lunedì 1 ottobre 2018

Da workfare a slaveunfair

Luciano Granieri


Ammettiamolo, noi  inguaribili fautori dello sforamento del parametro defici/pil, noi di estrazione comunista strenui avversari e contestatori della Troika (Ue, Bce, Fmi), quanto avremmo voluto attestarci il merito della vittoria  del 2,4% ! O forse no? Qualcuno duro e puro,  avrebbe voluto eliminare ogni parametro restrittivo imposto dalla consorteria ultraliberista di cui la Troika è palese espressione. Altro che il 2,4% ! Non si può mettere un limite alle spese necessarie per il progresso sociale. 

Resta il fatto che proprio da noi, mi ci metto anch’io, sulla vicenda del DEF viene un assordante silenzio.  Forse varrebbe la pena di osservare che la querelle sui punti decimali del rapporto deficit/pil, con conseguente reazione dei nevrotici mercati alle decisioni del governo, non è altro che l’ennesima "caciara" mediatica, (con annessi proclami di sconfitta della povertà) messa in piedi per coprire la reale natura della manovra che , in base agli annunci contrattuali nero-giallo-verdi, si annuncia odiosamente classista. 

Da un lato ci sono gli iper ricchi a cui viene gentilmente offerto un mega regalo fiscale,  con la flat-tax, e  l’ennesimo condono, dall’altro ci sono i poveri che tali rimarranno, e per di più saranno costretti ad accettare un lavoro purchessia, retribuito,  se  va bene con  780 euro al mese. Da un lato i padroni, sempre più ricchi,  dall’altro una platea  sempre più numerosa di “workpoor”.  Alla faccia del “workfare” !(così tanto per far vedere che qualche cosa d’inglese si conosce). Parliamo di gente  che pur essendo obbligata a lavorare , quando, se, e come vogliono i padroni,  non riesce  comunque ad arrivare a fine mese. Sarebbe forse più corretto usare il termine  di “slaveunfair” (sempre per far vedere che si sa qualcosa d’inglese). 

Ma su questa terribile natura della manovra economica, nessuno dice nulla. Si guarda il dito del 2,4% senza curarsi della luna che esso indica. I neo barbari nero-giallo-verdi rivendicano il coraggio di aver abbattuto il tabù del defict, i vecchi barbari riformisti-liberisti replicano che tale audacia porterà alla vendetta dei mercati così profondamente offesi. Noi vetero-comunisti che potremmo, quantomeno invitare a spostare lo sguardo dal dito ad una luna fredda, asfittica,  ci guardiamo bene dal farlo. Né ci imbarchiamo in una discussione, per altro più che legittima,  sulla natura predatoria delle politiche imposte dalla Troika, cosa che neanche  i nero-giallo-verdi, nonostante qualche annuncio si azzardano a fare. 

Al di la del discorso sulla natura ultraliberista della UE, più volte già affrontata, varrebbe la pena mettere i piedi sul piatto della manovra. Si è sempre detto, o almeno lo si diceva in campagna elettorale, che uno dei più grandi ostacoli  alla ripartenza della crescita   è  la grande diseguaglianza esistente fra pochi super ricchi (che usano i propri profitti, per fare soldi con altri soldi) e la maggioranza di gente che non può permettersi di consumare granchè se non se stessa.  

La soluzione al problema l’ha squadernata ieri sera da Fabio  Fazio il super tagliatore di sprechi Carlo Cottarelli. Il manager del Fondo Monetario Internazionale ci ha spiegato che l’Italia, a fronte di un debito pubblico fra i più alti d'Europa, presenta una quota di risparmio privato elevatissimo, basterebbe  quindi destinare un po’ di quest’accumulazione privata alla riduzione del debito. Come? Attraverso una sostanziosa tassa patrimoniale. Poi però l’economista, a fronte delle sue ferree convinzioni ideologiche,  si è affrettato ad aggiungere che questa soluzione non è adottabile se non in presenza di catastrofi bibliche di fatto mai avveratesi e che mai si avvereranno. Una sorta di sindrome bipolare spingeva Cottarelli:  come economista a invocare una patrimoniale,  come  ideologo ultraliberista a scongiurarla. 

Sia come sia la  necessità di spostare ampie quote di capitali privati verso il pubblico è accertata anche dal più ordoliberista degli economisti. Dunque corroborati anche dall’autorevole giudizio di un tecnico, suggerirei di  smetterla di accapigliarsi sul 2,4 e di proporre, una forte tassa patrimoniale sui beni immobili, e sulle rendite finanziarie.  Quindi il  contrario della flat-tax, ossia una progressività fiscale che imponga una tassazione proporzionata alla  ricchezza, chi più ha più tasse paga. Una seria e reale lotta all’evasione, altro che condoni! 

Sul lato delle uscite invece, c’è un ansimante sistema sanitario che ha necessità estrema  fondi , ci sono gli enti locali che hanno bisogno di soldi per non far crollare le scuole, c’è la necessità di mettere in campo risorse  atte  a promuovere piani economici,  finanziati dallo Stato  incentrati sulla manutenzione  e valorizzazione del territorio sulla fondazione di imprese  a partecipazione pubblica impegnate nella green economy, nell'erogazione di servizi,   e in attività in grado di creare lavoro vero, non la misera elemosina dei 780 euro. Su questo dovremmo ragionare noi vetero comunisti o no?

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