martedì 7 gennaio 2014

I martiri toscani fucilati dai "Saccardi"

Luciano Granieri


Chiariamo subito. Il commento che segue, relativo alla commemorazione dell’eccidio nazifascista di tre ragazzi toscani avvenuto il 6 gennaio del 1944 a Frosinone , è inesorabilmente di parte. E’ dalla parte dei partigiani combattenti per la libertà, contro nazismi e fascismi di vecchi e nuovo conio.   E’ un commento contro quelle istituzioni che in nome del fronte capitalista occidentale e dello sdoganamento dei fascisti utili a svolgere il lavoro sporco in difesa della restaurazione borghese , hanno girato gli armadi della vergogna verso il muro.  Quelle stesse istituzioni che anche a Frosinone, per compiacere il nascente salotto buono del   capitalismo occidentale ,  il 2 novembre del 1947  hanno posto una lapide   in memoria  dell’assassino dei martiri toscani che è un vero e proprio insulto alla storia .   Sulla  targa marmorea  è scritto  che  a  macchiarsi della fucilazione non sono  stati né i nazisti, né i fascisti. Ma un non  meglio precisato esercito di Saccardi.   

Evidentemente non era opportuno macchiare di un tale orrendo delitto una nazione come la Germania   ormai alleata di ferro contro le derive socialiste e comuniste che venivano dall’Unione Sovietica. La lapide in questione   è un perfetto esempio di come il processo  di revisionismo storico sia iniziato già dal giorno successivo alla liberazione. Settant’anni dopo l’eccidio  alla commemorazione avvenuta il 6 gennaio scorso  diversi esponenti politici  locali, membri delle più varie istituzioni (europee, regionali, provinciali, cittadine)    hanno partecipato con trasporto, banda e gonfaloni al seguito.  E’ doveroso   ringraziare  il parlamentare europeo, il  consigliere  regionale, il  commissario provinciale, il vice sindaco,  per il loro contributo peraltro dovuto. 

Davanti alla stele realizzata dallo scultore Alberto Spaziani, distante qualche decine di metri dalla lapide della vergogna posta nel ‘47 , si sono ascoltate le solite frasi di circostanza. Parole impastate di retorica e buonismo pacificatorio  da cui si è distinta la sola voce lucida e rigorosa di Giovanni Morsillo  presidente del comitato provinciale dell’ANPI.  A quelle istituzioni si chiede, per uscire dall’ipocrisia, di  tradurre in atti concreti  i valori dell’antifascismo  tanto difesi nella commemorazione dì lunedì scorso. Non basta partecipare a eventi simili. Bisogna promuovere i valori dell’antifascismo, della  democrazia e della condivisione sociale sempre ed in ogni atto politico.  

Si incominci dal rispetto della Costituzione ormai ridotta ad un simulacro di facciata. Quella Costituzione devastata e offesa nei valori fondanti della  dignità di un popolo  proprio da strappi e aggressioni di provenienza istituzionale, governativa e parlamentare. Si inizi a proibire le manifestazioni di movimenti di chiara matrice fascista e nazista che ancora oggi infestano le nostre piazze. Si abbia il coraggio di essere antifascisti nei fatti. Per il comune di Frosinone, magari un primo atto concreto potrebbe essere quello di rimuovere la lapide secondo la quale la lotta di liberazione dal nazifascismo non c’è mai stata, semmai si è combattuto per liberarsi dal giogo dei  Saccardi. A proposito. Dopo diverse ricerche abbiamo appurato che i Saccardi  erano soldati  mercenari  che nel medio evo si occupavano di saccheggi .  Non c’è che dire un bel esercizio di fantasia storica.  Purtroppo dalla fantasia nascono le favole, la storia invece è fatta di avvenimenti che nessun revisionismo o piaggeria verso il capitalismo può cambiare. 

Nessun commento:

Posta un commento