Lavinia è una maestra precaria, una coerente antifascista che alcuni giorni prima delle elezioni politiche è scesa in piazza a Torino per cercare di impedire un comizio dei neofascisti.
Assieme agli altri manifestati, ha subito le manganellate e gli idranti della polizia. Esasperata, ha protestato a viva voce contro i poliziotti, esprimendo tutta la sua rabbia e la sua indignazione contro un apparato militare schierato per reprimere chi ripudiava il fascismo e il razzismo.
Nei giorni seguenti, Lavinia è stata sottoposta al linciaggio mediatico, aggredita da tutti i politicanti borghesi, insultata e minacciata da esponenti delle “forze dell’ordine”.
Ora Lavinia è indagata e rischia il licenziamento politico per antifascismo, su ordine di Renzi (che intanto è stato licenziato da milioni di lavoratrici e di lavoratori). E’ una minaccia alla sua vita lavorativa, al suo salario, ai suoi diritti, ai diritti di tutte le lavoratrici e i lavoratori. E’ una grave forma di violenza di Stato, aggravata dal fatto che Lavinia è una donna, lavoratrice e precaria.
Invece chi fa apologia del fascismo, chi commette atti fascisti, chi riorganizza partiti fascisti, vietati dalla Costituzione democratico-borghese, non subisce alcuna conseguenza. E’ un segno inequivocabile dell’avanzare dell’autoritarismo e della reazione.
Il caso di Lavinia è emblematico. Viviamo in una società in cui sulla donna ricade gran parte del lavoro domestico e di cura dei figli e degli anziani. Le donne ricevono salari più bassi. Sono segregate in settori caratterizzati da bassi salari e minori tutele, nei livelli inferiori delle differenti categorie. Sono discriminate e oppresse nei posti di lavoro e in famiglia. Quando alzano la testa, quando lottano contro i padroni, quando si oppongono al maschilismo e al fascismo, alle violenze che subiscono, sono represse, punite, aggredite, licenziate in tronco, come si vuol fare con la coraggiosa maestra antifascista.
Le operaie, le braccianti, le lavoratrici dei servizi e della scuola, le casalinghe povere, sono state negli ultimi anni un bersaglio delle politiche di austerità e neoliberiste, dell’offensiva dei capitalisti e dei loro governi, dell’oscurantismo clericale.
Parallelamente si è inasprita la violenza contro le donne: femminicidi, stupri, attacchi di ogni tipo. I dati dimostrano che questo fenomeno avanza in forma inquietante in tutti i paesi, inclusi i più “democratici” e sviluppati. La violenza assume diverse forme (economica, sociale, politica, sessuale, psicologica, sanitaria, etc.) e colpisce un’alta percentuale di donne. Lo Stato borghese fa poco o nulla per arginare questa violenza, spesso la giustifica, la incoraggia e la pratica.
Il caso di Lavinia parla chiaro: la violenza politica contro le donne è un’espressione diretta della trasformazione reazionaria dello Stato e della società. E’ un mezzo utilizzato dalla classe dominante per mantenere soggiogate le donne oppresse e gli sfruttati mentre avanzano i progetti antidemocratici. Una violenza che la macchina statale, la Chiesa, i mezzi di comunicazione, etc. producono e riproducono costantemente.
Vogliono zittire Lavinia per zittire tutte le donne. Ma Lavinia ci insegna che ribellarsi è giusto e necessario, che la lotta contro la violenza sulle donne deve essere una lotta contro la disuguaglianza e lo sfruttamento, contro un sistema che genera costantemente miseria, guerra e fascismo, ma che allo stesso tempo produce e sviluppa le condizioni affinché le donne si lancino nella lotta per le loro rivendicazioni specifiche e uniscano la loro lotta a quella di tutti i lavoratori.
L’Otto Marzo scioperiamo, manifestiamo, sviluppiamo il movimento e l’organizzazione delle donne per l’uguaglianza economica e sociale, per l’occupazione sicura, con tutele e migliori condizioni di lavoro, per servizi sociali e sanitari pubblici e gratuiti, per la difesa dei diritti conquistati con decenni di lotte, contro la violenza statale, padronale e maschilista, contro la reazione politica e l’oscurantismo clericale, per l’edificazione di una società fondata sulla proprietà comune dei mezzi di produzione, condizione per la piena emancipazione delle donne.
Solidarietà a Lavinia, no ai licenziamenti politici!
Viva l’Otto Marzo, giornata internazionale di lotta delle donne!
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