giovedì 10 ottobre 2019

A sostegno della popolazione curda nella regione della Rojava (Siria del Nord) Contro il dittatore Erdogan e la sua preannunciata invasione della Rojava

I CDC di Bologna, Modena, Reggio E., Parma, Ravenna, Forli-Cesena, Rimini


I C.D.C. (Coordinamenti per la Democrazia Costituzionale)  dell’Emilia Romagna chiedono al governo italiano, ai gruppi parlamentari, alle forze politiche, ai sindacati, ai media italiani, di impegnarsi a fermare il massacro che Erdogan - dittatore che ha distrutto in Turchia lo Stato di Diritto, che ha finanziato e offerto protezione logistica all’ISIS e che calpesta quotidianamente i diritti umani di tanti uomini e donne - si sta apprestando a compiere nei confronti dei curdi con l’invasione da parte  dell’esercito turco della regione della Rojava. Regione dove è in atto l’unico esperimento di democrazia reale in quella martoriata area e dove curdi, turcomanni, arabi, persiani, azeri ecc.  convivono pacificamente in una comune responsabilità. Noi riteniamo che sia anche questa ragione, distruggere la realtà democratica della Rojava, a spingere il dittatore turco a ordinare l’invasione della Siria del nord.

L' Italia e l'Europa non possono restare in silenzio e tutte le realtà democratiche devono mobilitarsi. Non dimentichiamo che la popolazione della Siria del nord, e in particolare  le milizie popolari curde femminili e maschili, hanno dato un contributo determinante  alla guerra e alla vittoria contro l’ISIS. Vittoria importantissima per tutti noi, per la giustizia, la sicurezza e il futuro del Medio Oriente e del resto del mondo. 
Impedire a Erdogan di perpetrare questo crimine che, se realizzato, ridarà forza all’ISIS ed a tutti i gruppi fondamentalisti che hanno sinora dominato in Medio Oriente - con gravi conseguenze anche per la sicurezza di tutti -  è un nostro dovere.
Il CDC dell’Emilia Romagna propone a tutti di realizzare una manifestazione nazionale davanti all’ambasciata turca a Roma nel più breve tempo possibile e, nel frattempo, di inviare migliaia di mail e di messaggi social  per chiedere alle autorità di governo italiane ed europee di fermare con atti concreti l’invasione turca.

mercoledì 9 ottobre 2019

L'ANPI esprime forte dissenso sul taglio del numero dei parlamentari


Esprimiamo preoccupazione e dissenso sulla riforma costituzionale in corso di approvazione, che taglia drasticamente il numero di parlamentari.

La motivazione prevalente, se non esclusiva, di questa riforma, è un risparmio per le casse dello Stato. Tale risparmio in realtà è così esiguo da essere del tutto irrilevante per i conti pubblici; per di più sarà operativo fra anni, e comunque una riduzione dei costi non può essere l'obiettivo di una riforma che incide profondamente sulla natura della democrazia italiana. Questa motivazione rievoca una vecchia tara di una parte della politica italiana: l'antiparlamentarismo, cioè il vedere negli eletti non i rappresentanti del popolo, vale a dire coloro sui quali grava una delle più alte responsabilità nella costruzione delle regole del vivere comune, ma un gruppo di persone di scarsa qualità, il cui obiettivo dominante è quello della conservazione di un posto di privilegio. Si nega al parlamentare la dignità dell'istituzione che rappresenta, e questo è un colpo all'intera impalcatura della Repubblica, quando invece bisogna ribadire e rafforzare proprio la centralità del Parlamento.

Scompaiono le dimensioni che dovrebbero essere maggiormente curate e sollecitate, e cioè l'esperienza, l'efficienza, la competenza, la ricerca, la passione per il bene collettivo, e rimane una visione umiliante ed umiliata del ruolo del Parlamento, i cui ranghi ridotti più difficilmente garantiranno la rappresentanza popolare a tutto vantaggio di un esecutivo, il Governo, sempre più potente e meno controllato.

