lunedì 9 settembre 2019

Governo giallo-fucsia? Non in mio nome

Luciano Granieri





Il governo “Bisconte” ha ottenuto, come previsto, la fiducia alla Camera . Un’indegna gazzarra ha coinvolto, in una giornata convulsa,  gli astanti dentro e fuori il palazzo. La mattina in Piazza Montecitorio  con la manifestazione contro il nascente esecutivo  e per l’indizione immediata  di elezioni - carnevalata organizzata dai Fratelli di Salò e dall’autogolpista bacia rosari - quindi fra i banchi della Camera  con gli stracci che   volavano, in particolare fra il nuovo-vecchio presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il pollaio avverso , urlante  e livoroso  inzeppato di autogolpisti sovranisti   e di manipoli  Fratelli Italioti.  

Che questo governo sia nato non proprio nell’interesse del popolo italiano, o almeno della stragrande maggioranza di esso , non è una boutade    di chi, invocando pieni poteri,   si è auto disarcionato dalla tolda della nave anti immigrati, o dei fascisti variamente declinati, o dei vecchi  turbo liberali in salsa berlusconiana ,  ma è una triste verità.  A dire il vero è dall’inizio del ventennio  maggioritario  che tutti i governi succedutisi nel corso degli anni hanno operato non tenendo conto degli interessi della collettività , ma in tutela della ristretta cerchia degli  invadenti potentati finanziari. Dunque   siamo nell’alveo dell’assoluta normalità.  

Del resto basta dare un’occhiata ai punti programmatici presentati dal governo giallo-fucsia per capire quanto questi siano  irrealizzabili. Perché l’archibugio dello stato sociale, caricato con i pallettoni delle maggiori risorse per la sanità, dell’aumento degli asili nido, della lotta alla diseguaglianze , del salario minimo garantito,  ed altre mirabilie simili,   non potrà mai sparare. Così come farà cilecca il cannone della politica economica espansiva caricato con i proiettili degli investimenti pubblici a sostegno della crescita .  Infatti a bagnare le polveri di queste macchine da guerra santa c’è quel proposito ben saldo  scritto nel punto uno del programma in cui si afferma che tutto ciò dovrà avvenire “senza mettere a rischio l’equilibrio di finanza pubblica” cioè senza mettere in dubbio il pareggio di bilancio  che pure abbiamo messo in Costituzione. Una codicillo che, alla luce di 2300 miliardi  e passa di debito, per lo più dovuti a speculazione e  ad interessi passivi, non consente di disporre neanche di mezzo copeco per finanziare tutte le fantasticherie  dei  giallo-fucsia. 

Si spera, con la potente infornata di ministri europeisti, capitanata dal titolare del dicastero economico Roberto Gualtieri, di spuntare qualche mezzo punto di flessibilità in più, in una congiuntura per altro favorevole  visto  che anche l’austera Germania  pare abbia bisogno di fare del deficit (almeno 50 miliardi) utile a  far ripartire la sua economia impantanatasi nelle secche da essa stessa create.  Infatti se  per spuntare  guadagni spropositati  impoverisci i tuoi clienti esteri ,tanto da non consentirgli più di acquistare i tuoi prodotti, se  metti sul lastrico i tuoi clienti interni a colpi di decurtazione di diritti e salari, tanto da costringere anch’essi a non comprare più nulla, è normale che, prima o poi,  ti trovi in braghe di tela . 


Si spera nel tesoretto dei soldi risparmiati   da quota 100 e di un nuovo corso europeo teso a modificare le regole del patto di stabilità, da rendere  meno rigido e vincolante per    investimenti  pubblici  necessari  a finanziare politiche espansive . Si confida nella nuova ondata di acquisto di debito pubblico da parte della BCE guidata  dalla neo presidente Christine Lagarde.  Briciole. Se  si arriva a tirare su 10-15 miliardi è grasso che cola. Considerato che solo per scongiurare l’aumento dell’IVA ne  servono 24 le conclusioni arrivano di conseguenza. 

Perché, anziché cianciare di flessibilità e golden rule per gli investimenti sulla green new deal, non s’impone una moratoria sul pagamento degli interessi sul debito per 5 anni,  quello almeno detenuto dalla BCE? Si risparmierebbe una cosuccia come 40 miliardi l’anno, centesimo più centesimo meno, altro che Quantitative Easing!  Ovviamente di tutto ciò non c’è traccia nel piano di governo. 

