martedì 22 gennaio 2019

NEOSCHIAVISMO FCA

Potere al Popolo Frosinone



L’Assemblea territoriale di Frosinone di Potere al Popolo esprime preoccupazione per il futuro dello stabilimento FCA di Piedimonte San Germano, vicino Cassino.

Alcuni dati rendono chiaro il quadro.

Nel 2017 erano stati assunti 830 lavoratori interinali per quattro mesi e quando Marchionne aveva promesso 1800 assunzioni, la possibilità di un contratto diverso per costoro era sembrata possibile.
Invece per 530 persone un laconico sms ha troncato ogni speranza: "Per il momento il tuo contratto cessa. Ci aggiorniamo per ulteriori novità".


Oggi lo stabilimento Fca di Piedimonte San Germano conta 4.100 dipendenti quando nel 2017 ne aveva 4300. Il turn over non esiste: chi va in pensione non viene sostituito. Il piano industriale rende l’analisi ancora più preoccupante.



A Cassino vengono prodotti l’Alfa Romeo Giulia, l’Alfa Romeo Stelvio e l’Alfa Romeo Giulietta. 
Il nuovo CEO Mike Manley durante la presentazione dei risultati finanziari del terzo trimestre del 2018, aveva confermato che per Alfa Romeo non erano previste novità nel 2019 mentre per gli altri modelli si sarebbero limitati ad un aggiornamenti degli interni.




Il 14 gennaio 2019 a Detroit le sue dichiarazioni sono apparse ancora più preoccupanti quando ha detto che il piano da 5 miliardi di investimenti previsto in Italia nel 2019-2021 «sarà rivisto» e quindi sarà rivisto anche il progetto di piena occupazione negli stabilimenti italiani entro il 2021, compreso lo stabilimento di Cassino.




A Cassino l’elettrificazione delle Alfa Romeo Giulia e Stelvio è pianificata per il 2019 e le produzioni non saranno nelle concessionarie prima del 2020, quando il mercato sarà già saturo.
Nel 2017 sempre a Cassino si è registrata una diminuzione della produzione del 26,7% e nella pianificazione industriale è prevista la produzione del D-SUV Maserati non prima del 2020.
Gli investimenti previsti per Cassino sono risibili e ininfluenti per il rilancio della produzione e dell’occupazione.



La sfida dell’auto ibrida e elettrica è fuori tempo.

I piani industriali preannunciati nelle stagioni precedenti non sono stati realizzati e quelli futuri saranno rivisti, con l’inevitabile conseguenza che l’occupazione a Cassino sarà sempre più a rischio.
I sindacati metalmeccanici della provincia di Frosinone hanno chiesto un Tavolo con il Governo che ha avuto un esito paradossale, a tratti ridicolo.



Il 18 gennaio si sono incontrati con il Sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon e con l’onorevole Francesca Gerardi, entrambi della Lega, i quali, di fronte alla preoccupazione manifestata dai sindacati, hanno minimizzato dicendo che si trattava di esagerazioni giornalistiche e che, siccome a loro non risultava, le dichiarazioni di Mike Manley di certo non erano vere.

I sindacalisti hanno esposto in che modo il nuovo intervento governativo inciderà negativamente su Cassino per favorire le case automobilistiche straniere, ma le risposte ricevute dai due leghisti hanno oscillato tra la derisione e il surreale, negando che si trattasse di un tavolo tecnico e derubricandolo ad un informale incontro conoscitivo.



La condizione degli operai addetti alla catena di montaggio è la seguente: lo stipendio è di circa 1.200 euro che può aumentare se si fanno i turni; i turni si articolano in questo modo: una settimana dalle 06,00 alle 14,00, una settimana dalle 14,00 alle 22,00, e una settimana dalle 22,00 alle 06,00; se lo stabilimento non è vicino a casa, un operaio si alza anche alle 4,30 per prendere servizio alle 6; la pausa mensa di 30 minuti non è più garantita e viene messa a fine turno, e, in tal modo l’operaio che si è alzato alle 4,30 potrà usufruirne solamente alle 14; le pause collettive invece hanno una regolamentazione sadica perché sono state ridotte e ridistribuite: si è passati da 40 minuti al giorno a 30, e i 30 minuti sono divisi in tre pause da 10 minuti; poiché lo stabilimento è molto esteso, per arrivare alla macchinetta del caffè dalla propria postazione, in media occorrono dai 5 ai 6 minuti e altrettanti per tornarvi dopo la pausa caffè, insomma un sistema pianificato per disincentivare le pause, in perfetta adesione al neo schiavismo del capitalismo contemporaneo.



Il salario non riesce a garantire nemmeno la sussistenza dell’operaio e la sua esistenza resta schiacciata dalla sola funzione produttiva, con la negazione persino del tempo di urinare.

Per lo stabilimento di Cassino la battaglia dei diritti sociali non può essere separata dalla battaglia ecologista e si potrebbe costruire una mobilitazione estesa che superi il ricatto per rimettere in discussione tutti gli assetti esistenti, sia i piani occupazionali che i piani industriali.
Non saranno i pentafascioleghisti ad essere capaci di tanto, e occorre riaprire la stagione delle mobilitazioni.



4.100 dipendenti sono una forza straordinaria, devono solo prenderne coscienza.

Se le vittorie regressive della proprietà della Fiat/FCA sono state il simbolo delle politiche regressive per l’intera nazione, potranno essere le mobilitazioni dei dipendenti ad essere il motore per invertire la rotta, non solo per Cassino, ma per l’Italia.
Potere al Popolo ne è consapevole e lo auspica.

video a cura di Luciano Granieri

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