Dall’inzio degli anni ’90 ad
oggi è stata individuate nella legge elettorale di tipo proporzionale la
principale cause della mancanza di
stabilità politica. Una legge che avrebbe concesso potere di condizionare
l’esercizio legislativo a quei partiti
che nelle urne avevano raccolto pochi voti conferendo ad essi un potere
sproporzionato rispetto al consenso ottenuto. Così veniva spiegata l’esigua
durata dei governi espressione di parlamenti
eletti con la legge proporzionale.
Un premio di seggi aggiuntivi da
attribuire alle forze che avessero ottenuto maggiori consensi, avrebbe definito
un Parlamento generatore di una
maggioranza cospicua, stabile, in grado
di partorire un esecutivo decisionista con un alto indice di governabilità . Così dal 1994, fino al 2018, i governi che si
sono succeduti alla guida del Paese sono stati espressione di parlamenti eletti con sistemi elettorali dove la parte
maggioritaria era preponderante (Mattarellum e Porcellum, poi dichiarato
incostituzionale dalla Consulta, oggi sostituito dal Rosatellum).
Ma siamo sicuri che la legge maggioritaria abbia
risolto i problemi di stabilità ? Dal 1948 al 1994 i governi succedutisi alla
guida del paese, espressione di parlamenti eletti con il sistema proporzionale,
sono stati 47 con una durata media di
1,9 anni. Fra il 1994 e il 2018 i
parlamenti eletti con leggi in preponderanza maggioritarie hanno incaricato 13
governi con una media di 1,8 anni di durata. E’ di tutta evidenza che la
rimanenza in carica media di un governo sia di due anni
indipendentemente dal sistema elettorale che ha eletto il parlamento.
Dunque
non è colpa del sistema elettorale se gli
esecutivi non durano tanto. Per cui a
parità di durata, meglio la legge proporzionale che, almeno, conferisce maggiori possibilità ai cittadini
di partecipare all’organizzazione politica del Paese e di esprimere un voto
uguale e libero come da dettato costituzionale.
Se poi consideriamo che i parlamenti eletti con il proporzionale hanno prodotto leggi quali : lo
statuto dei lavoratori, il sistema sanitario nazionale, il diritto di famiglia,
e per contro il risultato dei governi espressione di
parlamenti maggioritari è stato la
totale destrutturazione dei diritto dei lavoratori, culminata nel jobs act, la
privatizzazione di scuola, sanità e servizi indispensabili per la
sopravvivenza, le leggi ad personam, l’abnorme aumento delle diseguaglianze,
l’aumento della povertà, si capisce
ancora di più che il problema non sta nei sistemi.
Anzi con il mantra della governabilità, alimentato dal combinato disposto di leggi
elettorali maggioritarie e tentativi di smantellamento delle funzioni del parlamento
a favore dei governi, il disastro sociale imposto dalle vocazioni maggioritarie
ha trovato più facile diffusione eliminando una quota significativa di
cittadini dalla partecipazione politica.
Sono d’accordo con il professor Zagrebelsky quando
dice che un popolo non deve essere governabile, ma governare. Non deve subire
le norme ma concorrere a farle attraverso la partecipazione politica e la
possibilità di eleggere rappresentanti in Parlamento. Anzi proprio il mito
della governabilità e della sua attuazione attraverso la scelta di candidati
basata ,non sulle loro effettive capacità politiche, ma sulla loro vendibilità
in base alle regole del marketing o, ancora di più, sulla fedeltà al capo, ha prodotto e produce
il disastro in cui ci stiamo dibattendo.
Se il sistema non funziona è colpa
dell’ignoranza e la protervia di chi dovrebbe rappresentarci. Pensate ai
Salvini alle Meloni, ai Renzi , a tutti i burattini del liberista Casaleggio e a coloro (più o meno riformisti) che
per propria contingente convenienza si acconciano ora con gli uni, ora con gli
altri. Come può il Paese essere
condizionato da tale gentucola?
Il guaio
è che con la riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari, architettata
da tali personaggi, la selezione per
consentire di arrivare ad un privilegio
ancora più raro e più agognato sarà totalmente basata sulle capacità di vendere fumo e
sulla prona fedeltà al capo. Se passerà la riforma la qualità
degli eletti sarà ancora più scarsa e
allora hai voglia ad accusare il
proporzionale o la complessità delle dinamiche parlamentari, o ancora peggio
l’inadeguatezza della Costituzione, per
i fallimenti di una classe dirigente inetta ed inconsistente.
Governabilità
I personaggi
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