giovedì 11 luglio 2019

I decreti Salvini antocostituzionali

Paolo Maddalena



È arrivato il momento che gli italiani ben pensanti alzino la voce nei riguardi dei concittadini vittime della stolta propaganda del ministro Salvini, il quale, anziché occuparsi dei suoi doveri d’ufficio per mantenere l’ordine pubblico, esercita una continua propaganda dell’odio, strumentalizzando l’impreparazione e i bassi istinti degli italiani più deboli.
L’obbligo del salvataggio in mare è sancito dalle norme internazionali che l’Italia è obbligata a seguire ai sensi del comma 1 dell’articolo 117 della Costituzione, secondo il quale “la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dai vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”.
Il decreto sicurezza e il decreto sicurezza bis sono stati emessi in diretta violazione di questi obblighi e precisamente in violazione dell’obbligo del salvataggio in mare sancito dalle leggi del mare stesso. Per cui dovranno presto essere annullate dalla Corte Costituzionale.
Il comportamento di Salvini è altresì contrario all’articolo 54 della Costituzione, secondo il quale “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”.
Impedendo il salvataggio e l’accoglienza dei naufraghi nei porti italiani, il Ministro dell’Interno ha certamente agito indisciplinatamente nei confronti delle norme giuridiche imperative imposte dalla Costituzione e dalle leggi di ratifica dei trattati, disonorando, di conseguenza, l’intero popolo italiano.
Nei giorni scorso sono stati salvati da un veliero italiano 54 profughi che stavano annegando e si trovavano in pessime condizione di salute oltre ad essere già semi ustionati dal sole.
Il comandante di questa imbarcazione ha chiesto alle autorità italiane come doveva agire  e la risposta è stata la seguente “avete effettuato un soccorso in acque che non sono di nostra competenza quindi adesso sono affari vostri”. Pessima risposta, perché il Mediterraneo è diviso in zone d’influenza degli Stati e le vigenti norme internazionali prevedono che questi ultimi devono offrire la loro massima collaborazione per facilitare il salvataggio dei naufraghi al fine di portarli in “porti sicuri”.
Poiché è certo, come provato da filmati e dal recente bombardamento del centro di reclusione degli immigrati a Tripoli che in Libia non ci sono porti sicuri, le autorità italiana, con Salvini in testa, avrebbero dovuto agire con “dignità e onore”facilitando l’approdo in un porto del nostro paese. Ma questi sono stati chiusi per un atto illegittimo dello stesso Ministro Salvini.
La veridicità di quanto detto ha una chiara conferma da parte della portavoce dell’Onu Babar Baloch, la quale ha precedentemente affermato che“l’Italia ha la responsabilità di far sbarcare queste persone” e “nessuno dovrebbe tornare nella Libia scossa dalla guerra”.
Ulteriore conferma è la decisione del Gip di Agrigento Alessandra Vella la quale ha precisato, molto puntualmente e magistralmente, che la comandante della Sea_Watch 3 non ha violato nessuna norma di legge, anzi si è attenuta alle norme vigenti.
Insomma Salvini deve mettersi in mente che i suoi due decreti sicurezza sono fuori legge perché non sono in grado di abrogare leggi di grado superiore che hanno una maggiore forza di quelle settoriali e disumane da lui volute.
Professor Paolo Maddalena.
Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

domenica 7 luglio 2019

Ciao Joao Gilberto maestro di una contaminazione gentile

Luciano Granieri







Venerdì scorso a 88 anni se ne è andato  Joao Gilberto, colui che ha donato alla musica di Antonio  Carlos Jobim e alla  poesia di Vinicius De Moraes un innovativo e rivoluzionario tocco cool. 

Il  suo modo minimalista, ma coinvolgente, di suonare la chitarra, il  suo canto sussurrato, ma ammaliante, hanno fatto emozionare per decenni artisti  e appassionati.  Era uno straordinario musicista. Nato a Bahia nel 1931 oltre che ad essere permeato, come tutti i suoi conterranei,  dalle suggestioni popolari del Samba, era un vorace ascoltatore di tutta le musica, del jazz in particolare.

