Si sono svolti giovedì 16 in tutta Italia i presidi
promossi dal Comitato nazionale per il
ritiro di ogni autonomia differenziata, per l’unità della Repubblica e per
l’uguaglianza dei diritti in
contrasto al disegno di legge reso pubblico a novembre dal Ministro Boccia “per
l’attribuzione alle Regioni di forme e condizioni particolari di autonomia” ma
non ancora approvato dal Consiglio dei Ministri per la presentazione in
Parlamento. Il rischio denunciato nella mobilitazione è che con il
trasferimento di poteri e risorse dallo Stato alle regioni vengano di fatto
minate l’unità del Paese e la garanzia dell’uniformità dei diritti fondamentali
– in tema di lavoro, sanità, scuola, ambiente, infrastrutture.
Nella
Capitale la manifestazione si è svolta sotto la sede della Regione Lazio ed è
stata accompagnata da un segnale di attenzione apprezzato dal Comitato romano,
che aveva chiesto un incontro al presidente Zingaretti. In particolare, si è
svolto un confronto tra una delegazione dei manifestanti e l’assessora
Alessandra Sartore, che ha più direttamente seguito lo svolgersi di tali
processi per conto della Regione Lazio. Da una parte sono state riportate le
preoccupazioni sulle possibili conseguenze del processo di trasferimento di
poteri e risorse cui si vorrebbe dar corso, anche sul ruolo e sull’economia di
Roma Capitale. Dall’altra è stata illustrata la proposta di Autonomia
Differenziata che era stata predisposta anche per il Lazio e a fine del 2018
approvata dal Consiglio delle Autonomie Locali, ma che poi non è più andata
avanti in ragione per l’incertezza
riscontrabile sul piano nazionale. L’assessora ha voluto sottolineare come le
sei materie individuate a suo tempo della Regione Lazio non incidessero in
maniera così ampia come accade nei casi delle preintese definite con il Governo
da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna e che comunque tenevano in conto
soprattutto aspetti funzionali più che trasferimento di risorse dallo Stato. Il
problema non è il numero delle materie – è stato affermato dalla delegazione –
ma il quadro complessivo in cui si colloca l’autonomia differenziata non
essendo stata varata una legge costituzionale di attuazione degli articoli 116 e 117 della Costituzione: in queste condizioni
le Intese dello Stato con le diverse regioni potrebbero portare comunque alla
rottura dell’unità della Repubblica intesa come uniforme garanzia dei
diritti fondamentali; così come si potrebbe causare la rottura del potere
fiscale che verrebbe distribuito territorialmente, frammentando il rapporto tra
cittadini e Repubblica in tanti e diversamente articolati regimi fiscali.
Per questo il Comitato parla di “secessione dei ricchi”.
Al
termine dell’incontro si è stabilito di mantenere aperto un canale di dialogo,
che consenta di acquisire anche elementi ulteriori di conoscenza e di
approfondimento sulle possibili conseguenze dell’autonomia differenziata, in
vista degli sviluppi della vicenda in corso. Durante il presidio in strada è
stata svolta una attività di informazione, sia con la distribuzione di
volantini che con la spiegazione diretta ai passanti delle questioni in
discussione. Ancora una volta è emersa la scarsa se non assente conoscenza
delle tematiche legate all’autonomia differenziata e dei rischi ad essa
connessi: in questo senso l’impegno del comitato nazionale e di quello romano è
ora quello di intensificare le occasioni di informazione su un processo rimasto
fin troppo in ombra rispetto alle conseguenze istituzionali e sociali
effettivamente in grado di produrre.
Nessun commento:
Posta un commento