sabato 23 marzo 2019

Connettere le lotte per l'acqua pubblica con un contrasto forte al capitalismo

Luciano Granieri





Oggi è stato un sabato di   piazza, come spesso accade da quando si è insediato il governo giallo-verde, ma come accadeva  anche prima. A Roma il Forum Italiano dei movimenti dell’acqua ha partecipato alla marcia per il clima e contro le grandi opere per ricordare che l’unica  grande opera necessaria  sarebbe quella di restituire l’acqua al popolo, così come sancito dal referendum del 2011. 

Anche  a Ceccano sono scesi in piazza cittadini, movimenti, associazioni  e partiti (Potere al Popolo, Rifondazione e il sindacato USB) per sancire che la popolazione della Provincia di Frosinone è stanca delle angherie di Acea. La manifestazione, indetta dal comitato “No Acea Ceccano  Acqua Pubblica”, ha reso esplicito ed evidente che la gente non ne può più di pagare bollette idriche spropositate e di difendere i propri contatori dall’assalto  dagli addetti della multiutilty romana  pronti a bloccare il flusso idrico a chi non può, o non vuole,  pagare le bollette spesso redatte in modo approssimativo, ma sempre ai danni degli utenti. 

La rivendicazione  forte e chiara è stata la  risoluzione del contratto con Acea per inadempienza,  senza se e senza ma. Non è infatti possibile che,  a fronte di dividendi milionari per  gli azionisti, la rete di distribuzione rimanga  obsoleta e piena di buchi, tanto che la maggior parte dell’acqua, anziché finire nelle case, si disperde per strada senza che dalle tasche degli azionisti esca nemmeno mezzo euro per la manutenzione della rete. 

Ed è proprio questo ciò che caratterizza la gestione privata di un bene utile per la vita: la supremazia dei profitti sull’erogazione del servizio. Di conseguenza alla  richiesta della risoluzione del contratto di concessione  si è affiancata la pretesa costituzionalmente riconosciuta  di ripubblicizzazione della risorsa idrica. Una manifestazione partecipata che però non può non tenere conto  del contesto che rispetto a 10 anni fa è notevolmente cambiato. 

Allora si tentava di dimostrare che la gestione privata era migliore  rispetto a quella pubblica, dopo il fallimento totale di questa suggestione, diventata insostenibile, la narrazione è cambiata. Oggi la gestione privata è imposta, è ineludibile,   insindacabile  e,  grazie alla colonizzazione dal parte dei player  privati di  consorterie partitiche , i cittadini devono rassegnarsi a subirla.

 Noi e il popolo che è sceso in piazza a Ceccano e  a Roma non vogliamo  rassegnarci. Ecco perché, congiuntamente alle manifestazioni  di piazza, bisogna vigilare sui tempi e  sull’esito che avrà la discussione parlamentare sulla proposta di legge  relativa alla ripubblicizzazione dell’acqua presentata un anno fa alla Camera,  a seguito della raccolta di firme organizzata dal Forum dei movimenti dell’acqua. Sarebbe dovuta arrivare a Montecitorio  la settimana prossima, ma quasi sicuramente i tempi si allungheranno ancora. 


Le attività preparatorie per mandare il testo in aula sono assolutamente negative.  Le audizioni in commissione ambiente hanno visto la partecipazione quasi esclusiva  delle  multinazionali interessate al mantenere l’erogazione idrica sotto il proprio  controllo, cioè Acea, Hera e A2A. Sono previsti  230 emendamenti avversi , per lo più presentati dai leghisti contrari all’acqua pubblica, ricordiamo che lo stesso Salvini possiede azioni di A2A. Inoltre diversi deputati del M5S    presenteranno altri emendamenti indirizzati a stravolgere i principi della legge. Ma l’acqua pubblica non era la prima delle  5 stelle grilline? 

Ciò che desta maggiori preoccupazioni è la mancata presentazione della relazione tecnica dove sono indicati i costi necessari per riportare l’acqua sotto il controllo pubblico. In mancanza di questo documento  l’iter è di fatto bloccato. La stampa asservita è prodiga nel diffondere preoccupazione fra i cittadini. Si parla di indennizzi faraonici, rimborsi di debiti finanziari per mancati introiti a favore   delle  società private , il tutto per una somma che, se va bene, è quantificata in 15 miliardi. E ancora si prevede la lievitazione delle tariffe  di almeno il 15% per finire con un più che probabile  aumento di un punto del Pil. Agli esperti del Forum Italiano per i movimenti dell’acqua risulta tutt’altro. I costi non supereranno i 2 miliardi e le bollette potranno calare intorno fino al 25%.

 I  presupposti di fatto condannano la legge ancora prima che questa giunga in aula. E anche gli schieramenti alla Camera, con Lega, tutto il centrodestra, il Pd, e qualche deputato 5S contrari,  ne prefigurano la bocciatura. Allora bisognerebbe organizzare un sit-in davanti a Montecitorio quando, finalmente, l’aula   potrà discutere la proposta . Non solo, sarà indispensabile inchiodare le forze politiche alle loro responsabilità, in particolare il M5S che sulla ripubblicizzazione dell’acqua ci ha lucrato incassando   dividendi elettorali  vincenti. 

In realtà il  governo del cambiamento è uguale a tutti gli altri quando si tratta di favorire il profitto privato .  Allora è necessario che  tutte le manifestazioni di piazza, anche quelle sull’acqua pubblica, compiano   un decisivo  passo in avanti. Legare le lotte per la ripublicizzazione dei servizi fondamentali, al forte contrasto contro la tirannia liberista l’accumulazione capitalistica. Se non si mette finalmente in discussione il sistema del libero mercato, ogni rivendicazione per la riappropriazione pubblica dei servizi fondamentali avrà un orizzonte limitato e probabilmente destinato a soccombere.



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