martedì 24 settembre 2019

Governo: un nuovo costume per le solite danze Costruiamo l’opposizione di classe

Fabiana Stefanoni


 
In queste settimane in tanti hanno cercato di presentare il Conte-bis come un nuovo «governo del cambiamento»: lo stesso premier lo ha definito un governo di svolta verso un «nuovo umanesimo».
Parafrasando Marx, potremmo dire che l’unico cambiamento che c’è stato è che la grande borghesia italiana ha indossato un nuovo «costume da ballo»: ora i vari Agnelli, De Benedetti, Benetton, Passera e Profumo potranno dirigere le danze con un governo considerato più affidabile del precedente.(1) Ma, a parte il costume, nulla è cambiato. Il capitalismo si avvia rapidamente verso una nuova recessione mondiale (2), il tasso di occupazione in Italia è tra i più bassi d’Europa (peggio di noi solo la Grecia), il debito pubblico ha raggiunto la cifra spaziale di 2.400 miliardi (132,6% il rapporto debito/Pil: anche in questo siamo secondi solo alla Grecia), il potere d’acquisto di stipendi e salari è sempre più basso e, non bastassero quelle già in corso, si prospettano nuove crisi industriali (ad esempio nel settore automobilistico).
 
Salvini se ne va… le sue leggi restano
Comprendiamo il sospiro di sollievo di tanti lavoratori, attivisti dei movimenti, militanti politici nell’apprendere la fine dell’era salviniana: siamo stati in prima fila nelle mobilitazioni e nelle lotte contro il razzismo dell’ex ministro dell’Interno, ne abbiamo denunciato le pericolose collaborazioni con gruppi fascisti, l’oscurantismo reazionario e il becero maschilismo. Abbiamo partecipato attivamente alla costruzione di comitati contro i famigerati Decreti Sicurezza e siamo stati nelle combattive piazze che contestavano le politiche xenofobe e reazionarie della Lega. Ma non ci accodiamo al carro di chi, facendo leva sulla giusta indignazione per Salvini, sostiene direttamente o indirettamente il governo Conte-bis.
Autorevoli esponenti del governo hanno già esplicitato quello che non intendono fare. Franceschini (Pd) in un’intervista a Repubblica ha annunciato che i Decreti Salvini non saranno aboliti. Alla domanda del giornalista che chiede «cambierete i decreti sicurezza?», Franceschini risponde così: «Recepiremo tutti i rilievi del presidente Mattarella» (La Repubblica, 12/9/2019). Un po’ come se uno spasimante chiedesse alla corteggiata «ma tu mi ami?» e lei rispondesse «conta pure sulla mia amicizia»: la risposta è implicita ma chiara, ed è no.(3) Quali erano, infatti, i rilievi che Mattarella aveva espresso in relazione al Salvini bis (approvato, ricordiamolo, col voto favorevole del M5s)? Il presidente della Repubblica segnalava non esserci, in riferimento alle sanzioni pecuniarie e amministrative per ingresso delle navi in acque territoriali italiane, «alcun criterio che distingua quanto alla tipologia delle navi, alla condotta concretamente posta in essere, alle ragioni della presenza di persone accolte a bordo e trasportate». Inoltre, veniva segnalato che la limitazione o il divieto di ingresso può essere disposto solo «nel rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia» e che «il comandante della nave è tenuto a osservare la normativa internazionale».
In altre parole, recepire i rilievi di Mattarella significa limitarsi a rivedere (nemmeno cancellare, sia chiaro) le sanzioni contro le navi e i loro comandanti che entrano in territorio italiano. Qualcuno potrebbe dire: «beh, meglio di niente». Peccato però che i Decreti Salvini prevedano norme razziste e liberticide che vanno ben oltre il problema dell’ingresso delle navi: abolizione della protezione umanitaria, smantellamento di numerose misure di accoglienza, restrizione della concessione di cittadinanza, criminalizzazione dei soccorsi in mare, reclusione fino a quattro anni per chi occupa terreni o edifici e per chi accende un fumogeno in manifestazione o «offende un pubblico ufficiale», reclusione fino a sei anni per chi blocca una strada, estensione del daspo urbano, reclusione fino a un anno per chi partecipa ad assemblee pubbliche organizzate senza preavviso e autorizzazione, ecc.(4)
 
