mercoledì 6 aprile 2022

Riprendiamoci Frosinone

 Collettivo Politico Rigenerare Frosinone



Il Collettivo Politico Rigenerare Frosinone , torniamo a ribadirlo, non è un’associazione ma è un movimento politico il cui obiettivo è l’identificazione degli enti locali, in particolare della città di Frosinone, come presidi democratici di prossimità .

 Poniamo alla base del nostro agire l’etica della politica. La politica, secondo il nostro principio etico, prevede, lo dice l’etimologia della parola, il coinvolgimento della polis, ossia la partecipazione dei cittadini al governo della città. 

Le stagioni neo liberiste, succedutesi da più di quarant’anni, hanno trasformato i Comuni da luoghi della democrazia di prossimità e garanti dei diritti universali attraverso l’erogazione di servizi pubblici, in enti il cui unico compito è quello di mettere sul mercato beni comuni, servizi pubblici, patrimonio pubblico, territorio e ricchezza collettiva. E non bisogna tacere che molti sindaci si sono conformati, anzi, hanno aderito con entusiasmo al nuovo corso. 

Il sindaco uscente di Frosinone ne è un esempio, ma anche quelli che lo hanno preceduto, di schieramento opposto, non sono stati da meno, e si ricandidano al governo della città. Tutto ciò ha determinato un devastante depauperamento del quadro sociale cittadino.  Siamo convinti che, prima di stilare qualsiasi programma per Frosinone, sia necessario riprendersi la ricchezza pubblica collettiva immessa sul mercato ed evitare che quella rimasta finisca definitivamente nella trappola della speculazione privata, i cui nefasti esiti hanno determinato il disastro, per i cittadini, di Acea e della TARI, solo per citare due esempi

Senza questo processo, qualsiasi progetto per Frosinone si risolverà, inevitabilmente, nella cessione del pubblico alla speculazione privata. E anche la mitizzazione dei fondi europei, salvifica e leggendaria massa di denaro a cui, si enfatizza, ogni ente locale potrà accedere per finanziare i propri progetti, ha delle condizionalità specifiche, per cui quei soldi, oltre ad aumentare il debito, con inasprimento dei vincoli del patto di stabilità interno, mai abolito per i Comuni, andranno ulteriormente a rimpinguare le casse delle grandi multiutilities private (vedi decreto concorrenza). 

E’ nostra convinzione che i cittadini debbano riprendersi Frosinone. Ciò è possibile mettendo in campo un’azione meramente politica che esula dalle dinamiche clientelari, alimentate da un’implacabile disgregamento della cittadinanza, che ha lasciato sul campo singoli individui ridotti a rivendicare diritti, percepiti come privilegi, ottenibili solo attraverso la benevolenza del sindaco o dell’assessore di turno. Per combattere questo palese indebolimento dei cittadini, abbiamo proposto un Odg  ( vedi QUIche impegna il sindaco e la giunta a bloccare il DDL concorrenza -approvato dal Consiglio dei Ministri e in attesa di essere ratificato dal Parlamento – il quale sancisce la supremazia del profitto privato sul benessere dei cittadini. Ad esso aggiungiamo la proposta di due leggi d’iniziativa popolare, facendo nostre le istanze avanzate dal movimento Attac Italia.

La prima riguarda una riforma della finanza locale in cui alla priorità del pareggio di bilancio finanziario, si anteponga quella del pareggio di bilancio sociale. Ciò attraverso la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte fondamentali dei Comuni e all’utilizzo ecologico, sociale, culturale e ricreativo dei beni pubblici. Il reperimento delle risorse necessarie  deve essere reperito fuori dai mercati finanziari e dentro Cassa Depositi e Prestiti, ente a cui vengono conferiti i risparmi (280 miliardi) di oltre 20 milioni di abitanti.

La seconda riguarda la Socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti attraverso la sua trasformazione in un ente pubblico che operi, in maniera decentrata e partecipativa, al servizio delle comunità locali, come leva finanziaria fuori mercato per gli investimenti relativi al riassetto idrogeologico del territorio, alla sistemazione degli edifici scolastici, alla riconversione energetica degli edifici pubblici, alla gestione partecipativa dei beni comuni, al riutilizzo abitativo e sociale del patrimonio pubblico, alla mobilità sostenibile, alla trasformazione ecologica della filiera del cibo e delle attività produttive.

Molti potrebbero ritenere queste proposte ideologiche, quasi utopistiche, ma la loro realizzazione sancirebbe la differenza, fra la costruzione di un palazzo,   sacrificando un asilo pubblico e la costruzione di una pista ciclabile, lungo il Fiume Cosa, senza sacrificare alcun servizio utile alla cittadinanza.

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