Il provvedimento, oltre ad indebolire il ruolo di rappresentanza del Parlamento, renderà precario e macchinoso il funzionamento delle commissioni e di ogni altro suo organo. Occorre una nuova legge elettorale proporzionale con sbarramento che riduca il danno di una riforma che, con l'attuale legge elettorale, cancellerebbe dal Parlamento varie forze politiche. In particolare occorre ridisegnare i collegi elettorali e rivedere i criteri di elezione del Presidente della Repubblica da parte dei grandi elettori delle Regioni. Ma tutto ciò non c'è ancora e comunque non basterebbe a sopperire ai danni di una riforma che pone l'Italia fra i Paesi europei col più alto rapporto fra numero di cittadini e numero di parlamentari, modificando radicalmente la volontà dei Costituenti che decisero quel numero di parlamentari proprio in rapporto al numero di abitanti e di elettori del tempo per garantire una corretta rappresentanza.

La Costituzione non è intoccabile, ma non si può cambiare in modo superficiale ed improvvisato, senza alcuna considerazione delle conseguenze istituzionali e pratiche di ogni sua modifica.

LA SEGRETERIA NAZIONALE ANPI

ISCRIVI TUO FIGLIO/A AL SERVIZIO DI TRASPORTO SCOLASTICO




Ai sensi dell’art.5, comma 2 del D.lgs 63/2017 “gli enti locali  assicurano il trasporto delle alunne e degli alunni delle scuole primarie statali per consentire loro il raggiungimento della più vicina sede di erogazione del servizio scolastico. Il servizio è assicurato su istanza di parte e dietro pagamento di una quota di partecipazione diretta, senza nuovi o maggiori oneri per gli enti territoriali interessati

A Frosinone l’Amministrazione Comunale ha disposto la cessazione del servizio di scuolabus spingendo la cooperativa affidataria del servizio ad avviare le procedure di licenziamento collettivo delle maestranze. In seguito ha aumentato le tariffe in modo significativo. Solo il 25/09/2019 ha comunicato una possibile proroga temporanea del servizio alla cooperativa affidataria.

La USB continua a monitorare l’Amministrazione Comunale e la società affidataria al fine di tutelare l’occupazione delle lavoratrici del servizio scuolabus e i servizi garantiti per legge all’utenza.

La USB intende chiarire che la clausola d’invarianza finanziaria prevista dall’art.5, comma 2 del D.lgs 63/2017 è stata interpretata in modo errato dall’Amministrazione Comunale che ritiene vi sia l’obbligo di assicurare l’integrale copertura dei costi del servizio scuolabus unicamente con le tariffe degli utenti. L’Amministrazione, invece, può contribuire nell’ambito della propria autonomia finanziaria  alla copertura del servizio.

E’ solo una questione politica!

L’USB continuerà  a chiedere un incontro con l’Amministrazione Comunale per ottenere il mantenimento dei livelli occupazionali e la completa erogazione del servizio con il contestuale abbassamento delle tariffe.

Chiediamo agli utenti e alle maestranze di sostenere la nostra Organizzazione Sindacale affinchè questi obiettivi vengano raggiunti.

Chiediamo  agli utenti di fare richiesta del servizio di scuolabus poiché solo l’aumento del numero di iscrizioni costringerà l’Amministrazione Comunale ad erogare il servizio e consentirà l’abbassamento delle tariffe.


UNIONE SINDACALE DI BASE Coordinamento Provinciale di Frosinone.


lunedì 7 ottobre 2019

Rinnovo metalmeccanici: perché va respinta la piattaforma

di Massimiliano Dancelli
e Alberto Madoglio (*)


Si è aperta la contrattazione per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro dei metalmeccanici, ma a differenza del passato temiamo che in concomitanza non arriverà nessun «autunno caldo». Anni fa, quando si preannunciava la scadenza del contratto della più importante categoria manifatturiera italiana, fin da subito si sapeva che si sarebbero susseguiti scioperi e manifestazioni che finivano col coinvolgere anche le altre categorie, animando la stagione da ottobre a dicembre. Ormai da parecchi anni, a partire dai due rinnovi separati tra Fim-Uilm e padroni che escludevano la Fiom e l’ultimo contratto in cui è rientrata anche la stessa Fiom, di caldo è rimasta solo la stagione, ormai con temperature sempre più miti a causa dei cambiamenti climatici causati dal capitalismo.
 
