giovedì 2 gennaio 2014

Che il governo e la regione intervengano sulla situazione Fiat a Cassino


Il segretario Provinciale PdCi Oreste Della Posta

Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che la situazione tragica dello stabilimento Fiat di Cassino, dove in questo mese di gennaio si lavorerà solo quattro giorni, è aggravata dal fatto che non si prevede per il futuro né la produzione di nuovi modelli, né men che meno la bozza di un piano industriale. Se questa situazione dovesse permanere, appare chiaro che lo stabilimento ha dinanzi a se un futuro incerto. In questo quadro è allarmante ciò che emerge dall’esperienza delle varie multinazionali, le quali ritengono che i siti produttivi si possono salvare solo se utilizzano gli impianti per oltre il 50% delle potenzialità produttive. Applicando tale regola alla Fiat di Cassino, è possibile notare che la produzione attuale è molto al di sotto delle potenzialità dello stabilimento, circa 1800 vetture al giorno, e oltretutto palesemente al di sotto del 50%. E’ evidente che a questo ritmo lo stabilimento non può reggere. Nella tragica prospettiva di chiusura della stabilimento, non si perderebbero solo i 3900 lavoratori, ma si determinerebbe altresì il crollo economico di un’intera area geografica. Occorre non perdere altro tempo in discussioni inutili, capziose e fuorvianti, ma andare al nocciolo della questione. E’ evidente a tutti che per incidere sul problema Fiat occorre un forte intervento del governo unico in grado di condizionare le scelte dell’azienda. In questo quadro i Comunisti ritengono che tutte le forze sindacali e politiche devono chiedere l’intervento del governo sulla vertenza dello stabilimento Fiat di Cassino. Di tale richiesta deve farsi carico, in modo ferreo e determinato, la Regione Lazio tramite il suo governatore Zingaretti. E’ oltremodo necessario un grande movimento di lotta che lanci l’allarme Fiat e che veda tutti i cittadini partecipi, perché se lo stabilimento dovesse chiudere, si impoverirebbe il commercio, l’artigianato e persino la normale convivenza civile e sociale subirebbe un duro colpo. Un appello pressante per far sì che sisvolga un’azione incisiva sul governo, va fatto ai nostri senatori e deputati, potrebbe essere anche una buona occasione per riavvicinare i cittadini, ormai disillusi e facile preda dei populismi, alle istituzioni.

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