domenica 25 luglio 2010

Ospedali, Medici, Medicine e Guaritori - da Tribunale del Malato

UN CONCETTO MIOPE DELLA SANITA
NON SI  APPROFONDISCE MAI IL LEGAME TRA  RISPETTO DELL'AMBIENTE E SALUTE.
SI RIMANDA TUTTO  ALLA EMERGENZA  DELLA TERAPIA E COSI I MALI CONTINUANO AD AFFLIGGERCIIL CANE SI MORDE LA CODA
PIERLUIGI FANFERA



Una sanità basata quasi totalmente sugli ospedali, con un territorio non in  grado di rispondere alle esigenze dei cittadini e ai compiti affidatigli dai  piani sanitari nazionale e regionale. Sono solo alcuni dei principali aspetti  emersi dal II Rapporto Audit civico del Lazio, realizzato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, in collaborazione con la Regione Lazio,  presentato il 13 luglio a Roma. Il lavoro è stato condotto da equipe “miste”,  composte da cittadini e operatori appositamente formati, e ha coinvolto 120  cittadini che, volontariamente, hanno analizzato 111 strutture sanitarie; in  particolare 29 ospedali, 18 distretti, 34 poliambulatori, 18 centri per la  salute mentale e 12 SerT, per un totale di 20 aziende di riferimento tra ASL, 
Aziende Ospedaliere e IRCSS. Il quadro che ne emerge è di una sanità regionale  che vede convivere eccellenze accanto all’inefficienza, non solo confrontando  diverse realtà, ma anche all’interno di una stessa azienda, con enormi  differenze a seconda di dove si risieda. “Dai dati del nostro rapporto emerge 
che la vera emergenza nella regione è l’assistenza domiciliare,ad oggi è  garantita in minima parte solo nei giorni feriali, mentre nei giorni festivi e  prefestivi l’unico riparo è l’ospedale. Come se i malati di Alzheimer, malati  di tumore, anziani, malati neurologici, guarissero miracolosamente il venerdì  sera e si riammalassero solo il lunedì mattina. Non esistono nei giorni festivi  servizi domiciliari pubblici adeguati e nel caso di una banale emergenza, come  per esempio la necessità di applicare un catetere vescicale, le possibilità che 
si hanno sono due: andare al Pronto Soccorso chiamando un’ambulanza oppure  ricorrere ad alternative onerose pagando la prestazione”. Diversi gli argomenti  affrontati da questa seconda edizione dell’Audit civico, con 380 indicatori  diversi. Gli aspetti valutati riguardano l’orientamento al cittadino nell’ organizzazione e gestione dei servizi; la prevenzione dei rischi, la riduzione  del dolore e il sostegno ai malati oncologici e cronici; il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini nel sistema sanitario regionale. Cercheremo ora di  analizzarne sinteticamente i principali. Il livello aziendale: maggiore 
attenzione alla sicurezza, terapia del dolore e oncologia punti dolenti. Il  fattore “accesso alle prestazioni” registra l’indice più elevato nell’edizione  2010 di Audit, sebbene anche in questo caso si registrino enormi variazioni  passando di realtà in realtà. A fronte di questo, comunque, i cittadini si  trovano molto spesso a non ricevere adeguate informazioni per poter usufruire  al meglio dei servizi. Quello che ne emerge è quindi un servizio sanitario  regionale fortemente incentrato sugli ospedali, con i cittadini che, una volta  usciti dal nosocomio, avvertono un senso di profonda solitudine. Le cure  primarie si confermano anche in questa edizione il vero anello debole del  sistema, nonostante le ripetute promesse susseguitesi negli anni, con punte 
particolarmente preoccupanti per quanto riguarda Centri per la Salute Mentale e  Servizi Territoriali per le Tossicodipendenze. La priorità individuata da  Cittadinanzattiva su questi argomenti è il potenziamento del territorio, prima  di un affidamento di un ulteriore ruolo di erogatore di servizi che attualmente  non sembra in grado di poter sostenere. I punteggi più elevati riguardano la  sicurezza delle strutture e degli impianti IAS 98 (Indice Adeguamento agli  Standard), così come quella dei pazienti (IAS 89). In tutte le aziende, con  qualche importante eccezione, non esiste inoltre una politica di reale  coinvolgimento delle associazioni dei cittadini, sia nelle scelte aziendali,  che nella possibilità di verificare e intervenire sulla qualità delle  forniture. Spesso ci si rifugia nella sola attivazione del Comitato Etico,  mentre poco o nulla si è fatto sul fronte delle forme extragiudiziali di  risoluzione dei conflitti. Inoltre, ancora troppo poco si fa sul fronte della  gestione del dolore (IAS 59), mentre l’attenzione per i pazienti oncologici o  affetti da patologie croniche è ancora non sufficiente (IAS 47). L’Assistenza  domiciliare integrata, vera chimera del sistema, erogata da pochissime realtà, 
