mercoledì 22 gennaio 2020

Celebrare la fondazione del P.C.d’I. oggi significa lottare per formare l’embrione del partito rivoluzionario del proletariato!


99 anni fa, in piena offensiva fascista, la parte più avanzata e cosciente della classe operaia ruppe con l’opportunismo e il riformismo, costituendo a Livorno il Partito Comunista d'Italia (PCdI).

Fu una decisione di portata storica, che dette al proletariato del nostro paese il Partito di classe indipendente e rivoluzionario, fondato sulle basi ideologiche e organizzative stabilite dall’Internazionale Comunista.

Un Partito che con i suoi militanti, i figli migliori della classe operaia italiana, ha scritto pagine gloriose nella lotta contro il fascismo e nella Resistenza, per un’Italia socialista e l’emancipazione della classe operaia, prima di imboccare la fallimentare via revisionista e affondare nel pantano della socialdemocrazia e del neoliberismo.

Oggi, purtroppo, leggiamo la parola “comunista” da parte di formazioni che ne richiamano il nome, senza riscontro politico e come mero riferimento ideale. Tali formazioni sono accomunate da pesanti limiti, sia per le capacità pratiche che per volontà politica, chiarezza ideologica e radicamento di classe.

Il Partito della classe operaia oggi non può nascere né da una scissione da partiti riformisti come avvenne nel 1921, poiché non vi sono componenti comuniste in tali partiti, né da una confluenza, poiché nessuno dei partitini che si definiscono comunisti è in condizioni di assolvere tale compito.

Di fronte alla frammentazione organizzativa e alla confusione ideologica non c’è che una strada da seguire: unire, coordinare e centralizzare, forze e realtà che condividono i principi comunisti marxisti-leninisti e internazionalisti, l'analisi della situazione e i relativi compiti, impegnandosi per ricostruire e sviluppare i legami fra movimento comunista e movimento operaio.

La borghesia nei paesi imperialisti come l’Italia ha da tempo esaurito la sua funzione storica: ormai per mantenere alti profitti per pochi, genera disoccupazione, precarietà e ricattabilità per i lavoratori, nocività e morti nei luoghi di lavoro, assenza di prospettiva per i giovani, nuova subordinazione per le donne, povertà diffusa per molti.

Eppure l’alto livello di sviluppo delle forze produttive e di ricchezza che è prodotta proprio dai lavoratori, in questi paesi rende possibile, concreto e attuale il passaggio diretto a un’organizzazione sociale che non sia basata sullo sfruttamento, ma consenta ai lavoratori e alle masse popolari di essere protagonisti del proprio destino, esprimendo al massimo livello il proprio potenziale umano.

Se le condizioni oggettive sono riunite, non lo sono ancora quelle soggettive che consentano tale passaggio: per questo è necessario formare l’Organizzazione comunista preparatoria al Partito che può nascere da un processo di fusione delle migliori energie che sorgono e sorgeranno nel vivo della lotta di classe, affrontando i compiti politici vitali che stanno di fronte al proletariato.

Ci rivolgiamo perciò a operai, lavoratori, donne e giovani che, coerenti nei principi e nell’azione, svolgono attività politica e sono in prima linea nelle lotte nei luoghi di lavoro, in quelle sociali, antifasciste, etc.; ai proletari che non hanno ancora il Partito ma che esprimono il proposito di condurre la battaglia per la sua ricostruzione perché comprendono che restare sotto la direzione opportunista significa andare incontro alla disfatta o cadere nella passività.

Le ragioni che portarono alla costituzione del PCdI nel 1921 sono valide e attuali più che mai. Il Partito comunista è una necessità storica!

21 gennaio 2020


Coordinamento comunista toscano (CCT)
coordcomtosc@gmail.com

Coordinamento Comunista Lombardia (CCL)  coordcomunistalombardia@gmail.com

Piattaforma Comunista-per il Partito Comunista del Proletariato d'Italia   teoriaeprassi@yahoo.it


Collettivo comunista (m-l) di Nuoro   
cocoml.nuoro@gmail.com

Costituzione del Comitato per il NO



Il 10 gennaio è stata depositata in Cassazione la richiesta firmata da 71 senatori di sottoporre a referendum popolare la riforma costituzionale che taglia il numero dei parlamentari ed il 23 l’Ufficio centrale per il Referendum sancirà formalmente l’avvio della fase elettorale.
Il 15 gennaio, su iniziativa del Coordinamento per la Democrazia costituzionale, è stato costituito il Comitato per il No.
Nelle premesse dell’atto costitutivo si dà atto che:
-        l’obiettivo del taglio dei parlamentari e di un esasperato maggioritario è un Parlamento meno rappresentativo ma ancora più obbediente ai capi partito
-        la centralità del Parlamento è seriamente a rischio e da qui potrebbe partire una deriva centralizzatrice e autoritaria volta a stravolgere la nostra costituzione
-        per questo chiederemo ai cittadini di respingere il taglio dei parlamentari e di premere per una nuova legge elettorale proporzionale.