Un contratto «a perdere»
La piattaforma, calata dall’alto dalla burocrazia dei tre sindacati confederali Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil, stilata senza nessun coinvolgimento dei lavoratori cui verrà chiesto solo un voto formale nelle assemblee in fabbrica, ricalca negli assi principali il precedente contratto. Un contratto che abbiamo duramente criticato a suo tempo in quanto era un contratto «a perdere» per i lavoratori: si introducevano maggiore flessibilità dell’orario di lavoro, smantellamento del welfare pubblico tramite l’introduzione massiccia di quello aziendale e minore democrazia nei luoghi di lavoro, recependo gli assi principali dell’«accordo vergogna» sulla rappresentanza. Tutto questo in cambio di risibili aumenti salariali (poco meno di 2 euro), avendo legato il calcolo dell’inflazione all’indice Ipca, che esclude i costi dell’energia.
La piattaforma che viene presentata in questi giorni ai lavoratori ripresenta tutti gli aspetti normativi del contratto siglato tre anni fa: viene consolidato il truffaldino welfare privato con un potenziamento del premio da corrispondere attraverso i flexible benefits (buoni carburante, buoni spesa ecc.) e un aumento della quota che l’azienda versa al fondo Metasalute per le prestazioni sanitarie (da effettuare per lo più in strutture private convenzionate, in perfetta sintonia con lo smantellamento del sistema sanitario pubblico). A livello salariale la richiesta di aumento a Federmeccanica è dell'8% dell’attuale stipendio, questo per recuperare la differenza tra l’inflazione reale e quella conteggiata con l’indice Ipca.
 
Piattaforma da respingere
Ovviamente, non rappresentando essenziali modifiche rispetto al contratto appena scaduto, ribadiamo anche per questa piattaforma le stesse critiche e chiediamo a tutti i lavoratori di rispedirla al mittente, votando NO a questa ipotesi di rinnovo.
Prima di tutto, perché vengono proseguiti lo smantellamento dello stato sociale e del servizio sanitario pubblico, a favore di un sistema privato che ha il solo scopo di ingrassare le tasche degli imprenditori del settore e quelle dei burocrati sindacali che partecipano tramite gli enti bilaterali a cui viene assegnata la gestione dei fondi; questo contribuisce inoltre a dividere ancora più la classe tra i lavoratori della grande industria con i pensionati e i tanti disoccupati che invece vedono le risorse destinate a loro ridursi sempre di più e un servizio sanitario nazionale sempre più scadente. (1) In secondo luogo, perché per i lavoratori non ci sarà nessun miglioramento reale, sia in termini di orario che in termini di sicurezza e salute sul lavoro, dal momento che la piattaforma introduce qualche obbligo per i padroni riguardo la sicurezza, ma sappiamo bene che se non vengono ridotti i ritmi di lavoro, specialmente nelle catene di montaggio, gli infortuni resteranno quotidiani.
 
Serve una mobilitazione
Lo specchietto per le allodole che le dirigenze dei tre sindacati proponenti stanno utilizzando per far digerire ai lavoratori anche questo contratto sta nella proposta di aumento salariale dell’8%, che per un quinto livello significano circa 150 euro lordi (comunque pochi di fronte al continuo aumento del costo della vita). Tra l'altro, senza mettere in campo una mobilitazione, sappiamo bene che i padroni non concederanno nessun reale aumento salariale. Infatti, la prima risposta di Federmeccanica è stata quella che sulla base dell’inflazione gli aumenti salariali sarebbero pari a 0 euro e che sarebbe disposta ad un sacrificio solo sulla base dell’aumento della produttività. In poche parole, se vuoi guadagnare di più devi lavorare di più, con tutto quello che comporta in termini di salute, sicurezza e qualità della vita. Del resto, questo è lo scenario a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, da quando è scoppiata la crisi, per tutti i rinnovi contrattuali di tutte le categorie. Rinunciando alla lotta sulla base di una presunta «mancanza di propensione alla mobilitazione» da parte dei lavoratori, le burocrazie sindacali non riescono più a strappare nemmeno le briciole ai padroni, che, utilizzando il ricatto della delocalizzazione o della chiusura definitiva, si riprendono quanto sono stati costretti a concedere nei decenni passati.
 
