era  prevista dalla legge per il 1 gennaio 2018 ma l’esito della pratica si saprà solo quindici giorni più tardi? Misteri della fede…. 

Non ricevendo alcuna risposta, neanche per fine gennaio, mi reco al Comune a  vedere se la mia pratica, quantomeno, sia stata esaminata. Una signora, molto gentile, mi comunica che il numero  elevato di domande arrivate all’Inps ha bloccato la piattaforma informatica progettate per gestirle. Contano di sbloccare il tutto in breve tempo.  Stimando in un mese la brevità del tempo che mi è stato indicato, sono tornato ieri  al Comune per avere qualche riscontro. Un’altra signora, sempre gentile, mi  spiega  che la piattaforma informatica dell’Inps è ancora bloccata, contano di sbloccarla nei prossimi giorni. 

Sconsolato ritorno a casa.  Accendo la TV per vedere qual'è la cazzata del giorno sparata dai vari candidati alle elezioni. Prima del TG la pubblicità di una banca, magnifica la sua app. Scaricando l’applicazione, in tempo reale, si ha accesso ai mercati finanziari  di tutto il mondo, con un click  in 15 secondi sposti milioni di euro  da Francoforte a Bruxelles. Mi viene in mente che con un click, Whirpool ha deciso  di spostare la produzione  dalla Embraco di Riva di  Chieri  in Slovenia, mettendo in mezzo alla strada,  sempre  con il medesimo click, 500 lavoratori. Però come funzionano bene le piattaforme del capitale! Mica come quelle dell’Inps pietrificate dalla inenarrabile impresa di distribuire qualche centinaia di euro ad un po’ di disgraziati… 

Allora compagni mi spiace dirlo ma non abbiamo capito un cazzo!!!! La conquista dei mezzi di produzione è roba vecchia.  Oggi la rivoluzione passa per l’appropriazione delle app a disposizione del capitale. Svegliamoci! Se no  per spostare miliardi  e mettere per strada un mucchio di gente ci vorranno 10 secondi e per  fare l’elemosina ai poveracci  saranno necessari anni. 

E se  i poveracci s’impossessassero dei raffinati strumenti del capitale finanziario?  Forse  l’elemosina non sarebbe più necessaria.  Ecco pronti per alcuni spunti di riflessione per la prossima rivoluzione.

Hasta la victoria siempre!

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