mercoledì 8 gennaio 2020

Rispettiamo fino in fondo la memoria dei martiri Toscani

Luciano Granieri



Lunedì scorso 6 gennaio 2020, alle ore 11,30, presso il monumento ai caduti di Viale Mazzini,  a Frosinone, l’Anpi provinciale con la sezione di Frosinone, partiti, sindacati,  movimenti antifascisti, hanno commemorato, come ogni anno, l’eccidio nazifascista del  6 gennaio del 1944. Atto di sangue  che ha visto passati per le armi degli occupanti tedeschi, con la fattiva  collaborazione dei "ragazzi di Salò",  tre ragazzi (anche loro) , Giorgio Grassi, Pierluigi Banchi, e Luciano Lavacchini. 

Giovani toscani   fucilati non come  partigiani combattenti  contro l’occupazione tedesca e la vile ferocia repubblichina, ma perché semplicemente volevano trascorrere il Natale con  i loro genitori. Perciò erano scappati dal sanguinario  occupante che li aveva cooptati per ridurli schiavi lavoratori alla mercè degli aguzzini nazisti  e fascisti. 

Una commemorazione, dunque,  del sacrificio di tre, delle tante vittime civili, cadute sotto i colpi di una guerra che nessuno di loro aveva voluto (a dire il vero non l’avrebbero voluta neanche i partigiani). Alle 12,00, ora dell’eccidio, presso la stele ad essi  dedicata, le organizzazioni ed i movimenti convenuti a fianco dell’Anpi, hanno osservato un minuto di silenzio per non dimenticare un atto violento e  feroce contro tre ragazzi inermi rappresentanti involontari di tutta l’umanità. 

Dopo l’intervento di Giovanni Morsillo, presidente provinciale dell’Anpi, si sono susseguiti i contributi  dei rappresentanti di partiti, organizzazioni sindacali e movimenti antifascisti presenti. Ognuno di loro ha sottolineato l’importanza di condannare il fascismo anche alla luce delle derive autoritarie che stanno invadendo l’Italia e l’Europa, richiamando i valori di solidarietà e democrazia su cui si basa la Costituzione. 

Se da un lato è stato confortante rilevare la costante partecipazione, come ogni anno, di tutte le forze democratiche, dall’altro mi piacerebbe che a seguito di certe dichiarazione susseguissero atti politici coerenti, mi rivolgo in particolare agli esponenti del Pd  presenti.  Non si possono affermare i valori dell’antifascismo, la centralità della Costituzione, che dalla lotta antifascista scaturisce, e poi operare per sovvertire proprio i principi di partecipazione democratica inscritti nella Carta stessa. Un tentativo di destrutturazione, cosa ancora più grave, che ha come unico scopo convenienze di bottega elettoralistica e di consenso. 

Non si spiega come il Pd abbia  votato contro l’ultima  riforma costituzionale volta a ridurre il numero dei parlamentari, in tutti i passaggi in Parlamento   discussi all’epoca del governo giallo verde e poi abbia dato via libera nell’ultima seduta, quando i colori dell’esecutivo  sono cambiati. La realtà rivela che è in atto un costante tentativo di ridurre la centralità    del Parlamento, o anestetizzando , quasi annientando, le funzioni di una Camera, (vedi la riforma Renzi sull’abolizione di fatto del Senato, fortunatamente bocciata dagli Italiani) o riducendo il numero dei parlamentari, la cui elezioni sarebbe di fatto decisa  dei capobastone di partito, con la falsa  motivazione del risparmio dei costi, quando invece si tratta di una  vera e propria desertificazione   della  rappresentanza. 

La deriva pericolosa, non so quanto consapevole, è quella di assicurare la governabilità attraverso la sterilizzazione del confronto politico e il depotenziamento della partecipazione dei cittadini che andrebbero ad eleggere un organo quasi inutile, del tutto succube del capo dell’esecutivo.  Le tensioni verso una legge maggioritaria vanno anche in questo senso. Togliere centralità al Parlamento, derubare i cittadini del loro diritto di scegliere i propri rappresentanti, trasferire il confronto dalle aule parlamentari ai talk show e ai social   rischia di acuire  le già presenti derive autoritarie del tutto contrarie allo spirito costituzionale.

Non  a caso la riforma sulla riduzione del numero dei parlamentari piace anche a tutta la destra, quella moderata e quella truce di Salvini e Meloni.  Quella, cioè,  che è stata evocata nella commemorazione del 6 gennaio come nuovo pericolo per la tenuta democratica del Paese. Se è così pericolosa perché si condivide con essa il tentativo di distruzione della Costituzione?  

Ecco quindi che,  con ancora negli occhi la commozione sincera di tutti i partecipanti alla commemorazione dell’eccidio dei tre ragazzi toscani, faccio appello a quella moltitudine antifascista  commossa,  ai militanti di partito compresi in essa,    affinchè, anche in contrasto con le proprie segreterie, tornino sulla retta via e dicano con forza no a questo ulteriore tentativo di sovvertire lo spirito democratico della Costituzione. Quella Costituzione nata dal sangue dei partigiani e anche dal sangue di Giorgio, Pierluigi e Luciano. Glielo dobbiamo.

Antifascisti Sempre


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