Le responsabilità della sinistra politica (5) e sindacale
La questione della “sicurezza” non è l’unica su cui il nuovo governo ha da subito gettato la maschera: il nuovo ministro dell’economia ha già promesso una dose doppia di sudditanza ai dettami della Troika, il che vuol dire – anche considerando l’imponente debito pubblico italiano – che si farà ciò che chiede il capitale finanziario europeo. Sudditanza, è bene ricordarlo, che non è mai mancata nemmeno col precedente governo giallo-verde che, al di là di qualche strepito e gesto simbolico, ha sempre recepito in ambito economico le indicazioni della Commissione europea e della Bce. Credere che in un’economia capitalistica in profonda sofferenza, con una crisi sociale senza precedenti negli ultimi decenni, un governo borghese intenda fare concessioni alle masse povere è come credere alle favole. In questo caso, tra l’altro, con il passaggio da un Conte-uno a un Conte-due, la favola è anche un po’ surreale: come se nel bosco a risvegliare Biancaneve con un bacio, al posto del principe azzurro, arrivasse la stessa matrigna che l’aveva avvelenata…
Se la grande borghesia nostrana ha un interesse diretto nell’alimentare le illusioni e a raccontare delle favole – perché per difendere i propri interessi miliardari ha bisogno di far ingoiare alle masse popolari il suo governo – le organizzazioni dei lavoratori e della sinistra dovrebbero denunciare con nettezza e intransigenza questo nuovo governo padronale. Invece le cose non vanno così.
Sinistra italiana ha messo le mani in pasta nel governo, strappando un sottosegretario: Fratoianni si prepara a fare la stampella di sinistra alle politiche «lacrime e sangue» del nuovo governo. La direzione di Rifondazione comunista ha prima fatto appello a Pd e M5s a costruire un governo «contro il pericolo delle destre»; ora che il governo si è costituito sostiene che «è necessario costruire un movimento e una sinistra che incalzi il governo verso quella svolta che sarebbe necessaria (...)» (6). Come se fosse possibile «incalzare» un governo che si regge sul sostegno di Confindustria, banchieri e cardinali.
Altrettanto vergognose le dichiarazioni di Landini, segretario Cgil, che ha da subito lanciato il suo endorsement a Conte e al nuovo esecutivo («Riconosco un ruolo a Conte, in Parlamento ha dimostrato coraggio politico e un profilo istituzionale importante… inoltre riconosco che è stato il presidente del Consiglio che ha riaperto i tavoli con le parti sociali», ha dichiarato al Corriere della sera). Non a caso in questi giorni Conte è stato persino ospite d'onore alla festa della Cgil, incensato da Landini. Ma pericolose ambiguità serpeggiano anche nelle direzioni dei sindacati più conflittuali e dei movimenti di lotta, con alcuni dirigenti che creano illusioni sulla possibilità di condizionare, dall’esterno, le politiche di questo governo a vantaggio della classe lavoratrice.
È un grave errore alimentare speranze che non hanno alcuna possibilità di essere realizzate: bisogna dire agli operai la verità, cioè che nulla di buono per loro potrà uscire da un governo che amministra gli affari della grande borghesia italiana; e così preparare, da subito, l’opposizione nelle piazze e nei luoghi di lavoro. Non farlo, tra l’altro, significa foraggiare ulteriormente le destre che ne approfitteranno per trainare verso lidi razzisti e sciovinisti settori della classe lavoratrice colpiti e delusi dalle politiche del governo.
 
27 settembre: prima scadenza di lotta
Il tentativo opportunista dei dirigenti della sinistra politica e sindacale di camuffare la vera natura di questo governo è destinato a far presto i conti con la realtà del conflitto di classe. La grande borghesia, conscia della recessione imminente (lo stesso De Benedetti lo ha recentemente ammesso), si prepara a sferrare duri colpi alle masse popolari. Da parte loro, i lavoratori e le masse popolari non tarderanno nel fare l’esperienza della vera natura di questo governo. Una prima scadenza di lotta è già segnata sul calendario: il 27 settembre sarà una giornata internazionale di scioperi e mobilitazioni a difesa dell’ambiente, contro il capitalismo che provoca sconvolgimenti climatici. In Italia diverse sigle sindacali di base e conflittuali e anche alcuni settori della Cgil hanno proclamato uno sciopero. Alternativa comunista fa appello a partecipare alle mobilitazioni: saremo in piazza per ribadire la necessità di costruire un’opposizione di classe a questo governo e per ricordare ai giovani e ai lavoratori che nel capitalismo non ci sono governi amici.
 

NOTE
1) Per approfondire l’analisi del nuovo governo rimandiamo alla lettura dell’articolo di Francesco Ricci “Conte-bis: arriva un altro governo anti-operaio”: 
https://www.alternativacomunista.it/politica/conte-bis-arriva-un-altro-governo-anti-operaio
2) Si veda l’articolo di Alejandro Iturbe “Siamo di fronte all’inizio di una nuova recessione mondiale?”: https://www.alternativacomunista.it/internazionale/siamo-di-fronte-all-inizio-di-una-nuova-recessione-mondiale
3) Lo stesso premier Conte ha confermato che i decreti sicurezza verranno modificati solo in minima parte: «saranno modificati alla luce delle osservazioni critiche formulate dal presidente della Repubblica, il che significa recuperare, nella sostanza, la formulazione originaria del più recente decreto legge, prima che intervenissero le integrazioni che, in sede di conversione, ne hanno compromesso l’equilibrio complessivo».
4) Per conoscere nei dettagli i contenuti dei due Decreti Salvini rimandiamo all’articolo di Daniele Cofani “Decreto Sicurezza Bis: sempre più razzismo e repressione”: 
https://www.alternativacomunista.it/politica/decreto-sicurezza-bis-sempre-pi%C3%B9-razzismo-e-repressione . Per quanto riguarda gli aspetti di questi decreti relativi alla repressione del dissenso, delle mobilitazioni e degli scioperi, rimandiamo anche alla campagna del Fronte di Lotta No Austerity: http://www.frontedilottanoausterity.org/19/notizie-in-evidenza/campagna-per-labolizione-del-decreto-salvini-bis-fronte-di-lotta-no-austerity/
5) Quando usiamo le espressioni “sinistra politica” o “partiti di sinistra” ci riferiamo a quei partiti che mantengono legami con la classe lavoratrice e coi movimenti di lotta; e che, indipendentemente dalle politiche che attuano, mantengono qualche legame, nella simbologia e nel nome, con le tradizioni del movimento operaio. Ci riferiamo, quindi, ai partiti che vanno da Sinistra Italiana alle organizzazioni extraparlamentari: non definiamo né il Pd né tanto meno la nuova formazione di Renzi “partiti di sinistra”, dato che sono partiti organici alla grande borghesia di cui sono i principali rappresentanti. In questo ci distinguiamo da alcuni partiti sedicenti rivoluzionari che definiscono il Pd “sinistra politica”.
(6) Vedi 
http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=39341

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