Gli incarichi sono stati così distribuiti: Presidente (e legale rappresentante) Massimo Villone, Vice Presidenti Alfiero Grandi (vicario), Silvia Manderino, Domenico Gallo e Mauro Beschi (responsabile dell’organizzazione), tesoriere Antonio Pileggi, responsabile della comunicazione Alfonso Gianni.
Il consiglio direttivo, costituito da tutti coloro che sono intervenuti alla redazione dell’atto, è stato immediatamente allargato includendo tutti coloro che ne avevano fatto richiesta e che sarà integrato con chi non ha potuto aderire prima (nei prossimi giorni l’atto costitutivo e lo Statuto saranno disponibili sul sito del Coordinamento).
Il 23 gennaio è stata fissata la conferenza stampa presso la Camera dei deputati per presentare la nascita del Comitato e le motivazioni che sostengono la nostra campagna elettorale per il no.
In previsione di un lavoro impegnativo che come sempre sarà basato sul volontariato gratuito abbiamo tuttavia bisogno del vostro aiuto finanziario, oltre che del vostro impegno personale, per predisporre la struttura comunicativa e di organizzazione, come abbiamo fatto in occasione del referendum del 2016.

Roma, 18 gennaio 2020                                         

La Presidenza


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domenica 19 gennaio 2020

Autonomia Differenziata presidio in piazza per l'unità della Repubblica

Comitato nazionale per il ritiro di ogni autonomia differenziata, per l’unità della Repubblica e per l’uguaglianza dei diritti.



Si sono svolti giovedì 16 in tutta Italia i presidi promossi dal Comitato nazionale per il ritiro di ogni autonomia differenziata, per l’unità della Repubblica e per l’uguaglianza dei diritti in contrasto al disegno di legge reso pubblico a novembre dal Ministro Boccia “per l’attribuzione alle Regioni di forme e condizioni particolari di autonomia” ma non ancora approvato dal Consiglio dei Ministri per la presentazione in Parlamento. Il rischio denunciato nella mobilitazione è che con il trasferimento di poteri e risorse dallo Stato alle regioni vengano di fatto minate l’unità del Paese e la garanzia dell’uniformità dei diritti fondamentali – in tema di lavoro, sanità, scuola, ambiente, infrastrutture.
Nella Capitale la manifestazione si è svolta sotto la sede della Regione Lazio ed è stata accompagnata da un segnale di attenzione apprezzato dal Comitato romano, che aveva chiesto un incontro al presidente Zingaretti. In particolare, si è svolto un confronto tra una delegazione dei manifestanti e l’assessora Alessandra Sartore, che ha più direttamente seguito lo svolgersi di tali processi per conto della Regione Lazio. Da una parte sono state riportate le preoccupazioni sulle possibili conseguenze del processo di trasferimento di poteri e risorse cui si vorrebbe dar corso, anche sul ruolo e sull’economia di Roma Capitale. Dall’altra è stata illustrata la proposta di Autonomia Differenziata che era stata predisposta anche per il Lazio e a fine del 2018 approvata dal Consiglio delle Autonomie Locali, ma che poi non è più andata avanti in ragione per  l’incertezza riscontrabile sul piano nazionale. L’assessora ha voluto sottolineare come le sei materie individuate a suo tempo della Regione Lazio non incidessero in maniera così ampia come accade nei casi delle preintese definite con il Governo da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna e che comunque tenevano in conto soprattutto aspetti funzionali più che trasferimento di risorse dallo Stato. Il problema non è il numero delle materie – è stato affermato dalla delegazione – ma il quadro complessivo in cui si colloca l’autonomia differenziata non essendo stata varata una legge costituzionale di attuazione degli articoli 116 e 117 della Costituzione: in queste condizioni le Intese dello Stato con le diverse regioni potrebbero portare comunque alla rottura dell’unità della Repubblica intesa come uniforme garanzia dei diritti fondamentali; così come si potrebbe causare la rottura del potere fiscale che verrebbe distribuito territorialmente, frammentando il rapporto tra cittadini e Repubblica in tanti e diversamente articolati regimi fiscali. Per questo il Comitato parla di “secessione dei ricchi”.
Al termine dell’incontro si è stabilito di mantenere aperto un canale di dialogo, che consenta di acquisire anche elementi ulteriori di conoscenza e di approfondimento sulle possibili conseguenze dell’autonomia differenziata, in vista degli sviluppi della vicenda in corso. Durante il presidio in strada è stata svolta una attività di informazione, sia con la distribuzione di volantini che con la spiegazione diretta ai passanti delle questioni in discussione. Ancora una volta è emersa la scarsa se non assente conoscenza delle tematiche legate all’autonomia differenziata e dei rischi ad essa connessi: in questo senso l’impegno del comitato nazionale e di quello romano è ora quello di intensificare le occasioni di informazione su un processo rimasto fin troppo in ombra rispetto alle conseguenze istituzionali e sociali effettivamente in grado di produrre.

