di Adriano Lotito (*)
Da quando è caduto il governo Berlusconi sembra che sia calato un omertoso sipario sui problemi dell’istruzione pubblica italiana. La stampa “progressista” che sembrava appoggiare gli studenti in lotta dell’Onda contro gli attacchi alla scuola della Gelmini, si è ritirata in un consapevole silenzio quando il “nemico” è stato sconfitto e si è insediato il governo Monti. Eppure gli studenti continuano a scendere in piazza, e non lo fanno per una sorta di inerzia del conflitto, ma semplicemente perché nel silenzio generale di politici, giornali e televisioni, stanno passando misure che porteranno alla totale privatizzazione e distruzione del nostro sistema scolastico e universitario. E’ necessario dunque portare a galla la verità e ripartire dalle lotte studentesche per costruire un autunno caldo e rivoluzionario anche nel nostro Paese.
Cosa è la proposta di legge 953: quando le scuole diventano aziendeDurante il precedente governo, la parlamentare Pdl Valentina Aprea (attuale assessore all’istruzione nella regione di Formigoni e della Minetti) elaborò una proposta di legge che intendeva consegnare definitivamente la scuola pubblica nelle mani dei privati. Un ddl che il Pd osteggiò con veemenza ai tempi dell’Onda, nel 2008, quando il problema era far fuori il prima possibile Berlusconi e i suoi. Eppure quella stessa proposta oggi si prepara a diventare legge nel silenzio generale, ad opera dell’attuale maggioranza di governo (Pd compreso) che ha delegato alla VII Commissione Cultura il compito di rimettere mano al ddl Aprea cambiandone il nome ma non la sostanza. Una proposta che diventerà legge senza nessuna discussione parlamentare, senza nessuna attenzione da parte dei media, e men che meno, senza tener conto della voce di studenti e docenti, i reali “portatori d’interesse” nella scuola.
Ma cerchiamo di capire nel dettaglio in cosa consista questa proposta. La pdl 953 sostituisce il Consiglio d’Istituto con il Consiglio dell’Autonomia: il Consiglio dell’Autonomia elaborerà uno “statuto autonomo”, diverso da scuola a scuola, relativo alla gestione dell’istituto, all’organizzazione degli organi interni e al rapporto tra le componenti che ne fanno parte. Questo significa demolire l’unitarietà dell’istruzione pubblica: sorgeranno differenze sensibili tra scuola e scuola, si approfondirà il divario tra scuole di serie A e scuole di serie B e verranno cancellati i già pochi spazi di democrazia reale di cui disponiamo oggi. Il diritto allo studio non sarà più garantito a livello nazionale, ma sarà di competenza delle singole scuole, che lo regoleranno (se ancora esisterà) in modo autonomo. Inoltre saranno le singole scuole a decidere se e come gli studenti dovranno partecipare al governo delle scuole: ci saranno ancora assemblee e rappresentanti studenteschi? Dipenderà da scuola a scuola, da preside a preside! L’organizzazione delle singole scuole assume poi una forte caratterizzazione aziendale, con partecipazione al Consiglio dell’Autonomia di esterni (che – soprattutto se erogatori di fondi – possono condizionare, in particolari zone, situazioni, contesti, la gestione e mettere in discussione principi di democrazia) e il rafforzamento – a fronte dell’indebolimento degli organi scolastici – del potere del dirigente. Insomma, la scuola diventerà in tutto e per tutto un’azienda, per di più privata! Quello che Marchionne e Fornero stanno facendo nel mondo del lavoro, Profumo lo fa nel mondo della scuola.
Studenti e studentesse in piazza: non è che l’inizio!A fronte di tutto questo i movimenti studenteschi hanno giustamente dissotterrato l’ascia di guerra dopo vari mesi di riflusso e immobilismo. La prima considerevole mobilitazione nazionale è stata quella del 5 ottobre, organizzata dall’area dell’Autonomia in varie città di tutto il Paese. Purtroppo il bilancio partecipativo non è stato il massimo: a Roma hanno manifestato circa tremila studenti, a Napoli quattromila, duemila a Torino e Milano. La repressione anche questa volta non è mancata: ci sono state violente cariche della polizia contro gli studenti a Roma, Milano e soprattutto a Torino, dove la polizia ha fermato e identificato 15 manifestanti (quasi tutti minorenni). Gli studenti sono stati brutalmente inseguiti e manganellati dalla polizia in diverse città, segno questo che tale era l’indicazione che veniva dal governo: stroncare sul nascere le proteste, soprattutto se vengono dalle nuove generazioni fortemente penalizzate e ipotecate sul futuro proprio dalle misure del governo dei banchieri. Manganellate: come per gli operai dell’Alcoa in lotta per il lavoro, così per gli studenti e le studentesse scesi in piazza lo scorso venerdì. Ma le lotte non si arrestano! La prossima grande mobilitazione nazionale è prevista per il 12 ottobre, organizzata dall’Unione degli Studenti, il sindacato studentesco che gli anni passati riusciva a portare nelle piazze anche mezzo milione di studenti.
Un programma di rivendicazioni transitorie per rovesciare il Governo Monti! I Giovani di Alternativa Comunista sono stati presenti il 5 ottobre nelle piazze di molte città, al fianco degli studenti in lotta, e parteciperanno a tutte le mobilitazioni che si organizzeranno nel prossimo periodo, a partire da quella del 12, in vista della giornata del No-Monti Day, il 27 ottobre a Roma. Ma lotteremo portando in piazza un programma diverso, un programma che non ci vergognamo a definire rivoluzionario, un programma di rivendicazioni transitorie che possa fare massa critica, nell’ottica del rovesciamento del governo Monti, per un governo dei lavoratori e per i lavoratori, l’unico che possa garantire l’uscita dalla crisi, l’uscita dal capitalismo.
Per realizzare questo programma è necessario coordinare le lotte di tutti i territori e di tutti i Paesi, unire i lavoratori e gli studenti, organizzare uno sciopero europeo contro la Troika e i suoi governi, bloccare totalmente la produzione, occupare scuole, fabbriche e università! Bisogna convincersi che solamente la lotta paga! Il nostro programma per quanto riguarda l’istruzione pubblica prevede vari punti che nel loro insieme segnano una netta incompatibilità con l’attuale ordine di cose: la cancellazione di tutti i tagli a scuola e università pubbliche; la stabilizzazione di tutti i precari del mondo dell’istruzione; l’istituzione di un reddito studentesco che preveda il comodato d’uso dei libri di testo, l’accesso libero e gratuito a mense, trasporti e luoghi di cultura; l’abolizione delle misure repressive contro gli studenti che lottano; l’istituzione di un piano nazionale di edilizia scolastica utilizzando i fondi stanziati per Grandi Opere, Expo di Milano e missioni militari; la cancellazione di tutti i finanziamenti all’istruzione privata; per una scuola pubblica, laica, gratuita e di qualità, governata dagli studenti e dalle studentesse!
Questa è la proposta che facciamo per costruire un combattivo autunno di lotta anche nel nostro Paese, insieme agli studenti e ai lavoratori che non tollerano più un sistema sempre più fondato su crisi, miseria e distruzione del futuro per le nuove generazioni. Non ci avrete mai come volete voi!
(*) coordinatore nazionale Giovani di Alternativa Comunista
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