Michele Prospero
Janusz Korwin-Mikke |
Dopo la grande guerra delle foto, nel corso della quale il
capitano e il capo politico si sono sfidati a colpi di novella fidanzata
sbattuta in prima pagina, la politica italiana entra in una nuova dimensione
del conflitto: l’olocausto, il negazionismo della nuova destra.
In un’intervista (apparsa sulle colonne del quotidiano Die Welt) Di Maio se la
prende con Salvini adducendo nella contesa anche importanti questioni storiche
e culturali.
“Mi preoccupa questa deriva di ultradestra a livello europeo con forze
politiche che faranno parte del gruppo con cui si alleerà la Lega, che
addirittura, in alcuni casi, negano l'Olocausto”. Parole sensate, senza dubbio
esiste un pericolo di destra in Europa.
Ma il capo politico, forse perché con la testa
troppo catturata dagli impulsi degli amorosi sensi, esalta il rigorismo europeo
(“ho più volte ribadito che in Italia ci avrebbero fatto bene più politici come
la Merkel”), dimentica la storia del M5S e soprattutto rimuove le sue
appartenenze di campo. Proprio il suo non-partito, in Europa dal 2014 è nello
stesso gruppo (Efdd, Europe of Freedom and Direct Democracy) di uno scomodo
polacco, monarchico e di destra radicale, rifiutato persino da Marine Le Pen
perché giudicato “troppo estremista”.
Janusz Korwin-Mikke, questo è il suo nome, è un
politico celebre per due formidabili produzioni della sua mente eccelsa di
statista. La prima prevede che per le donne sono raccomandabili botte a fin di
bene (“picchiare la moglie in certi casi la aiuterebbe a tornare con i piedi
per terra”). La seconda suggerisce che Hitler in fondo era personalità dalla
natura angelica (“non ci sono prove che Hitler fosse a conoscenza
dell’Olocausto e se fosse rimasto vivo sarebbe stato difficile provare che lo
fosse”).
E’ sempre un bene prendere le distanze dalla
destra, ma quando si convive con certi campioni in uno stesso gruppo (a favore
dell’alleanza con i nipotini di Farage votò il 78 per cento della piattaforma
on line) proclamarsi “lontani da Orban” e contro i soldali del sovranismo di
Salvini è solo un affondo strumentale. Alla fine è forse preferibile che il
capo politico e il capitano proseguano a suonarsele a colpi di conquiste
amorose, che servono ai nuovi governanti per stare nella copertina dei
rotocalchi contendendo così le cure dei paparazzi a Belen, Corona. La politica
continua ad essere un’altra cosa.
Michele Prospero