lunedì 21 gennaio 2013

La rivoluzione è attuare la Costituzione

Luciano Granieri


 E immancabilmente  in questa sordida campagna elettorale, arrivò la polemica fra i due pseudo sinistri Vendola e Ingroia.  Non  voglio  soffermarmi sul merito delle questioni . Pare che Ingroia abbia imputato a Vendola la colpa di essere in una coalizione con un partito che ha sostenuto e ancora sostiene un governo  liberista che lo stesso  presidente  della regione  Puglia aborrisce.   C’è peraltro da chiedersi allora perché lo stesso Ingroia cercasse un dialogo con il Pd cioè  con quello stesso partito con cui è alleata Sel  e che tanto viene bistrattato, anche dai riformisti giustizialisti ex comunisti guidati dal magistrato siciliano.  Ma il punto non è questo.  La questione è su quale debba essere il campo di discussione di due formazioni che dicono a parole di essere contro le politiche lacrime e sangue del governo  Monti e contro il predominio del capitale sul lavoro.  Ad esempio proponiamo alcuni temi che le cronaca recente ha riproposto all’attenzione.  Non mi pare di aver  sentito nel corso delle scorribande televisive di Ingroia, né in interventi di Vendola, nessuna condanna ai nuovi soprusi  e alle nuove balle dispensate  dall’Ad Fiat Sergio Marchionne nel corso della settimana passata.  Una di queste è  la necessità della cassa integrazione   per gli  operai di Melfi, stabilimento in cui si produce la Punto, unico modello a tenere ancora sul mercato. Cassa integrazione invocata   con la scusa dell’aggiornamento della catena di montaggio basata  su  tecnologie innovative per la produzione di due nuovi modelli . E’ lapalissiano che la punto verrà fabbricata all’estero, Serbia o Polonia.  Dovrebbe anche essere  degna di attenzione   l’ammissione, condivisa dai sindacati devoti e piangenti, che nonostante tutti gli sforzi possibili immaginabili a Pomiglino non c’è proprio posto per i 1400 operai rimasti fuori    con la promessa di essere reintegrati al compimento del faraonico progetto “Fabbrica Italia” il cui esito fallimentare è stato ampiamente dimostrato.  Il mercato è asfittico per cui anche a Cassino si lavora per tre giorni al mese quando va bene e il resto è cassa integrazione.  Un'altra vicenda di strettissima attualità che dovrebbe trovare posto nella campagna elettorale è la situazione dell’Ilva.  In particolare in relazione a quanto deciso da un consiglio dei ministri straordinario convocato venerdì scorso. Consiglio,  giova ricordarlo,  composto da   ministri  ancora agli ordini di quel  Mario Monti  che  in piena campagna elettorale sta occupando TV giornali e internet.  Ebbene nell’assemblea di venerdì  governo,  istituzioni locali e sindacati  hanno  fermamente deciso  sull’assoluta necessità di applicare  il decreto legge 207 del 3 dicembre convertito nella legge n.231 del 24 dicembre,  nonostante su questo provvedimento sia pendente il giudizio della Corte Costituzionale.  Per fare in modo che ciò accada domani  il governo presenterà un nuovo provvedimento “esplicativo della legge”.  Ricordiamo che la legge in questione delibera , in aperto contrasto con  la procura, che il milione e 700mila tonnellate  di semi lavorati tra colis e lamiere per un valore di un miliardo e 200mila euro, possa tornare nella disponibilità della famiglia Riva  per essere venduto   nonostante la procura lo abbia posto sotto sequestro perché è frutto di attività illecita . Infatti il materiale in questione è stato prodotto  fra il 26 luglio e il 26 novembre    negli impianti dell’area a caldo del siderurgico nonostante questi fossero posti sotto sequestro  preventivo  senza facoltà d’uso perché nocivi  alla salute della cittadinanza  . Proprio il conflitto di attribuzione  fra poteri dello stato sollevato dai magistrati ha coinvolto in giudizio la Corte Costituzionale.  Quello che si sta consumando è un fatto gravissimo. Cioè governo, enti locali e sindacati, si apprestano a fare l’ennesimo favore a i Riva incriminati per disastro ambientale, padre agli arresti domiciliari e figlio latitante,    senza attendere il  necessario pronunciamento della Corte Costituzionale, ma cedendo al  loro ricatto per cui  in mancanza dell’attuazione di quella legge licenzieranno 1.500 operai e non sborseranno neanche un centesimo  dei quattro miliardi necessari per mettere a norma gli impianti, condizione primaria e  imprescindibile richiesta da Monti e Clini  per  rendere attivo il provvedimento in questione  ma che i Riva non hanno intenzione di rispettare .  Su questo abuso e strappo istituzionale del governo, non una parola è stata spesa in campagna elettorale né da Ingroia, né tanto meno da Vendola.  Eppure  per risolvere la questione non è necessario  invocare la rivoluzione e la dittatura del proletariato o diventare seguaci di Grillo, basta attuare l’articolo 43 di quella costituzione a cui, tanto  Vendola che Ingroia,  dicono di richiamarsi . L’articolo 43 stabilisce che :  A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale”  Dunque perché non  invocare con forza in campagna elettorale  ai fini dell’utilità generale  il trasferimento dell’Ilva  e della Fiat ai lavoratori, senza ulteriore indennizzo visto che questo è stato già  anticipato abbondantemente dallo Stato?   Ecco,  anziché  litigare per rivendicare una paternità anticapitalista  che né il magistrato palermitano, né il governatore della Puglia hanno,  perché non cominciare a discutere delle questioni  Ilva e Fiat e più in generale di piani industriali e politiche per il lavoro. Per ripristinare gli strappi ai diritti dei lavoratori perpetrati da Sacconi con l’art 8 sulle deroghe al contatto collettivo nazionale e dalla Fornero  con lo stravolgimento dell’articolo 18 votato anche dai compagni di Vendola, i referendum possono essere utili ma non risolutivi visto l’esito delle consultazioni sull’ acqua . Risolutivo potrebbe risultare  invece un vero impegno a raggiungere   questi obbiettivi se eletti in Parlamento,  ma non mi pare che dalle parole ascoltate in campagna elettorale emerga questa volontà  . 

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