 I dischi di Duke Ellington, di Tommy Dorsey accompagnarono la sua formazione che iniziò  a 14 anni sulla prima chitarra regalatagli dal nonno. Una sensibilità musicale raffinata gli permise di diventare uno dei creatori e dei divulgatori della Bossa Nova. Nuovo  stile particolarissimo che  trovò connessioni sempre più ampie in tutto il  mondo. 

Quel processo di “intellettualizzazione”  del Samba ebbe non poche affinità con ciò che stava avvenendo a metà degli anni ’50 nel mondo del jazz statunitense.  Alla  sbornia dei Boppers, che inondavano di note l’ascoltatore stravolgendo ogni tipo di costruzione armonica -musica indubbiamente rivoluzionaria , ma di difficile commercializzazione - fece seguito un linguaggio più compassato, calmo, cool appunto. Uno stile fatto di figurazioni dalle sonorità limpide, meditate, stilisticamente curate. Un jazz che, pur basandosi sulla lezione dei Boppers, risultava depurato da prolissità e manierismi. 

La Bossa Nova di Joao Gilberto e il nuovo jazz della Costa Ovest capitanato dal cristallino tenorsassofonista Stan Getz, uno dei four brothers dell’orchestra di Woody Herman, erano destinati ad incontrarsi in un connubio, il jazz samba,   del tutto nuovo nel panorama musicale di quegli anni ed ennesimo frutto  di  contaminazione  fra diverse culture .   

Desafinado, Samba de una Nota So, Corcovado, furono fra  le incisioni più rappresentative. Ma il pezzo che ha reso celebre in tutto il mondo il jazz samba è senza dubbio Garota de Ipanema,  (Girl from Ipanema) uno dei brani più eseguiti  in tutto il globo.  Da Frank Sinatra fino ad Amy Winehouse tutti i più grandi artisti si sono cimentati con  la “Ragazza di Ipanema”. 

Il pezzo era inserito nel disco Getz&Gilberto pubblicato nel 1964 dalla Verve. Alle sedute, organizzate dal produttore Creed Tayor, parteciparono Getz al sax tenore, Gilberto chitarra e voce, Anton Carlos Jobim al pianoforte, Astrud Gilberto voce ed il batterista Milton Banana. Fu il  manifesto di una fervida contaminazione fra linguaggio jazz e atmosfere sud americane. 

Joao Gilberto proseguì la sua carriera in tutto il mondo, incantando ogni appassionato con  quel suo modo garbato,  raffinato di suonare e cantare.  Ha inciso venti album fra cui l'ultimo  nel 2000:  Joao Voz e Violao, prodotto dal suo allievo prediletto Caetano Veloso. Ha frequentato molto anche l’Italia  cimentandosi nella rivisitazione  diversi brani del panorama musicale italiano fra cui Estate di Bruno Martino, un pezzo, per altro,   entrato in pianta stabile nel repertorio di molti jazzisti. 

Non aver potuto assistere ad un concerto di Joao Gilberto è un cruccio che mi porterò dietro per molto tempo  nella mia vita di appassionato di musica. Nel 1985 Gilberto era in concerto a Villa Ada a Roma. Stavo li in fila in attesa di poter entrare con altri amici, quando arrivò la notizia dell’annullamento del set per un’improvviso calo di voce dell’artista. Ci riprovai l’estate dopo al festival di Pescara (Pescara jazz), ma anche in questo caso il concerto non ebbe luogo perché Gilberto non si sentiva bene. Al suo posto si esibì Tito Puente. 

Al  dispiacere per la perdita di un grande artista, si aggiunge il rammarico di rendersi conto  che i nostri destini si sono sfiorati senza mai  incontrarsi. Che la terra ti sia lieve Joao.