martedì 29 gennaio 2019

Degrado ambientale nella Valle del Sacco. E’ ora di pianificare soluzioni diverse e finalmente efficaci

Assemblea Territoriale Potere al Popolo Frosinone




Quando l’assemblea di Frosinone di Potere al Popolo, in occasione della manifestazione organizzata a Ceccano sull’inquinamento del fiume Sacco nel dicembre scorso, espresse la preoccupazione che, finita l’indignazione per l’invasione di schiuma inquinante nel corso d’acqua, il problema della Valle del Sacco sarebbe tornato nel suo alveo dormiente, non sbagliava. Ciò perché la situazione di totale degrado ambientale in cui versa la “Seveso del Sud “ non ha mai trovato soluzioni basate sulla  dimensione globale  del problema. Eppure analisi esaustive sull’intero complesso delle criticità  sono state avanzate, anche nell’ultimo convegno organizzato  il 25 gennaio scorso a Ceccano  dal giornale on line uno&tre.it  Ma mai hanno suscitato una risposta adeguata  che è, inutile negarlo, complessa e articolata. La stessa mozione presentata alla Camera a firma dei deputati di Leu, Muroni, Fornaro,Epifani, Occhionero, Rostan ,Fassina il 5 dicembre scorso, pur completa nell’analisi, risulta debole nelle richieste limitate ad un moratoria nel conferimento di rifiuti da Roma e nell’insediamento di industrie impattanti nella zona Sin. Meglio che niente! Ma si da il caso che il Parlamento sia lontano anni luce dal calendarizzarne la discussione.  Proviamo qui a fornire un quadro complessivo e ad avanzare le nostre proposte.  Una prima fondamentale  operazione    riguarda la classificazione dei detrattori ambientali, ossia tutti quegli elementi che impattano in modo nocivo sull’ecosistma. 

IL CONSUMO DI  SUOLO                                                                                                                     Iniziamo con il  consumo di suolo.  Per consumo di suolo s’intende la   concentrazione  di insediamenti abitativi ,  di attività industriali  e produttive in aree definite.  Nel piano di gestione  dell’Autorità di Bacino Distrettuale  dell’Appennino Meridionale, ente pubblico incaricato di monitorare i bacini  del  Liri-Garigliano  e del Volturno,  la percentuale di consumo di suolo (fra il 1910 e il 1998)  , nel  sotto bacino Sacco-Cosa, che rientra nell’area Liri-Garigliano,  è stata  del 12,1%.  Lo stesso dato per il  bacino del Volturno è esattamente la metà,  6% . Nel rapporto Ispra del 2017 la Provincia di Frosinone ha subito un ulteriore aumento pari al 7%. Come incide il consumo di suolo sull’inquinamento?  La scomparsa di spazi aperti, spazi verdi, aree naturali boscate e agricole, trasforma le superfici  permeabili in impermealizzate  con il conseguente aumento della velocità di scorrimento delle acque dei fiumi, l’annullamento dell’effetto filtro  del terreno  sugli inquinanti che si riversano direttamente   nei corsi d’acqua . Se ciò è devastante in termini di inquinamento ambientale lo è ancora di più per il rischio di alluvioni. Un consumo di suolo elevato, causato da un processo di urbanizzazione ed industrializzazione incontrollata, determina ulteriori pressioni ambientali  in termini di eccessivi scarichi nocivi nei corpi idrici  ed emissioni atmosferiche  di sostanze tossiche per l’uomo.  Non è un caso che l’inquinamento da polveri sottili sia elevatissimo per gran parte dei Comuni che insistono nel Sin, Frosinone e Ceccano su tutti .
IMPIANTI DI DEPURAZIONE
Un potente detrattore  ambientale è la totale insufficienza degli impianti di depurazione. I depuratori situati nella provincia di Frosinone ricadente nel Sin sono 58. Tutti sono poco, o per nulla, funzionati . Sempre nel piano di gestione dell’ Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale si rileva che lo stato pessimo del fiume in termini sostanze tossiche presente nell’asta fluviale  è dovuto all’insufficiente  trattamento delle acque reflue. Gli impianti di depurazione  sono gestiti da Acea Ato5.  Nel 2014 il pm Adolfo Coletta dispose il sequestro degli impianti di Frosinone,Ferentino, Anagni, Ceccano, Fiuggi, Veroli e Trevi nel Lazio  perché, a seguito di un’indagine del Noe,  i reflui civili provenienti da  questi comuni non erano depurati.  Ad oggi non è cambiato molto. Suggestiva,  a dire poco, è l’odissea del depuratore industriale di Anagni. Una mega struttura costata 20 milioni di euro le cui traversie sono iniziate sin dagli inizi degli anni  ‘90.  L’impianto doveva servire la depurazione dei reflui provenienti dalle aziende del distretto Asi, ma non ha mai funzionato. Non solo, nel corso degli anni la struttura ha subito furti e danneggiamenti. Finalmente nel 2013 la Regione cede la gestione dell’impianto al consorzio Asi senza  però che nulla cambiasse. Durante un’audizione di movimenti   e associazioni ambientaliste presso la commissione parlamentare ecomafie, avvenuta nel 2015, emerse la sussistenza di 88 scarichi industriali, con 17 milioni di metri cubi di acque non trattate sversate direttamente nel Sacco. Nel marzo 2017 in pompa magna la Regione attraverso l’assessore all’ambiente Mauro Buschini, firmava un ulteriore accordo con l’Asi  guidata del sodale di partito Francesco De Angelis in cui il consorzio, a seguito di un’ulteriore finanziamento  (160mila euro), riattivava il sistema, affidandone la gestione ad una ditta privata la AeA . L’amministratore delegato di tale azienda recatosi presso il depuratore, lo  ha trovato letteralmente devastato. A oggi  la struttura non è ancora funzionante.

