Nel corridoio della sezione tributi del Comune,
dove si affacciano gli uffici preposti (così
si dice, ) la bolgia regna sovrana! Davanti alla porta dei reclami, staziona un
campionario di varia umanità. Anziani spauriti e arrabbiati, donne spaesate,
persone indignate tutti con gli occhi sbarrati e increduli su un
foglio che indica degli importi improponibili. Serve un chiarimento e serve
subito perché bisogna pagare entro oggi 16 dicembre. Si apre una porta ne esce
un ragazzo raggiante, pare che rifacendo i conti sia riuscito a risparmiare 150
euro. La notizia, buona per il giovane, fa montare ancora di più la rabbia fra i
forzati della TARES li ammucchiati per sapere di che morte dovranno morire. Ecco si sono sbagliati, incapaci,
ladri (tralascio qui altri irripetibili epiteti) la gente sbotta spazientita .
Risale sordo il rancore per quello squallido accordo che la Guardia di Finanza
di Monza sta facendo emergere mentre i cittadini devono ammassarsi davanti ad
una porta per conoscere se l’importo scritto sull’avviso di pagamento comprende
anche la quota tangente. Nel frastuono,
generale irrompono delle grida e il
pianto di un neonato. Due donne litigano. Una ragazza giovane con un bambino di
pochi mesi in preda ad una crisi di
pianto chiede di entrare prima perché il neonato nella carrozzina soffre di asma.
Deve chiedere ragione di una bolletta di 700 euro… troppi davvero. Alcuni fanno passare la ragazza, ma una
signora anziana minuta, si arrabbia. Si regge a malapena su due stampelle, è
invalida sta male, non ce la fa più, quindi il bambino può anche morire, ma lei
il suo posto non lo cederà mai. Si
ripropone l’odiosa guerra fra poveri,
mentre i ricchi si industriano per spartirsi le mazzette.
Chiedo informazioni, la mia fila non è
questa, ma è un'altra che conduce alla porta accanto. Non mi devo rivolgere all’ufficio
reclami, come posso reclamare se non so quanto
mi tocca pagare? Devo fare la coda davanti ad una stanza dove
si distribuiscono gli avvisi di pagamento per chi ancora non li ha ricevuti. E’ vero, il governo per stare dietro alle paturnie di
Berlusconi ha inviato in ritardo ai comuni le modalità utili a calcolare la
tassa, però quei lavoratori ex Multiservizi avrebbero potuto aiutare nello smistamento degli
avvisi .
Ma a causa del patto di stabilità, che evidentemente non si applica alle bustarelle, non c’erano soldi abbastanza per lasciarli in
servizio. Così mezza città, al giorno di scadenza, non era in possesso della documentazione
necessaria al pagamento. Fortunatamente
la mia fila è meno poderosa di quella dell’ufficio reclami. Ho solo 15 persone
davanti e poi si fa presto le procedure per avere il modulo F24 necessario a
pagare la tassa, sono relativamente brevi.
Il fantasma F24. Ecco un altro protagonista
della nostra storia. La seconda ed
ultima rata della TARES, per quest’anno, non si paga attraverso un semplice bollettino
ma con il modello F24, una carta dove sono scritti i codici tributo. Bisogna
sperare che questi codici siano riportati correttamente, altrimenti all’ufficio
postale o alla banca un computer cerbero risputa il modulo che dovrà essere
ricompilato dal comune. Mentre aspetto
infatti, arriva una vittima del fantasma F24. Sconsolato il signore lamenta di
non essere riuscito a pagare perché i codici sul modulo sono sbagliati. Tutto da rifare e in fretta, perché
oggi scade. Chissà se sul capitolato
messo a punto dai compari della
Sangalli, reclutati dall’assessore e il suo sodale architetto dietro compenso, per apparecchiare l’affare, si troverà qualche errore. Secondo la guardia
di Finanza di Monza per un appalto che sarebbe stato stimato in 26 milioni d
euro, e per un compenso del 10% necessario alla spintarella assessorile , le
cose si stavano facendo per benino.
Mentre sono in coda rassegnato
arriva la salvifica telefonata. Da casa mi fanno sapere che nella buca delle
lettere è stato rinvenuto il tanto agognato documento. Sollevato saluto i miei
tristi amici, mi precipito a recuperare l’avviso e di corsa all’ufficio
postale.
Con me sono stati precisi. Si preannunciava un
aumento di circa il 30% e tanto è.
Chissà se in quell’incremento è conteggiata una qualche mazzetta
relativa al precedente appalto? Meglio non pensarci. Entro in un ufficio postale stipato, pieno
come un uovo. Il numeretto del mio turno è il 205. Lo schermo indica che allo sportello c’è l’utente n.133 . Coraggio
solo 72 persone avanti a me. Apro il giornale e apprendo che lo scorso anno il
procedimento di smaltimento dei rifiuti è costato al comune 8.500.000 euro di cui 5.000.000 destinati
alla Sangalli, a compenso della raccolta rifiuti del conferimento degli stessi nell’impianto di Colfelice e della pulizia delle strade, i restanti
3.500.000 alla Saf che gestisce l’impianto di Colfelice. La mia riflessione è la seguente: Considerato a
questo punto che non è certo che in quei
5.000.000 destinati alla Sangalli sia
compreso solo il costo del servizio , ma anche l’eventuale bonus agevolandi assessores , si blocchino i pagamenti della TARES attuale
fino a che la magistratura non avrà fatto piena luce. Compagni raccattiamo le
cartuccelle e torniamocene tutti a casa. Il mo splendido sognare è interrotto
dal trillo del conta numeri 145-146-147…..
E’ curioso osservare l’espressione di chi si avvicina allo sportello una
volta arrivato il proprio turno. E’ un misto di sollievo e terrore. Sollievo
per la sensazione di stare per
uscire da un incubo, terrore di
diventare vittima del fantasma F24 che complice i codici sbagliati
costringerebbe a rifare tutto d’accapo. Un vecchietto si accascia si sente, male. Viene
portato fuori, si riprende, qualche bambino frigna disperato. Dopo tre ore è il
mio turno. La tensione da fantasma F24,
fortunatamente, svanisce, i codici sono
giusti. Mi ritrovo fuori dall’ufficio
postale. L’odissea è finita. Mi avvicino alla macchina. Dannazione lo sportello
di destra è ammaccato. Qualcuno nel fare manovra allegramente ha stampato il suo paraurti sul mio
sportello. Ci mancavano anche i soldi
del carrozziere! Chissà quante macchine
c’entrano in due milioni di tangente? Me ne vado immerso in questo calcolo. Finisce così questa mattinata passata in un
paese che non è per vecchi, né per giovani, né per donne e bambini , neanche
per uomini gay e trans. Frosinone non è paese per gente civile. Però a pensrci
bene, forse neanche l’Italia è Nazione per gente civile. Il dubbio mi
accompagna verso casa.
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