domenica 4 novembre 2018

La bandiera di Federico Aldrovandi provocazione per chi?

Luciano Granieri




Ci risiamo, anche oggi nel corso della partita Lazio-Spal, ai tifosi ferraresi è stata interdetta l’esposizione  sugli spalti della bandiera con il volto di Federico Aldrovandi.  

Ve lo ricordate Federico? Lo studente di Ferrara morto nel 2005 dopo essere stato preso a botte da quattro poliziotti di pattuglia nei pressi di casa sua. Federico era un grande tifoso della Spal. Fra le foto che  papà Lino Aldrovandi conserva del figlio ce ne è una in cui Federico, ancora bambino, indossa la maglietta a righe biancoazzurre della squadra ferrarese. 

Il ragazzo, che in quel maledetto settembre del 2005  aveva diciotto anni, fu  ucciso da  quattro poliziotti che  dopo averlo ammanettato si accanirono sul suo corpo     per un periodo calcolato fra i 30 e i 40  minuti . La giustizia, dopo vari depistaggi e coperture, fece il suo corso e condannò i quattro poliziotti a 3 anni e 8 mesi di reclusione, (pena ridotta a sei mesi attraverso l’indulto) con sentenza passata in giudicato nel 2012. 

Come detto non è la prima volta che la bandiera con la faccia di Federico  non viene fatta entrare allo stadio. Accadde già il primo dicembre del 2017, campionato del ritorno della Spal in A. Ancora l’Olimpico la scena del misfatto, la partita era con la Roma, finì 3 a 1 per i giallorossi. Le forze dell’ordine sequestrarono la bandiera con il viso del ragazzo, i  tifosi   entrarono ugualmente ma rimasero in silenzio. “Quella bandiera non era autorizzata  in quanto nessuno aveva chiesto  l’autorizzazione per l’ingresso” fu la motivazione  della Questura .  Anzi a seguito di quell’episodio   il giudice sportivo Pasquale Marino vietò l’esposizione della bandiera di Aldrovandi in quanto  ciò costituiva (testuale) “ Comportamento provocatorio  nei confronti delle forze dell’ordine”.

 In realtà la vera provocazione  era stata perpetrata   ai danni della    famiglia Aldrovandi, pochi mesi prima. Nel febbraio 2017, infatti, la Corte dei Conti d’Appello riconobbe  agli agenti pregiudicati l’indulto amministrativo,  riducendo, di fatto, la pena da 3 anni e 8 mesi  (poi decurtata a 6 mesi), al semplice pagamento di 128 euro come danno erariale per il danno d’immagine arrecato alla Polizia.   Anche Ilaria Cucchi espresse il disappunto per la rimozione della bandiera di Aldrovandi con un tweet in cui sottolineava:
Federico Aldrovandi aveva 18 anni appena compiuti.
Sappiamo tutti come è morto.
La bandiera con il suo volto non è stata fatta entrare allo stadio per la partita Roma-Spal.
Io sono con lui. Senza di lui io non sarei mai arrivata fin qui.
Roma è la mia città, ed io amo la mia città, ma io sto con Aldro.
Un abbraccio a Patrizia e Lino”.


Sempre in quel campionato l’episodio si ripropose a Marassi per la partita con la Sampdoria. Anche li la bandiera non fu fatta entrare ma i tifosi riuscirono lo stesso ad introdurre uno  striscione con la scritta  Per qualcuno una provocazione, per noi un ragazzo” Ancora due settimane fa, sempre all’Olimpico, ancora per la partita contro la Roma, non solo non è stata fatta entrare la bandiera, ma sono state sequestrate alcune magliette con il volto di Federico . Pure oggi, con la Lazio, come detto prima, si è ripetuta la stessa cosa. 

Ma perché la faccia di un ragazzo ammazzato di botte dalla polizia costituisce una minaccia così grave per le forze dell’ordine? Cos’è coscienza sporca?  Eppure forze dell’ordine ed istituzioni dovrebbero perseguire lo stesso obiettivo nel punire e condannare le cosiddette mele marce proprio per salvaguardare la propria integrità morale e confermarsi come enti necessari alla sicurezza dei cittadini. 

Se  la faccia di un ragazzo pestato e ucciso  da agenti della Polizia mette così paura, allora qualcosa non torna. E  le croci celtiche,gli striscioni di stampo razzista che entrano senza autorizzazione, (quella  assolutamente necessaria per la bandiera di Aldrovandi), non provocano nessuno?  Già ma di quelli  che si preoccupano della deriva barbara che da tempo sta pervadendo gli stadi, chi se ne cura? Sono goliardate di cui  i soliti rompiscatole buonisti  continuano noiosamente  a lagnarsi!

 Numerosi si ripetono  gli inviti alle famiglie affinchè portino i propri figli allo stadio. Fatico a capire come avrebbe   potuto spiegare un papà al proprio figlio il fatto che la faccia su una bandiera di uno morto per le botte dei poliziotti è  così pericolosa? Ma come, si chiederebbe il bimbo,  i poliziotti non erano sempre quelli buoni?

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