lunedì 29 luglio 2019

Aggressione fascista a Frosinone: quando l'indifferenza libera l'odio

Luciano Granieri




Sdegno e rabbia sta suscitando sui social media, sia a  livello  locale che nazionale,  la notizia dell’aggressione subita da un ricercatore universitario, Francesco,  ad opera  di picchiatori  dell’estrema destra avvenuta a Frosinone  durante un concerto di beneficenza. La colpa di Francesco era quella di avere indosso  la maglietta del Cinema America . Gli squadristi , emuli delle gesta dei loro camerati di  Roma scagliatisi   qualche settimana fa contro altri due ragazzi che indossavano la stessa maglietta, hanno pensato bene di dimostrare che anche a Frosinone certe manifestazioni di convivenza democratica e di solidarietà non sono gradite e vanno punite. Francesco   si è ritrovato con la maglietta stracciata e gli occhiali rotti. 

In realtà l’aggressione  è solo uno, anche se grave, di una serie di atti che  testimoniano come  la marea nera stia montando anche a Frosinone.  Un compagno  aveva solo provato  ad  alzare  il pugno in cielo (gesto permesso dalla Costituzione, mi pare) e si è trovato circondato da squadristelli minacciosi, dispersi grazie all’aiuto della vigilanza.

 Con mia moglie,  Maria Lucia ci siamo visti fermare , presso il Parco del Matusa, da tre ragazzi i quali ci hanno chiesto di fargli una foto con il loro cellulare, abbiamo accettato senza problemi.  Ma dopo essersi messi in  posa questi hanno srotolato una bandiera con la croce celtica. Gli abbiamo riconsegnato il telefonino dicendo che la foto se la potevano fare da soli. Ci hanno apostrofato chiamandoci zecche di merda, ma per fortuna non ci hanno aggredito, forse perché  c’era troppa gente intorno.  Resta il fatto  che  nel tornare a casa una certa preoccupazione per eventuali ritorsioni l’abbiamo avuta.

 Le farneticazioni razziste del  ministro dell’interno  -l’amministrazione comunale cittadina pienamente allineata  a Matteo Salvini , grazie  ad una giunta comunale  sodale al   Carroccio ed un neo consigliere  che, qualche anno fa, invocava il manganello e l’olio di ricino per reprimere una protesta di lavoratori licenziati  - stanno dando la stura alle peggiori pulsioni fasciste e razziste, già presenti in città ma in qualche modo limitate da una sorta di pudore nel manifestarle.

 Tutto ciò, purtroppo, non è che la inevitabile conseguenza dell’indifferenza e l’insofferenza verso chi come noi,  già dal  2010, ammoniva contro il pericolo fascista che si stava materializzando in città con l’apertura di una sede di Casapound. Indifferenza: “ma chi sene frega di quattro ragazzotti un po’ esuberanti capaci solo di fare un po’ di casino senza fare  male a nessuno ” così venivamo apostrofati quando parlavamo dei fascisti del terzo millennio. Insofferenza: “tutti hanno il diritto di esprimere la propria opinione, anche chi non la pensa come voi, anzi non ci rompete le scatole con queste stupidaggini i problemi di Frosinone sono altri non la solita diatriba fra fascisti e comunisti” Ciò è quanto affermavano anche esponenti politici cittadini di peso  quando provammo  a lottare contro “l’incistamento” a Frosinone di Casapound.

 Oggi quei ragazzotti considerati innocui  ce li troviamo fianco a fianco in ogni tipo di manifestazione pubblica cittadina. Sono li pronti a riversare il loro odio inculcato da cattivi maestri che ahimè stanno governano, non solo il Paese, ma anche la città, contro chi  si azzarda a difendere i migranti  o a proferire una minima parola di solidarietà  .  La Costituzione  non sanno  neanche cosa sia, la convivenza democratica  è stata stracciata e buttata nel cesso, i tagli ai servizi sociali, operati anche dal comune frusinate leghista, sono il frutto dell’invasione dei neri che vengono a rubare il lavoro, e non il risultato di una politica che, per procedere indisturbata nella tutela degli interessi del capitale finanziario, alimenta la guerra  dei penultimi contro gli ultimi.

 Dunque l’indifferenza di allora ha sdoganato l’odio di oggi  , ha liberato le peggiori pulsioni fasciste e razziste. Oggi resta difficile fermare una deriva che poteva essere bloccata dieci anni fa. Ma ciò non deve giustificare arretramenti o desistenze di fronte alla minaccia fascista. Il fascismo non è un’idea è un crimine, questo va ribadito con ancora più forza a partire dalla nostra città.

 Frosinone è antifascista, questo deve essere chiaro a tutti a cominciare dal sindaco , dalla  sua giunta e dai consiglieri di maggioranza, qualcuno dei quali invoca manganello e olio di ricino per reprimere il dissenso. Chiarire questo concetto è compito di tutti, donne, uomini, associazioni, movimenti  di questa  città e provincia che considerano la Costituzione elemento fondante del vivere democratico. Persone chiamate ad unirsi ed organizzarsi per combattere e scacciare una marea nera e pesante che sta degradando ogni principio di convivenza civile. E’ una reazione urgente e quanto mai irrinunciabile.


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