Il depuratore di Anagni
ATTIVITA’ PRODUTTIVE INQUINANTI.
Passiamo alle  industrie. 623 aziende insistono nel Sin della provincia di Frosinone. Fra queste 14 sono classificate come altamente inquinanti, tanto da rientrare nel controllo della  direttiva Seveso. La   norma, emanata dalla UE e recepita nel 1988 dall’Italia con successive modificazioni,  prevede l’adozione di controlli e protocolli particolari   a cui devono adeguarsi  fabbriche   che fanno uso di sostanze pericolose e nocive per l’ambiente. Alcune fra queste 14 attività hanno procedimenti legali in corso proprio per la mancata osservanza della direttiva.
SMALTIMENTO RIFIUTI
Infine non si può sottacere la critica questione sullo smaltimento rifiuti. Nel 2015 l’Unione Europea  ha comminato al nostro Paese   sanzioni per 218 infrazioni in materia di discariche abusive . 32 sono nel Lazio, 27 nella Provincia di Frosinone. Interessano 85 comuni sui  91 della Provincia . In base all’ultimo rapporto ISPRA,  alcuni residui di metalli nel fiume Sacco non possono che derivare da rifiuti nocivi interrati ad oggi non ancora localizzati. Un discorso particolare riguarda la discarica di Via Le Lame  nella zona industriale di Frosinone. Una superficie di 4 ettari  con 650.000 metri cubi di rifiuti. La bonifica di questo sito si è già mangiata 8 milioni di euro. Nonostante ciò ne è stato ordinato il sequestro perché a seguito di un’ispezione dell’Arpa si è rilevato che  la discarica ancora produce inquinamento da percolato e che lo stesso percolato è inquinato da metalli pesanti. Ad aggravare il problema contribuisce la strategia che la Regione Lazio sta adottando per lo smaltimento dei rifiuti. Per supplire la carenza d’impiantistica di Roma  gli impianti di trattamento TMB e di produzione del CDR, presenti nel territorio della Valle del Sacco, ricevono  i rifiuti solidi urbani da Roma.  Tanto che l’impiantistica di Frosinone tarata per  la lavorazione di 175.000 tonnellate all’anno  di RSU, dal 2017, ne tratta un milione.  Una quantità di otto volte superiore al fabbisogno del  territorio con le conseguenze che sappiamo in termini di inquinamento dell’aria attraverso gli inceneritori e la contaminazione dei terreni attraverso le discariche.