L’area di opposizione in Cgil che dice?
In realtà sappiamo che se il lavoratore viene chiamato dai dirigenti a una lotta organizzata, sulla base di una piattaforma realmente progressiva, è disponibile a mobilitarsi e affrontare una battaglia anche dura. Il problema è che i dirigenti di Cgil, Cisl e Uil da anni ormai fanno di tutto per scoraggiare i lavoratori alla lotta, demoralizzandoli fino alla paralisi.
Di fronte a questo quadro poco edificante, i responsabili in Fiom dell’area di opposizione interna alla Cgil, «Riconquistiamo tutto», invece di respingere con forza una piattaforma che ricalca il contratto precedente (anche da loro osteggiato nel 2016), si sono accodati alla falsa  promessa degli aumenti salariali e, al momento di votare nel direttivo nazionale della Fiom per il varo della piattaforma, hanno scelto di astenersi o addirittura di offrire il loro «sostegno critico» (sic).
Eliana Como, membro del direttivo nazionale della Fiom e portavoce dell'area di opposizione interna, ha dichiarato: «Ci asterremo, sapendo anche che, dopo il voto dei metalmeccanici, questa sarà la piattaforma per il rinnovo del nostro Ccnl e che, soprattutto per la richiesta salariale sui minimi, avrà bisogno del sostegno di mobilitazioni e lotte radicali e determinate, che, da subito, ci prepariamo a fare» (2).
Ancora peggiore, se possibile, la posizione dei rappresentanti del gruppo Sinistra Classe Rivoluzione (ex Falcemartello) che hanno così giustificato il loro voto a favore della piattaforma, con queste parole di Paolo Brini, loro rappresentante nel Comitato centrale Fiom: «Qualsiasi lavoratore capisce che questa piattaforma è in netto contrasto con l’ultimo e fallimentare contratto del 2016, è per questo che abbiamo dato un sostegno critico votando a favore nonostante diversi punti negativi che non sottovalutiamo» (3).
Forse sarà chiaro a «qualsiasi lavoratore» ma a noi proprio no. Se si vuole essere sinceri, bisogna riconoscere
che questa piattaforma è una presa in giro degli operai a tutto vantaggio dei padroni.
Tutto ciò dimostra ancora una volta come non basti proclamarsi rivoluzionari, come fanno i compagni di Scr: è necessario essere conseguenti nell'azione pratica. I rivoluzionari non capitolano di fronte alle proposte delle burocrazie che, per difendere i loro interessi di apparato, mirano solo a demoralizzare la classe lavoratrice. Non è forse dovere minimo di ogni rivoluzionario essere in prima linea per contrastare attivamente queste manovre e rilanciare il conflitto di classe?
Pensiamo che l'area di opposizione interna «Riconquistiamo tutto» abbia commesso un gravissimo errore e perso un'occasione importante per rilanciare la lotta operaia. Non ci si può accodare all'inganno perpretato dalle burocrazie (in accordo coi padroni) che cercano di far credere agli operai che qualcosa di buono potrà uscire da un rinnovo contrattuale che non cancella gli accordi a perdere del passato e che, soprattutto, avviene senza rilanciare gli scioperi e i blocchi della produzione. L'area «Riconquistiamo tutto» avrebbe dovuto organizzare una campagna per il NO, chiamando tutti gli operai nelle fabbriche e nelle assemblee a respingere questo rinnovo contrattuale truffaldino, creando così le basi per un rilancio della lotta dei metalmeccanici. Sappiamo che nella storia del nostro Paese le lotte dei metalmeccanici hanno spesso dato il via alle lotte di tutti gli altri settori lavorativi: questa poteva essere l'occasione giusta per cercare di unire le lotte dei lavoratori alle grandi mobilitazioni studentesche di questi giorni.
Noi ci impegneremo comunque in questo senso, convinti che questa sia l'unica via per al contempo garantire contratti migliori e una prospettiva di un futuro diverso per tutta la classe lavoratrice.
 
(*) attivisti dell'area  Cgil "Riconquistiamo tutto"
 
Note
1. Per approfondire il tema, rimandiamo alla lettura dell'articolo “Welfare aziendale: una truffa da respingere al mittente”: https://www.alternativacomunista.it/internazionale/welfare-aziendale-una-truffa-da-respingere-al-mittente .
2. Qui la dichiarazione di Eliana Como, portavoce dell'area “Riconquistiamo tutto”:
https://sindacatounaltracosa.org/2019/09/05/piattaforma-metalmeccanici-perche-non-abbiamo-votato-a-favore/ . Anche se il titolo è (volutamente?) ambiguo, come si può leggere nel testo è una dichiarazione di astensione.
3. Questa una nota di Paolo Brini, membro del Comitato centrale della Fiom-Cgil e rappresentante di Scr, in cui esplicita il suo voto a favore: 
https://www.rivoluzione.red/i-metalmeccanici-vogliono-soldi-veri/