giovedì 12 luglio 2018

Ribellione popolare ad Haiti!

Daniel Sugasti  


 
E' in corso una ribellione popolare ad Haiti, con sbocchi imprevedibili in questo momento.
Il Paese è in ebollizione politica, attraversato da manifestazioni e barricate apparentemente auto-organizzate. Si registrano anche saccheggi di centri commerciali. L'epicentro della protesta è Port-au-Prince, la capitale, e la città di Cap-Haitien, nel nord.
Il detonatore è stata l'intenzione manifestata dal governo de Jovenel Moise, venerdì 6 luglio, di aumentare del 40-50% il prezzo dei combustibili. Questo quando carbone e kerosene sono molto utilizzati dalla popolazione povera per cucinare e illuminare le case. Mentre gas ed elettricità sono accessibili a pochi, nel quadro della nota situazione di miseria estrema in cui si trova la maggioranza della popolazione.
Nel momento in cui scriviamo sono già tre i morti per la repressione governativa.
Didier Dominique, dell'organizzazione rivoluzionaria Batay Ouvriyé, da noi contattato, pone in risalto il ruolo della classe operaia in questa esplosione sociale: "di fatto è stata la classe operaia del settore tessile che ha iniziato la protesta, con la lotta per il salario minimo. L'episodio dell'aumento dei combustibili ha trasformato questa lotta in una rivolta."
Il giornalista Henry Boisrolin aggiunge: "Da giorni viviamo in una situazione insurrezionale in gran parte del Paese. Le vie sono bloccate, ci sono incendi, barricate e scontri violenti in varie zone. Questa situazione è il risultato di un accumularsi di conflitti parziali, dello scontento e degli scontri col governo che si stanno producendo da tempo come risposta alle politica antipopolari e di saccheggio del governo fantoccio dell'imperialismo diretto dal presidente Moise. Le masse che stanno animando la rivolta e le barricate esigono la caduta del governo." (www.andnoticias.cl/mundo/788-sublevado-el-pueblo-haitiano-manifestantes-controlan-casi-todo-el-pais)
L'aumento del prezzo dei combustibili è parte di un accordo con il Fondo Monetario Internazionale, firmato nel febbraio scorso, che pretende di imporre un pacchetto di misure di austerità al già sofferente popolo haitiano.
La forza della sollevazione popolare è talmente grande che Moise è già stato costretto a fare retromarcia e ad annullare, nella notte di sabato, il decreto che aumentava i prezzi dei combustibili.
Il governo fa appello "alla calma e a rientrare nelle proprie case". Ma questa retromarcia precipitosa non ha fermato le proteste che viceversa sono sempre più esplicitamente contro il governo.
Le organizzazioni sindacali e sociali hanno chiamato, nei giorni del 9 e del 10 luglio, a uno sciopero generale contro le misure del governo.
L'instabilità della situazione ha portato l'ambasciata degli Stati Uniti a fare appello ai suoi connazionali nell'isola a non uscire di casa. Varie compagnie aeree hanno sospeso i voli. Ci sono segnali di panico tra la classe dominante. La famiglia dell'ex presidente Michelle Martelly è scappata. Altre famiglie ricche, così come membri dl governo, stanno cercando di scappare nella Repubblica Dominicana [che costituisce l'altra metà dell'isola Hispaniola per metà occupata da Haiti, ndt].
Le masse popolari haitiane, ancora una volta, mostrano il loro coraggio e la loro disposizione alla lotta. E nel farlo indicano la via alla classe operaia e alle masse sfruttate dell'America Latina e del mondo. E' in questo modo che si combattono i piani dell'imperialismo eseguiti dai governi fantocci: con la ribellione, nelle piazze, terrorizzando le classi dominanti.
La sollevazione di massa ad Haiti merita tutta la solidarietà attiva e l'aiuto dei rivoluzionari e di tutti gli attivisti sociali. Si tratta di uno scontro diretto con l'imperialismo nel Paese più povero d'America, storicamente protagonista della prima e unica rivoluzione dei neri vittoriosa della storia (1).
Come Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale esprimiamo la nostra solidarietà completa alle masse popolari haitiane. Condanniamo energicamente la repressione del governo e delle truppe "di pace" dell'Onu, che in maniera vergognosa sono composte da soldati provenienti da vari Paesi latinoamericani, inviati a suo tempo dai cosiddetti "governi progressisti" - Lula, Evo Morales, Tabaré Vazquez, i Kirchner, Lugo, Dilma Roussef - e mantenuti dagli attuali governi "di destra", gli uni e gli altri allo stesso modo servi dell'imperialismo.
La lotta del popolo haitiano è la lotta di tutta la classe lavoratrice dell'America Latina e del mondo.
 
Cacciamo il governo Moise!
Fuori le truppe dell'Onu da Haiti!
Viva la sollevazione delle masse haitiane!
 
Nota del traduttore(1) Il riferimento è alla rivolta degli schiavi capeggiata dall'ex schiavo Toussaint L'Ouverture (detto "Lo Spartaco nero"), iniziata nel 1791, e che portò all'abolizione della schiavitù (1794) da parte del governo giacobino francese, passò per lo scontro con i colonialisti spagnoli e inglesi, poi con Napoleone che fece deportare in Francia Toussaint, il quale morì nel 1803. Ma le truppe di Toussaint continuarono la lotta fino all'indipendenza dell'isola (1804). Questa storia è raccontata nel libro "I giacobini neri" di C.L.R. James, militante trotskista (la più recente edizione italiana è per i tipi di DeriveApprodi).

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