Luciano Granieri
Stamattina recandomi presso l’ospedale Spaziani di Frosinone ho notato, fuori dalle porte d’ingresso, bandiere della Cgil (funzione pubblica) e della Cisl. Non credo che fossero li per porgere il benvenuto al nuovo direttore generale, architetto…...architetto? Angelo Aliquò, ma sicuramente per protestare a seguito di disservizi sanitari che, a dire il vero, sono da tempo diffusi e gravi. "Finalmente un sussulto per la difesa del diritto alla salute!" Mi dico. Però, poi, mi sono chiesto: si rendono conto queste forze sindacali che la situazione in cui versa la sanità oggi è figlia di quel processo di privatizzazione forzata dei servizi pubblici iniziata da Mario Draghi, con il discorso, quasi un programma politico, che l’allora direttore generale del Tesoro, tenne alla comunità finanziaria il 2 giugno 1992 a bordo dello yacht Britannia?
Si rendono conto che nel passaggio dal governo Conte due, all’esecutivo Draghi la dotazione di fondi per la sanità inserita nel PNRR è passata da 4 a 2 miliardi (vedi mai che l’obiettivo del definanziamento dei fondi ai danni del sociale, sia stata la ragione della sostituzione dell’avvocato del popolo con il banchiere?), e finalizzata esclusivamente alla costruzione delle case di comunità, precisando peraltro che l’assunzione del personale sanitario necessario per far funzionare queste strutture deve essere effettuato "senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanzia pubblica?" Così come lo stesso criterio deve essere usato per ingaggiare medici ed infermieri indispensabili a far funzionare le strutture esistenti?
I sindacati con le bandiere fuori dall’ospedale sono coscienti che i soldi del PNRR in sanità servono solo per le mura, ed infatti il personale sanitario, sottopagato, o emigra all’estero, o verso il privato che lo paga molto di più, o muore per sovraccarico di lavoro nella struttura pubblica come il primario in servizio presso l’ospedale di Manduria, colto da un infarto dopo aver prestato servizio 24 ore di seguito?
Se ne rendono conto evidentemente, infatti protestano. Ma perché allora si sono spesi con attestati di stima ed inviti a non dimettersi dalla presidenza del consiglio, proprio verso colui che ha iniziato il processo di spoliazione della sanità pubblica, unico e solo colpevole del disagio del personale medico-infermieristico e della disperazione dei pazienti che vivono il soccorso e la degenza come se fossero finti in un girone infernale? Vai a capirli certi sindacati!
Per la cronaca mi trovavo lì per accompagnare mia suocera ad una visita di controllo dopo un intervento di disostruzione coronarica. Arrivo alle 8,00, la visita era programmata per le 8,30, ma non era presente alcun addetto alla reception, sito incaricato, fra l’altro di fornire le sedie a rotelle necessarie per accompagnare i pazienti non deambulanti o deambulanti a fatica, verso i reparti.
Niente addetto niente sedia. Non proprio. Uno di questi dispositivi era parcheggiato all’interno dell’ufficio del Tribunale dei Diritti del malato, associazione di cui faccio parte, per cui recuperando le chiavi dell’ufficio, sono riuscito a procurare la sedia. Facendo qualche indagine per venire a capo del disservizio, scopro che la reception è affidata ai ragazzi del servizio civile, molto volonterosi, ma con poca familiarità con le problematiche annesse. A questo siamo? All’affidamento dei servizi accessori di un ospedale che ambisce alla qualifica di DEA di II livello, al volontariato e al servizio civile?
Le analisi, le prestazioni strumentali e i controlli su mia suocera, vengono puntualmente effettuati, ma, nel frattempo, il primario del reparto, nonché presidente provinciale dell’ordine dei medici, deputato alla lettura dei riscontri diagnostici, con conseguente definizione della prognosi , è convocato dal nuovo direttore generale. La riunione si protrae per più di due ore e i pazienti in attesa di prognosi e terapia, rimangono sospesi in un insopportabile limbo.
Indignato telefono alla direzione generale facendo presente che i primari dei reparti non possono essere cooptati dal direttore in orario di servizio, lasciando i pazienti in ansia per la loro condizione, a seguito di motivi, diciamo così manageriali. Pare che il sollecito abbia ottenuto l’esito sperato, ed infatti il primario si presenta dopo poco, adempie ai suoi obblighi e ci congeda spiegando che la riunione presso la direzione generale verteva sul drammatico problema dell’affollamento del Pronto Soccorso.
E sai che novità! Il problema è endemico e diffuso in tutta Italia ed in tutta la Regione. Secondo il Tribunale dei diritto del Malato del Lazio mediamente ogni pronto soccorso regionale presenta 786 pazienti lì parcheggiati, in attesa , anche da più giorni, di essere ricoverai perché i reparti che dovrebbero riceverli sono sotto organico. Stamattina i malati in attesa al pronto soccorso di Frosinone erano più di cento. Del resto se mancano nella Regione Lazio 357 medici di Pronto Soccorso e l’insufficienza cronica di personale infermieristico è ormai insostenibile, questi esiti infernali sono inevitabili.
Nonostante ciò l’agenda Draghi, oltre ad aver provocato i danni già descritti alla sanità pubblica, prevede che la spesa sanitaria diminuirà dal 7% al 6,2% del Pil nei prossimi tre anni, e che le procedure per accreditare le cliniche private presso il sistema sanitario nazionale siano molti più semplificate. Una vera e propria svendita della sanità pubblica ai privati, nonostante la pandemia abbia dimostrato la letalità di queste politiche. Proprio come in Lombardia. Allora mi domando, c’è molta differenza fra l’agenda Draghi, diventata programma del Pd e il modello di sanità fascio leghista?
Concludo con una proposta: perché non assumere al posto di medici ed infermieri le ragazze ed i ragazzi della protezione civile. Hanno volontà sono giovani, certo ci sarà qualche decesso in più fra i poveracci che non possono permettersi le cure private, ma sai che risparmio di denaro pubblico e sai quanti affari faranno in più le cliniche private!
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