domenica 7 luglio 2019

Ciao Joao Gilberto maestro di una contaminazione gentile

Luciano Granieri







Venerdì scorso a 88 anni se ne è andato  Joao Gilberto, colui che ha donato alla musica di Antonio  Carlos Jobim e alla  poesia di Vinicius De Moraes un innovativo e rivoluzionario tocco cool. 

Il  suo modo minimalista, ma coinvolgente, di suonare la chitarra, il  suo canto sussurrato, ma ammaliante, hanno fatto emozionare per decenni artisti  e appassionati.  Era uno straordinario musicista. Nato a Bahia nel 1931 oltre che ad essere permeato, come tutti i suoi conterranei,  dalle suggestioni popolari del Samba, era un vorace ascoltatore di tutta le musica, del jazz in particolare.

 I dischi di Duke Ellington, di Tommy Dorsey accompagnarono la sua formazione che iniziò  a 14 anni sulla prima chitarra regalatagli dal nonno. Una sensibilità musicale raffinata gli permise di diventare uno dei creatori e dei divulgatori della Bossa Nova. Nuovo  stile particolarissimo che  trovò connessioni sempre più ampie in tutto il  mondo. 

Quel processo di “intellettualizzazione”  del Samba ebbe non poche affinità con ciò che stava avvenendo a metà degli anni ’50 nel mondo del jazz statunitense.  Alla  sbornia dei Boppers, che inondavano di note l’ascoltatore stravolgendo ogni tipo di costruzione armonica -musica indubbiamente rivoluzionaria , ma di difficile commercializzazione - fece seguito un linguaggio più compassato, calmo, cool appunto. Uno stile fatto di figurazioni dalle sonorità limpide, meditate, stilisticamente curate. Un jazz che, pur basandosi sulla lezione dei Boppers, risultava depurato da prolissità e manierismi. 

La Bossa Nova di Joao Gilberto e il nuovo jazz della Costa Ovest capitanato dal cristallino tenorsassofonista Stan Getz, uno dei four brothers dell’orchestra di Woody Herman, erano destinati ad incontrarsi in un connubio, il jazz samba,   del tutto nuovo nel panorama musicale di quegli anni ed ennesimo frutto  di  contaminazione  fra diverse culture .   

Desafinado, Samba de una Nota So, Corcovado, furono fra  le incisioni più rappresentative. Ma il pezzo che ha reso celebre in tutto il mondo il jazz samba è senza dubbio Garota de Ipanema,  (Girl from Ipanema) uno dei brani più eseguiti  in tutto il globo.  Da Frank Sinatra fino ad Amy Winehouse tutti i più grandi artisti si sono cimentati con  la “Ragazza di Ipanema”. 

Il pezzo era inserito nel disco Getz&Gilberto pubblicato nel 1964 dalla Verve. Alle sedute, organizzate dal produttore Creed Tayor, parteciparono Getz al sax tenore, Gilberto chitarra e voce, Anton Carlos Jobim al pianoforte, Astrud Gilberto voce ed il batterista Milton Banana. Fu il  manifesto di una fervida contaminazione fra linguaggio jazz e atmosfere sud americane. 

Joao Gilberto proseguì la sua carriera in tutto il mondo, incantando ogni appassionato con  quel suo modo garbato,  raffinato di suonare e cantare.  Ha inciso venti album fra cui l'ultimo  nel 2000:  Joao Voz e Violao, prodotto dal suo allievo prediletto Caetano Veloso. Ha frequentato molto anche l’Italia  cimentandosi nella rivisitazione  diversi brani del panorama musicale italiano fra cui Estate di Bruno Martino, un pezzo, per altro,   entrato in pianta stabile nel repertorio di molti jazzisti. 

Non aver potuto assistere ad un concerto di Joao Gilberto è un cruccio che mi porterò dietro per molto tempo  nella mia vita di appassionato di musica. Nel 1985 Gilberto era in concerto a Villa Ada a Roma. Stavo li in fila in attesa di poter entrare con altri amici, quando arrivò la notizia dell’annullamento del set per un’improvviso calo di voce dell’artista. Ci riprovai l’estate dopo al festival di Pescara (Pescara jazz), ma anche in questo caso il concerto non ebbe luogo perché Gilberto non si sentiva bene. Al suo posto si esibì Tito Puente. 

Al  dispiacere per la perdita di un grande artista, si aggiunge il rammarico di rendersi conto  che i nostri destini si sono sfiorati senza mai  incontrarsi. Che la terra ti sia lieve Joao.


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