SITUAZIONE SANITARIA
Tutto ciò non può che ricadere drammaticamente sulla salute delle persone. Lo studio epidemiologico  nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento, commissionato dall’Istituto Superiore di Sanità, sia nel rapporto 2011,che in quello del 2014, (nel 2016 il rapporto  non è stato pubblicato) ha evidenziato come nelle aree limitrofe al fiume Sacco si riscontri  una mortalità superiore rispetto alle altre zone d’Italia  per tutte le malattie, in particolare per i tumori alle vie respiratorie e per diverse tipologie di leucemie. I rapporti evidenziano come  la grave situazione sanitaria della valle sia pari, se non superiore, ai livelli riscontarti presso l’Ilva di Taranto. In base al nuovo modello di politica  sanitaria europea, denominato Health 2020, stipulato dai 53 paese facenti parte della Regione Europea dell’OMS,    il sistema  sanitario pubblico  deve potenziarsi  per curare più efficacemente  le patologie derivanti dall’inquinamento. Nella Valle del Sacco tutto ciò è totalmente disatteso. I  trattati europei ,si  sa,   devono  essere rispettati  tassativamente solo per il rapporto deficit/pil, gli altri accordi, soprattutto se riguardano aspetti sociali, possono diventare carta straccia.
SOLUZIONI
Come risulta evidente la  grave crisi ambientale della Valle del  Sacco  sembra ormai irreversibile.  Di fronte a questa conclamata gravità, l’assemblea territoriale di Potere al Popolo  di Frosinone  valuta del tutto insufficienti  le soluzioni proposte.  Si sta assistendo ad uno  scarica barile fra istituzioni. I sindaci  scaricano le responsabilità sulla Regione, la Regione non recepisce ed imputa al governo centrale una parte delle cause. La verità è che sono tutti responsabili. I sindaci, ad esempio,  per assecondare la speculazione fondiaria  alimentata dall’ urbanistica contrattata.   Per ogni  opera urbanistica da strutturare , concedono ai privati  aree estese da seppellire sotto  milioni di metri cubi di cemento. Il risultato è una disordinata urbanizzazione che aumenta l’inquinamento del terreno, dell’aria e delle acque,rendendo inefficienti i depuratori. Anche sul tema della depurazione  i  sindaci dovrebbero essere maggiormente vigili, verificando   l’efficienza gestionale dei privati sugli impianti. Gravi responsabilità ricadono sul consorzio Asi e sulla Regione. Come assemblea di Potere al Popolo di Frosinone chiediamo al presidente Francesco De Angelis di procedere immediatamente  all’attivazione del depuratore di Anagni anche se ciò dovesse configgere con gli interessi delle aziende che, per risparmiare sul trattamento dei reflui,  preferiscono sversare direttamente nel fiume.  Così come chiediamo la moratoria di ogni insediamento industriale inquinante. Denunciamo inoltre la totale insipienza della Regione Lazio sullo  smaltimento dei rifiuti. Manca ancora un piano definito, l’ultimo fu redatto nel 2010.  Tutto si svolge in regime di emergenza e  privilegia  lo smaltimento a mezzo incenerimento e discarica un sistema altamente inquinante e desueto. Invitiamo il presidente Zingaretti a redigere finalmente un piano rifiuti basato su  differenziazione, ricircolo e riuso. Un sistema che, oltre a evitare l’inquinamento, potrebbe creare nuovi posti di lavoro. E ancora esortiamo il presidente Zingaretti a fermare il processo di disarticolazione della sanità pubblica nel Lazio  e ripristinare i presidi sanitari all’interno della Valle del Sacco. Se si considera il territorio del Sin emerge che  l’unico  Ospedale attivo  è lo Spaziani di Frosinone .  Invitiamo il ministro dell’ambiente Costa ad aumentare i fondi per la bonifica (50 milioni di euro sono briciole) e coinvolgere direttamente nel processo  i sindaci del coordinamento Valle del  Sacco. Ma, soprattutto, rigettiamo l’attuale sistema economico  basato sulla privatizzazione del profitto e la publicizzazione delle perdite in termini di costi finanziari sociali e sanitari. Il totale fallimento di queste pratiche è certificato da  un tasso di disoccupazione del 14%, la distruzione ambientale della valle e la devastazione del sistema sanitario pubblico a fronte del preoccupante aumentare delle malattie causate da inquinamento. E’ necessario che siano i cittadini a riappropriarsi del proprio territorio, a chiedere la nazionalizzazione delle aziende che de localizzano che non  hanno scrupoli in nome del profitto ad inquinare aria suolo e acqua. Bisogna pianificare investimenti pubblici sotto  controllo partecipato della collettività  per  la riqualificazione d’impianti inquinanti dismessi  e la  valorizzazione  della  vocazione turistica ed agroalimentare. E’ necessario riaffermare il primato degli interessi delle persone sugli affari della speculazione finanziaria. La  soluzioni dei problemi della Valle del Sacco deve, da un lato,  prevedere azioni specifiche e mirate per procedere all’individuazione delle fonti inquinanti, la bonifica e la valorizzazione della Valle, ma nel frattempo è fondamentale mettere in discussione un’ economia che punta al profitto finanziario ai danni del progresso civile e sociale dell’intera collettività. Per questi obiettivi  l’assemblea territoriale di Potere al Popolo di Frosinone si batterà con forza senza se e senza ma.








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