giovedì 13 settembre 2012

La lotta al ceto politico come tappa indispensabile al rovesciamento del capitalismo

Luciano Granieri.  Collettivo Ciociaro Anticapitalista

Nel 1981 quando Ronald Reagan si insediò alla Casa Bianca, pronunciò la storica frase: “Lo Stato non è la soluzione, lo Stato è il problema” ovvero “ la politica non è la soluzione, la politica è il problema”. Questo è il nocciolo eversivo del pensiero neoliberista. Da qui è iniziata la trasformazione dei partiti principali attori di quel problema. La dittatura neoliberista non doveva essere messa in discussione da nessun’altro modello sociale alternativo . Dunque i partiti cui era demandata la missione di proporre un’idea diversa di società e di rappresentare quei cittadini che in quell’idea si fossero rispecchiati  avrebbero dovuto cambiare “MISSION” per usare un termine molto in voga oggi. Un progetto di comunità liberale è ormai superato dal neo liberismo dunque tutti i partiti di estrazione  liberale  hanno esaurito il loro compito . Allo stesso modo i movimenti popolari della classe borghese non hanno ragione di esistere, la middle class non c’è più frantumata da una divaricazione del reddito che ha determinato la polarizzazione dei ceti . Quello più ricco che tende sempre più ad arricchirsi e quello povero che punta irreversibilmente verso il dissesto. Per non parlare dei partiti comunisti o socialisti, fautori di una società in cui il lavoro ha il predominio sul capitale e le leggi dello Stato regolano l’economia secondo principi di solidarietà, assolutamente indigesti al regime capitalista . La rivoluzione neoliberista ha trasformato i partiti da movimenti popolari promotori di forme di organizzazione sociali diverse, in agenzie al servizio del capitale. Oggi sono moderni uffici di marketing elettorale con compiti di mediazione fra i vari potentati economici e soprattutto di difesa di questi ultimi da ogni tipo di istanza o di conflitto che viene dal popolo .I partiti politici non sono più movimenti di massa si sono integrati nel sistema di difesa delle prerogative di accumulo del capitale, attività primaria delle grandi lobby finanziarie. In questa ottica sono entrati a far parte a tutti gli effetti delle èlite che comandano la società capitalista. I loro leader, puntano all’accumulo delle ricchezze al profitto illimitato , esattamente come i protagonisti delle speculazioni finanziarie. Per raggiungere questo obbiettivo è fondamentale diventare professionisti della politica, rimanere il più a lungo possibile attori principe del sistema e difendere con le unghie e con i denti il sistema stesso. Non è un caso che i personaggi oggi al centro dello scenario politico in Italia, sempre più ricchi e detentori di smisurati privilegi, siano gli stessi da decenni. La competizione elettorale non è altro che una farsa. Serve a dare legittimazione democratica al sistema di difesa della struttura capitalista dal conflitto sociale e serve a stabilire un’alternanza fra la parte che deve fingere di governare e quella che deve inscenare l’ opposizione. L’antica geografia destra/sinistra è una ipocrisia bella e buona. Anche la presa in giro della nuova legge elettorale si inserisce in questo scenario. Tutti a parole vogliono cambiare il porcellum, ma nessuno ha il coraggio veramente di mettere in atto questo proposito perché l’attuale legge elettorale è la migliore per assicurare ai soliti noti la conservazione di potere denaro e privilegi. Anzi ultimamente si tende addirittura ad eliminare la pratica elettorale, convincendo i cittadini che il ceto politico attuale è immutabile. Anche su questo fronte, oltre che alla lotta al potere finanziario vero e proprio, deve dispiegarsi l’azione di contrasto delle forze che si dicono anticapitaliste. Rivendicare una durata limitata del mandato parlamentare , diminuire drasticamente compensi e prestazioni pensionistiche a favore dei parlamentari , pretendere un tetto alle risorse utilizzabili dai candidati in campagna elettorale e fare in modo che queste siano uguali per tutti, invocare la trasparenza nella gestione dei bilanci dei partiti della loro dirigenza, vietare l’accumulo di cariche istituzionali, sono azioni che mirano ad attaccare pesantemente le difese immunitarie del sistema capitalistico, rappresentate da questo inetto ceto politico. Come è noto tali rivendicazioni sono presenti in molte formazioni e movimenti, dal Movimento 5 stelle, all’Italia dei Valori, ai Radicali, ma la valenza che queste istanze hanno all’interno delle forze suddette è limitata, fine a se stessa, perché non inquadrata in un progetto di più ampio respiro come può essere la lotta al capitalismo. Tanto è vero che proprio tali movimenti vengono tacciati con disprezzo dell’èlite politico-elettoralistica di populismo. Dunque l’appello si rivolge movimenti autenticamente anticapitalisti, affinchè inseriscano nelle modalità di rovesciamento del sistema capitalistico, il contrasto all’attuale ceto politico.





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