lunedì 7 ottobre 2019

Rinnovo metalmeccanici: perché va respinta la piattaforma

di Massimiliano Dancelli
e Alberto Madoglio (*)


Si è aperta la contrattazione per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro dei metalmeccanici, ma a differenza del passato temiamo che in concomitanza non arriverà nessun «autunno caldo». Anni fa, quando si preannunciava la scadenza del contratto della più importante categoria manifatturiera italiana, fin da subito si sapeva che si sarebbero susseguiti scioperi e manifestazioni che finivano col coinvolgere anche le altre categorie, animando la stagione da ottobre a dicembre. Ormai da parecchi anni, a partire dai due rinnovi separati tra Fim-Uilm e padroni che escludevano la Fiom e l’ultimo contratto in cui è rientrata anche la stessa Fiom, di caldo è rimasta solo la stagione, ormai con temperature sempre più miti a causa dei cambiamenti climatici causati dal capitalismo.
 
Un contratto «a perdere»
La piattaforma, calata dall’alto dalla burocrazia dei tre sindacati confederali Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil, stilata senza nessun coinvolgimento dei lavoratori cui verrà chiesto solo un voto formale nelle assemblee in fabbrica, ricalca negli assi principali il precedente contratto. Un contratto che abbiamo duramente criticato a suo tempo in quanto era un contratto «a perdere» per i lavoratori: si introducevano maggiore flessibilità dell’orario di lavoro, smantellamento del welfare pubblico tramite l’introduzione massiccia di quello aziendale e minore democrazia nei luoghi di lavoro, recependo gli assi principali dell’«accordo vergogna» sulla rappresentanza. Tutto questo in cambio di risibili aumenti salariali (poco meno di 2 euro), avendo legato il calcolo dell’inflazione all’indice Ipca, che esclude i costi dell’energia.
La piattaforma che viene presentata in questi giorni ai lavoratori ripresenta tutti gli aspetti normativi del contratto siglato tre anni fa: viene consolidato il truffaldino welfare privato con un potenziamento del premio da corrispondere attraverso i flexible benefits (buoni carburante, buoni spesa ecc.) e un aumento della quota che l’azienda versa al fondo Metasalute per le prestazioni sanitarie (da effettuare per lo più in strutture private convenzionate, in perfetta sintonia con lo smantellamento del sistema sanitario pubblico). A livello salariale la richiesta di aumento a Federmeccanica è dell'8% dell’attuale stipendio, questo per recuperare la differenza tra l’inflazione reale e quella conteggiata con l’indice Ipca.
 
Piattaforma da respingere
Ovviamente, non rappresentando essenziali modifiche rispetto al contratto appena scaduto, ribadiamo anche per questa piattaforma le stesse critiche e chiediamo a tutti i lavoratori di rispedirla al mittente, votando NO a questa ipotesi di rinnovo.
Prima di tutto, perché vengono proseguiti lo smantellamento dello stato sociale e del servizio sanitario pubblico, a favore di un sistema privato che ha il solo scopo di ingrassare le tasche degli imprenditori del settore e quelle dei burocrati sindacali che partecipano tramite gli enti bilaterali a cui viene assegnata la gestione dei fondi; questo contribuisce inoltre a dividere ancora più la classe tra i lavoratori della grande industria con i pensionati e i tanti disoccupati che invece vedono le risorse destinate a loro ridursi sempre di più e un servizio sanitario nazionale sempre più scadente. (1) In secondo luogo, perché per i lavoratori non ci sarà nessun miglioramento reale, sia in termini di orario che in termini di sicurezza e salute sul lavoro, dal momento che la piattaforma introduce qualche obbligo per i padroni riguardo la sicurezza, ma sappiamo bene che se non vengono ridotti i ritmi di lavoro, specialmente nelle catene di montaggio, gli infortuni resteranno quotidiani.
 
Serve una mobilitazione
Lo specchietto per le allodole che le dirigenze dei tre sindacati proponenti stanno utilizzando per far digerire ai lavoratori anche questo contratto sta nella proposta di aumento salariale dell’8%, che per un quinto livello significano circa 150 euro lordi (comunque pochi di fronte al continuo aumento del costo della vita). Tra l'altro, senza mettere in campo una mobilitazione, sappiamo bene che i padroni non concederanno nessun reale aumento salariale. Infatti, la prima risposta di Federmeccanica è stata quella che sulla base dell’inflazione gli aumenti salariali sarebbero pari a 0 euro e che sarebbe disposta ad un sacrificio solo sulla base dell’aumento della produttività. In poche parole, se vuoi guadagnare di più devi lavorare di più, con tutto quello che comporta in termini di salute, sicurezza e qualità della vita. Del resto, questo è lo scenario a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, da quando è scoppiata la crisi, per tutti i rinnovi contrattuali di tutte le categorie. Rinunciando alla lotta sulla base di una presunta «mancanza di propensione alla mobilitazione» da parte dei lavoratori, le burocrazie sindacali non riescono più a strappare nemmeno le briciole ai padroni, che, utilizzando il ricatto della delocalizzazione o della chiusura definitiva, si riprendono quanto sono stati costretti a concedere nei decenni passati.
 