Come  poco,  della tanto invocata discontinuità, si rileva nel capitolo che riguarda i decreti sicurezza dove si legge  che” è necessaria la definizione di una organica normativa che persegua la lotta al traffico illegale di persone e all'immigrazione clandestina, ma che - nello stesso tempo - affronti i temi dell'integrazione. La disciplina in materia di sicurezza dovrà essere rivisitata, alla luce delle recenti osservazioni formulate dal Presidente della Repubblica”. Cioè campa cavallo!!!! Perché per una legge organica occorre tempo. Intanto  ogni volta che  una nave delle ONG si avvicinerà alle acque territoriali, continuerà lo squallido teatrino dei porti chiusi e dei  tira e molla su dove far sbarcare gli immigrati, provati e prostrati dalla permanenza nei lager libici. Fortunatamente a scrostare la legislazione dalle barbarie dei decreti sicurezza ci penserà la Corte Costituzionale, chiamata ad esprimersi sulla incostituzionalità, per altro conclamata,  delle farneticazioni salviniane,  da due ordinanze:  una emessa  un giudice di Milano, l’altra dal tribunale di Ancona.  

Alla luce di questi rilievi appare evidente che gli obiettivi di questo governo non vertono sul benessere dei cittadini, ma su qualcosa d’altro. Non è il mantenimento delle poltrone, o almeno lo è in minima parte.  Il governo giallo-fucsia, è nato per mantenere gli equilibri delle    correnti interne ai partiti spiazzati dall’improvviso autogolpe salviniano . 

Renzi, evitando le elezioni , ha salvaguardato il suo potere di condizionamento del partito attraverso la pattuglia parlamentare a lui fedele . Zingaretti, invece, avrebbe preferito votare  in modo da candidare  uomini suoi, togliendo il controllo di Deputati e Senatori dem  dalle mani  dello stesso  Renzi.  Alla fine temendo l’ennesima batosta nelle urne il segretario ha salvato capra e cavoli,   cedendo all’ex premier di Rignano , ma proponendosi come grande tessitore e mediatore con gli sprovveduti grillini   a salvaguardia  della tenuta democratica del Paese. 

Nei 5 stelle alla fronda dei parlamentari, non troppo incline a perdere la poltrona in caso di non ricandidatura e dunque contrarie ad elezioni,  si è opposta la fazione Casaleggio  al quale nuove elezioni avrebbero assicurato ulteriori profitti alla piattaforma Rousseau, con Di Maio battitore libero favorevole o contrario alle governo giallo-fucsia a seconda degli umori di giornata, comunque con il fermo proposito di rimanere aggrappato quanto più possibile  alla poltrona. La soluzione del "Bisconte" è stata quella più confacente all’equilibrio delle correnti interne ai partiti. Questa è la ragione sociale del nuovo governo e non altre.  


Infine una notazione su quei deficienti che stavano in piazza ieri mattina  invocando elezioni in nome del rispetto della sovranità popolare che, ricordiamo,  si esprime attraverso  elezioni,  magari svolte con una legge proporzionale, e non seguendo i sondaggi. Le manifestazioni di piazza sono una cosa seria.  Prima di scendere a protestare che si vada a studiare che si rivendichino istanze  vere ! Infatti,  nonostante questo esecutivo sia un obbrobrio, è l’espressione del Parlamento e, fino a prova contraria, la nostra è una Repubblica Parlamentare, dove si vota per i rappresentanti di Camera e Senato, non per i governi. Il dramma è  che questa sguaiata manifestazione, fra saluti fascisti (fuori legge) e crocifissi ostentati a mo’ di talismani esorcisti,  è stata organizzata proprio da rappresentati eletti in Parlamento. Che pena! 

Personalmente, se dovrò  scendere in piazza, lo farò insieme a chi è convinto che  per assicurare dignità, uguaglianza, benessere sociale ed economico a tutti i cittadini, sia  necessario smantellare totalmente le politiche liberiste che, da trent’anni almeno,  hanno vessato e impoverito la maggioranza della popolazione.  Ciò è oggi ancora più necessario visto che il governo giallo-fucsia ha realizzato la tanto invocata   unità della sinistra (Pd, LeU, quindi Si,  con la possibile confluenza di  Rifondazione come alle europee).

Quella  sinistra che, spacciando il riformismo come  efficace strumento di  controllo della voracità capitalista, ne asseconda le peggiori rapine.  Finalmente nelle piazze a combattere la privatizzazione del profitto e la socializzazione delle perdite, a contrastare il potere delle banche, degli hedge fund,  della  speculazione finanziaria , ci va chi è ben connotato,   fuori da quell’ambiguità di una cosa che oggi definiamo sinistra ma  che agisce non in nostro nome.


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