Una Rete per gestire il fenomeno dell'immigrazione con umanità, contro odio e razzismo





Ieri pomeriggio 18 gennaio 2020 presso l’Associazione Grid, su invito di Comunità Solidali, si è svolto un incontro tra le Associazioni della provincia di Frosinone che si occupano di solidarietà e accoglienza.

Erano presenti:
Marco Toti direttore della Caritas  di Frosinone-Veroli-Ferentino,  Paolo Iafrate  - Oltre l’Occidente, Gino De Matteo -Città Futura, Carmelo Selvaggio - SconfinataMente  Anagni , Alice Popoli –Comunità Sant’Egidio Frosinone, Rino Tarallo-USB Cassino, Gianni Paciotta-Caritas Parrocchiale Frosinone, Alpha Diallo –Associazione Comunità Africana di Cassino,   Cassino,  oltre a privati cittadini sensibili al problema.

Il fenomeno  migratorio,  che ha spinto Comunità Solidali a costituirsi un anno e mezzo fa dopo i fatti della “Diciotti”, ci ha fatto sentire l’esigenza di   confrontarci con chi sul territorio opera già attivamente, al fine di costituire una rete strutturata che abbia la capacità di confrontarsi con le istituzioni e con la politica, affinchè il fenomeno migratorio venga gestito, non solo come problema di ordine pubblico, ma come fatto sociale ed umanitario.

La dinamica migratoria, acuitasi dal 2011 con le guerre in Libia ed in Siria, ha reso il problema di difficile gestione e i governi che si sono succeduti hanno intrapreso strade sempre più restrittive, sia per quanto riguarda il soccorso, sia per quanto riguarda l’accoglienza , il riconoscimento dello status  di rifugiato e di aiuto umanitario. Le politiche migratorie,  per motivi di consenso, inculcando la paura del diverso, hanno contribuito a generare un clima di razzismo e di odio che si somma ai gravi problemi provocati dalla crisi economica che ha acuito le diseguaglianze.

Noi pensiamo che il fenomeno migratorio vada gestito  con la conoscenza e l’interazione poiché il migrante non è una categoria astratta ma una persona con una storia e una vita, che non ha bisogno solo di pratiche burocratiche (che pure sono fondamentali) ma di empatia e di un progetto di vita.

Le varie realtà che si sono incontrate oggi, pur nella loro diversità, culturale, politica e religiosa, hanno convenuto  che occorre far fronte con la solidarietà alle esigenze immediate di chi si trova in una situazione di fragilità e di bisogno ma, nello stesso tempo,    adoperasi fortemente affinchè le politiche disumane che sono state attuate vengano al più presto superate, poiché, oltre ad aver inciso sull’accoglienza e sulla vita dei migranti,  hanno tolto lavoro anche ai cittadini italiani che operavano nei  centri di accoglienza.   Senza contare che le più alte istituzioni locali possono decidere senza appello azioni contro chi solidarizza e sostiene le lotte per una  convivenza umana e civile.

Sappiamo che esistono forze buone che rappresentano la parte migliore del Paese e che fino ad ora hanno giocato “in difesa”. Pensiamo sia ora di attaccare.

Non lasciamo cadere questi  bagliori di una comunità migliore, proviamo a creare e a far camminare questa rete per cominciare a reagire insieme a questo clima d’intolleranza violenza ed odio.  

Proprio per continuare questo percorso, ci siamo dati appuntamento sabato 25 gennaio alle ore 16,00 presso Grid  in Corso della Repubblica n. 48 Frosinone

 Comunità Solidali Frosinone