Luciano Granieri
Ve lo ricordate Fernando Tambroni? L’onorevole democristiano che, nel 1960, guidò un esecutivo supportato dai fascisti dell’MSI. Tambroni, quello che il 7 luglio del 1960, a Reggio Emilia, spinto dalla furia missina, aizzò le forze dell’ordine contro degli operai in manifestazione, provocando una strage con cinque civili, tutti iscritti al Pci, uccisi dalla ferocia della polizia?
I fascisti ripuliti, in cambio del supporto al governo Tambroni, provarono a mettere le mani, in modo sciagurato anche all’interno della Rai. Nel 1960 la TV di Stato decise di organizzare La coppa del jazz. Un concorso riservato ai jazzisti italiani che avrebbe dovuto decretare, nel corso di diverse trasmissioni, il miglior gruppo o artista in attività. Il concorso era pensato per dilettanti ma, a sorpresa, si iscrissero molti professionisti già noti. Fra questi la Seconda Roman New Orleans Jazz Band, la Riverside Syncopator Jazz Band, tanti altri gruppi e musicisti anche di jazz più moderno, fra cui il trio di Enrico Intra, il quintetto di Torino, il quintetto di Gilberto Cuppini, che vinse la gara.
La giuria, ovviamente, era composta da musicisti esperti, giornalisti competenti, e tale Giovanni Attilio Baldi. Chi era costui? Un musicista? No. Un giornalista di settore? Neanche. Semplicemente si trattava di un raccomandato da un politico del Msi che mirava a mettere suoi protetti all’interno della Rai. Costui dal basso della sua ignoranza e dall’alto della raccomandazione provò a condurre perfino una trasmissione sul jazz.
Per fare bella figura incaricò alcuni sedicenti musicologi di trovargli brani rari da proporre, come vere e proprie chicche, agli ascoltatori. I finti ricercatori gli giocarono un brutto scherzo. Neiki Libohova, Eugenio Bombrini, Gigi Martini e Carlo Silij, i sedicenti esperti, si divertirono a suonare fra di loro utensili di casa: brocche di terracotta, pettini avvolti nella carta velina, assi per lavare. Gli strumenti, cioè, utilizzati dalle jug band e washboard band nere degli anni venti, alcune provenienti da Tampa in Florida.
Libohova e compagni registrarono la loro casalinga e goffa esibizione su un disco pronto ascolto e la consegnarono a Baldi spacciandola per l’unico reperto esistente di una registrazione rarissima della Tampax Jug Band. Il raccomandato missino, orgoglioso della sua finta competenza, annunciò ai microfoni lo strano nome di quell’orchestra e i funzionari Rai caddero dalla sedia.
Non solo il malcapitato non sapeva nulla di jazz, ma neanche di certi prodotti utilizzati per le necessità tipiche femminili.
Nonostante tutto Baldi insistette nel voler fare carriera. Provò a scalare la dirigenza del sindacato musicisti per accaparrarsi l’esclusiva dell’organizzazione dei concerti jazz ma, tale fu la sua incapacità, che neanche questo gli riuscì. Della serie i fascisti neanche se s’impegnano riescono a fare cose buone.
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