domenica 31 marzo 2019

Per Israele bombardare Gaza è propaganda elettorale

Soraya Misleh


 
I quasi due milioni di palestinesi che vivevano a Gaza, nella Palestina occupata, hanno vissuto un'altra delle loro molteplici notti di terrore. Massicci bombardamenti israeliani sono stati registrati a partire dallo scorso giovedì (14 c.m.) e hanno causato il ferimento di quattro palestinesi. Lo Stato di Israele ha lanciato attacchi aerei su più di cento «bersagli» a sud della stretta striscia.
Come consuetudine, hanno affermato che si è trattato di una rappresaglia per il lancio di due missili da parte di Hamas, che nega, che avrebbero presumibilmente colpito Tel Aviv. Nessuna vittima e nessuna rivendicazione confermata, solo una scusa abituale per promuovere un nuovo massacro in funzione di propaganda elettorale.
Di fronte alla denuncia per corruzione del primo ministro Benjamin Netanyahu, il processo elettorale israeliano è stato anticipato al 9 aprile, lo stesso giorno del genocidio sionista nel villaggio palestinese di Deir Yassin nel 1948, l'anno della Nakba (la catastrofe palestinese da cui nacque lo Stato di Israele attraverso la pulizia etnica).
L'offensiva funge da propaganda elettorale ed è stata approvata anche dal principale concorrente di Netanyahu, Benny Gantz. In vista dei voti da conquistare con il sangue dei palestinesi, si è affrettato ad affermare che Israele doveva agire in modo "severo".
Come c’era da aspettarsi, il governo brasiliano, come gli Stati Uniti, non hanno tardato ad unirsi al coro di condanna del presunto attacco a Israele. Come buon alleato sionista, Bolsonaro premierà l'occupazione con nuovi accordi. È già programmato per fine mese un viaggio a Tel Aviv per incontrare Netanyahu. 
Un segnale che a Bolsonaro non interessano le vite dei palestinesi, cosa che ha un senso per chi si è spesso distinto con affermazioni disgustose. La visita si svolge nel pieno dell’intensificarsi degli attentati a Gaza negli ultimi mesi.
Bombardamenti come questo si sono intensificati a Gaza negli ultimi mesi. Tra l’11 e il 13 di novembre del 2018, Israele ha lanciato una pesante offensiva col falso pretesto di doversi difendere a sua volta. «Difesa» di chi occupa il territorio palestinese. Utilizzando questa spudorata argomentazione, i criminali attacchi aerei a campione sono diventati più frequenti con l’avvicinarsi delle elezioni israeliane, come indicato da diversi analisti.
Ogni settimana vengono lanciate bombe a gas e i cecchini sionisti puntano i loro fucili contro le teste dei palestinesi che protestano contro l'assedio inumano a cui sono sottoposti da quasi 12 anni nella Striscia di Gaza e per il legittimo diritto dei rifugiati di tornare nelle loro terre. Dal 30 marzo 2018, queste manifestazioni si tengono ogni venerdì, come parte della Lunga Marcia del Ritorno. Fino ad oggi si contano 250 morti e 25mila feriti. In via eccezionale questa settimana, le proteste sono state sospese prima  dell'imminenza di un massacro israeliano.
La situazione a Gaza è drammatica. La popolazione affronta una grave crisi umanitaria a causa dell’accerchiamento inumano, crisi aggravata dai massacri e bombardamenti costanti. La resistenza, tuttavia, non si piega. Promette manifestazioni gigantesche il prossimo 30 di marzo: «Giornata della Terra per i palestinesi, in omaggio ai martiri che protestarono in Galilea, nel 1976, contro il sequestro delle loro terre da parte di Israele».
I palestinesi persistono e resistono, grazie alla loro memoria collettiva, attraverso la loro presenza scomoda al colonizzatore, attraverso il coraggio dei bambini che lanciano pietre contro i carri armati e la denuncia dei crimini israeliani. Pietre, poesie, bottiglie incendiarie e altre «armi» improvvisate, nei modi loro possibili.
È urgente sostenere questa eroica resistenza e circondare Gaza con una solidarietà militante incondizionata in tutto il mondo.
 
(* militante palestinese del Pstu, sezione brasiliana della Lit-Quarta Internazionale.
Traduzione di Massimiliano Dancelli dal sito della Lit- www.litci.org)
 

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