mercoledì 23 ottobre 2019

Le lotte crescono in tutto il mondo! Appello dei nostri compagni cileni

La lista è impressionante: insurrezioni in Ecuador, Cile e Haiti, università occupate in Costa Rica, manifestazioni gigantesche a Honk Kong, lotte rivoluzionarie in Libano e Sudan, le piazze di Barcellona invase da centinaia di migliaia di manifestanti.
E' la prova di quanto diciamo da anni: non è in corso nessuna "ondata reazionaria", a differenza di quanto predicano i profeti della sconfitta. Ciò che ostacola le lotte (anche qui da noi) non è l'assenza di volontà dei lavoratori ma le burocrazie sindacali e la sinistra riformista e governista. Qui traduciamo un appello dei nostri compagni del Mit (Movimiento Internacional de Trabajadores), sezione cilena della Lit. Proprio in queste ore, a fianco dei manifestanti entrano in campo anche i battaglioni della classe operaia cilena, a partire dallo sciopero proclamato dai minatori.


Appello del Mit

(sezione cilena della Lit-Quarta Internazionale)

Il governo Pinera ha decretato lo stato d'emergenza per tutta la regione metropolitana di Santiago. E' l'unica risposta che può dare questo governo corrotto e padronale all'enorme rabbia che è esplosa negli ultimi giorni nel Paese, a partire da Santiago, dove è in corso una autentica sollevazione popolare.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l'aumento dei biglietti dei mezzi pubblici. Ma dietro la rabbia esplosa questa settimana, guidata coraggiosamente dagli studenti liceali, c'è la rabbia di tutta la classe operaia, delle masse popolari e di tutti noi che viviamo quotidianamente gli abusi padronali.
In decenni di governi che hanno sempre e solo arricchito i padroni, abbiamo visto peggiorare le nostre condizioni di vita a un livello mai raggiunto prima.
Lo sfruttamento sempre più brutale nei posti di lavoro. La miseria negli ospedali e nelle scuole pubbliche. Le migliaia che sono morti aspettando inutilmente di essere curati. I nostri anziani condannati alla fame che moltiplica i suicidi. Il narcotraffico nei nostri quartieri. La persecuzione del popolo mapuche. La devastazione ambientale. E, come contropartita, un governo diretto da un presidente corrotto, le gigantesche frodi fiscali della borghesia, la repressione delle lotte da parte dei carabinieri.
E' quanto sta succedendo in tutti i Paesi dell'America Latina. Lo abbiamo visto pochi giorni fa in Ecuador, con la grande lotta alla cui testa sono gli indigeni e larghi settori della classe lavoratrice.
Noi stiamo prendendo esempio da loro.
Il governo e i mezzi di comunicazione non fanno che mostrare le devastazioni a Santiago. Sono state bruciate 16 stazioni della metro e l'edificio della multinazionale Enel, gli scontri con le "forze speciali" in ogni via.
Ma la reazione popolare è legittima ed è il risultato della provocazione del governo Pinera che, dopo averci attaccati con l'aumento delle tariffe dei trasporti e dell'energia, ha ordinato l'occupazione poliziesca dei licei e delle stazioni della metro per reprimere brutalmente i manifestanti.
Noi crediamo che la violenza che stanno utilizzando i giovani e i lavoratori è totalmente legittima. E' l'espressione di una massa popolare troppo a lungo repressa e che è consapevole che le proteste pacifiche non danno risultati.
In milioni abbiamo manifestato, negli ultimi anni, e l'unica risposta del governo è stata quella di fare una controriforma che arricchisce ancora di più chi specula sulle nostre pensioni.

Uniti per difenderci
La strada indicata dai liceali è quella giusta. Ma non possiamo lottare in modo disordinato, senza organizzarci. I lavoratori portuali ora ci indicano un cammino da seguire. Ormai la lotta sta diffondendosi in tutte le regioni del Paese. E altre città continuano ad aggiungersi contro gli attacchi padronali come l'approvazione in parlamento del trattato commerciale Tpp o come la dichiarazione da parte del governo dello "stato d'emergenza".
La destra nostalgica di Pinochet, come Kast e il suo Partito repubblicano, insieme al padronato, serra le file attorno al goveno Pinera e alle Forze armate. Noi, lavoratori e lavoratrici, studenti, disoccupati, masse popolari, dobbiamo a nostra volta stringerci in un solo fronte, perché già sappiamo che nessun partito politico di "opposizione" si schiererà realmente dalla nostra parte. Lo hanno peraltro già dimostrato col loro silenzio in parlamento e col silenzio delle direzioni dei principali sindacati tradizionali.
Il nostro primo compito è garantire la sicurezza dei manifestanti e organizzare l'autodifesa contro lo stato d'emergenza. Il governo lo ha decretato non per proteggerci dai "vandali" ma per dividerci diffondendo il terrore.
Abbiamo bisogno di organizzare comitati di vigilanza e di allerta nei quartieri e nelle occupazioni. Dobbiamo dibattere nei nostri luoghi di lavoro e in ogni organizzazione. Dobbiamo invitare ogni dirigente sindacale, di quartiere, studentesco a organizzare assemblee. I dirigenti che si sottraggono ai loro compiti vanno sostituiti.
L'organizzazione e l'azione unitaria di chi lotta è la nostra miglior difesa. Dobbiamo moltiplicare le manifestazioni in tutto il Paese, coinvolgendo tutte le organizzazioni dei lavoratori.

Il nostro appello
Come Mit facciamo appello a tutti i lavoratori, gli studenti, le popolazioni dei quartieri poveeri a stare in allerta permanente e a organizzare:
- assemblee in ogni luogo di lavoro, anche dove non ci sono sindacati
- comitati di vigilanza e autodifesa nei quartieri e nei luoghi di lavoro
- comitati contro la repressione nei licei, nelle università e nelle scuole
- dichiarazioni a favore delle mobilitazioni contro lo stato d'emergenza, contro le misure governative
- convocazioni di lotta dei sindacati che già si sono dimostrati disponibili, a partire dai portuali e dai lavoratori della metro
- nella capitale auto-organizzare il trasporto per lavoratori e studenti, per respingere la chiusura della metro ordinata dal governo
- no allo stato d'emergenza!
- via le milizie dalle strade!
- facciamo appello alla base delle Forze armate a disobbedire ai loro ufficiali e a non reprimere la popolazione!
- per la nazionalizzazione sotto controllo dei lavoratori dei mezzi di trasporto!
- per un sistema nazionale di trasporto pubblicato, gratuito, sotto controllo dei lavoratori!
- per il blocco di prezzi e tariffe!
- per la riduzione della giornata di lavoro senza riduzione del salario, fino a porre termine alla disoccupazione!
- per un aumento del salario minimo a 500 mila pesos!
- costruiamo un grande sciopero generale nazionale per rovesciare questo governo padronale e corrotto! Facciamo come le masse dell'Ecuador!
Facciamo appello a tutti i lavoratori e le lavoratrici, ai giovani, alle masse popolari, a unirsi a noi per costruire il Mit, un partito al servizio dell'organizzazione e della lotta della classe operaia, per porre fine allo sfruttamento capitalistico e riappropriarci delle nostre ricchezze. Un partito che lotta perché noi lavoratori possiamo realizzare quella rivoluzione che ponga fine al capitalismo e metta tutta la ricchezza prodotta dalla nostra classe al servizio delle necessità del proletariato

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