L’area di opposizione in Cgil che dice?
In realtà sappiamo che se il lavoratore viene chiamato dai dirigenti a una lotta organizzata, sulla base di una piattaforma realmente progressiva, è disponibile a mobilitarsi e affrontare una battaglia anche dura. Il problema è che i dirigenti di Cgil, Cisl e Uil da anni ormai fanno di tutto per scoraggiare i lavoratori alla lotta, demoralizzandoli fino alla paralisi.
Di fronte a questo quadro poco edificante, i responsabili in Fiom dell’area di opposizione interna alla Cgil, «Riconquistiamo tutto», invece di respingere con forza una piattaforma che ricalca il contratto precedente (anche da loro osteggiato nel 2016), si sono accodati alla falsa  promessa degli aumenti salariali e, al momento di votare nel direttivo nazionale della Fiom per il varo della piattaforma, hanno scelto di astenersi o addirittura di offrire il loro «sostegno critico» (sic).
Eliana Como, membro del direttivo nazionale della Fiom e portavoce dell'area di opposizione interna, ha dichiarato: «Ci asterremo, sapendo anche che, dopo il voto dei metalmeccanici, questa sarà la piattaforma per il rinnovo del nostro Ccnl e che, soprattutto per la richiesta salariale sui minimi, avrà bisogno del sostegno di mobilitazioni e lotte radicali e determinate, che, da subito, ci prepariamo a fare» (2).
Ancora peggiore, se possibile, la posizione dei rappresentanti del gruppo Sinistra Classe Rivoluzione (ex Falcemartello) che hanno così giustificato il loro voto a favore della piattaforma, con queste parole di Paolo Brini, loro rappresentante nel Comitato centrale Fiom: «Qualsiasi lavoratore capisce che questa piattaforma è in netto contrasto con l’ultimo e fallimentare contratto del 2016, è per questo che abbiamo dato un sostegno critico votando a favore nonostante diversi punti negativi che non sottovalutiamo» (3).
Forse sarà chiaro a «qualsiasi lavoratore» ma a noi proprio no. Se si vuole essere sinceri, bisogna riconoscere
che questa piattaforma è una presa in giro degli operai a tutto vantaggio dei padroni.
Tutto ciò dimostra ancora una volta come non basti proclamarsi rivoluzionari, come fanno i compagni di Scr: è necessario essere conseguenti nell'azione pratica. I rivoluzionari non capitolano di fronte alle proposte delle burocrazie che, per difendere i loro interessi di apparato, mirano solo a demoralizzare la classe lavoratrice. Non è forse dovere minimo di ogni rivoluzionario essere in prima linea per contrastare attivamente queste manovre e rilanciare il conflitto di classe?
Pensiamo che l'area di opposizione interna «Riconquistiamo tutto» abbia commesso un gravissimo errore e perso un'occasione importante per rilanciare la lotta operaia. Non ci si può accodare all'inganno perpretato dalle burocrazie (in accordo coi padroni) che cercano di far credere agli operai che qualcosa di buono potrà uscire da un rinnovo contrattuale che non cancella gli accordi a perdere del passato e che, soprattutto, avviene senza rilanciare gli scioperi e i blocchi della produzione. L'area «Riconquistiamo tutto» avrebbe dovuto organizzare una campagna per il NO, chiamando tutti gli operai nelle fabbriche e nelle assemblee a respingere questo rinnovo contrattuale truffaldino, creando così le basi per un rilancio della lotta dei metalmeccanici. Sappiamo che nella storia del nostro Paese le lotte dei metalmeccanici hanno spesso dato il via alle lotte di tutti gli altri settori lavorativi: questa poteva essere l'occasione giusta per cercare di unire le lotte dei lavoratori alle grandi mobilitazioni studentesche di questi giorni.
Noi ci impegneremo comunque in questo senso, convinti che questa sia l'unica via per al contempo garantire contratti migliori e una prospettiva di un futuro diverso per tutta la classe lavoratrice.
 
(*) attivisti dell'area  Cgil "Riconquistiamo tutto"
 
Note
1. Per approfondire il tema, rimandiamo alla lettura dell'articolo “Welfare aziendale: una truffa da respingere al mittente”: https://www.alternativacomunista.it/internazionale/welfare-aziendale-una-truffa-da-respingere-al-mittente .
2. Qui la dichiarazione di Eliana Como, portavoce dell'area “Riconquistiamo tutto”:
https://sindacatounaltracosa.org/2019/09/05/piattaforma-metalmeccanici-perche-non-abbiamo-votato-a-favore/ . Anche se il titolo è (volutamente?) ambiguo, come si può leggere nel testo è una dichiarazione di astensione.
3. Questa una nota di Paolo Brini, membro del Comitato centrale della Fiom-Cgil e rappresentante di Scr, in cui esplicita il suo voto a favore: 
https://www.rivoluzione.red/i-metalmeccanici-vogliono-soldi-veri/
 
 

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