non è altro che la conferma di quanto sinora detto. “Quello che chiediamo con  urgenza alla Regione”, sostiene Scaramuzza, “è di strutturare un’assistenza  domiciliare 7 giorni su 7. Ciò significa evitare non solo ricoveri impropri, ma  alleggerire le famiglie da un onere economico ed assistenziale pesantissimo,  oltre che fornire un’adeguata e doverosa assistenza sanitaria. Tutte le Giunte  che si sono susseguite negli ultimi quindici anni hanno sempre annunciato un rafforzamento della sanità territoriale, ma alla fine sono rimaste sempre solo 
promesse con qualche piccola eccezione”. L’assistenza ospedaliera: punto di  forza del SSR. L’analisi delle 29 strutture prese in considerazione conferma  come gli ospedali rappresentino la “prima donna” della sanità laziale. Sebbene  il risultato registrato sia buono, restano delle enormi differenze tra ospedale  e ospedale, e spesso anche tra reparto e reparto. Inoltre, gli ospedali che  dipendono dalle ASL registrano performance inferiori rispetto alle Aziende Ospedaliere o agli IRCSS. I punteggi inferiori riguardano l’informazione e 
comunicazione (IAS 51 per le Asl, 66 per gli altri), comfort (IAS rispettivamente 51 e 71) e personalizzazione delle cure (59 e 72). E’ quindi  necessario intervenire per migliorare il livello dell’informazione e comunicazione con i cittadini, in particolare rispetto ai loro diritti in  ospedale, alle informazioni generali sul funzionamento interno, alla diffusione  e accuratezza del consenso informato scritto rispetto agli interventi di 
adenotonsillectomia e/o appendicectomia; predisporre e attuare un piano di  verifica e intervento mirato e sistematico per il controllo e la manutenzione  degli edifici ospedalieri: esiste infatti una situazione diffusa di presenza di  segni di fatiscenza e di degrado strutturale. E’ necessario inoltre sviluppare  modalità d’accoglienza e di assistenza ai degenti attente alle differenze  culturali e agli aspetti socio-relazionali che, ci piace sottolinearlo, fanno  parte della presa in carico della persona che ha bisogno di cure in una cultura 
dell’umanizzazione delle cure e dell’assistenza. Anche la gestione del dolore,  il cui IAS è pari a 49, indica chiaramente la necessità di intervenire sul tema  negli ospedali dipendenti dalle ASL. L’assistenza sul territorio: cenerentola  della sanità laziale. Come già anticipato, l’assistenza al livello del  territorio risulta essere la “priorità delle priorità”. Il cittadino si trova  infatti molto spesso di fronte ad una vera e propria sindrome dell’abbandono  quando passa dall’ospedale al territorio. Mancano le informazioni sulle  modalità di accesso e sui servizi disponibili, quando questi esistono. Tra le  criticità più evidenti la mancanza di servizi adeguati per l’assistenza ad  anziani non autosufficienti, o la mancanza di continuità assistenziale che  dovrebbe invece garantire l’ADI. I fattori più critici per quanto concerne l’orientamento verso i cittadini sono la tutela dei diritti e l’informazione e la  comunicazione (IAS medi da 41 a 47). Il risultato è che spesso i cittadini sono  spinti a “doversela cavare da soli”, sia sul fronte delle informazioni che per  affrontare spese per servizi che dovrebbero invece essere erogati dal SSR. “Attraverso l’Audit civio crediamo possa nascere nel Paese un modello Lazio, basato sul contributo dei cittadini, la trasparenza, i controlli e la valutazione dei dirigenti. In vista della nomina dei Direttori generali delle ASL, e considerando che la valutazione di essi è sempre stata annunciata ma mai  perseguita negli anni passati, crediamo che sia arrivato il momento di attuare veramente la valutazione dei direttori attraverso i risultati realmente raggiunti”. “Proponiamo, quindi”, “che nel fornire ai nuovi Direttori generali gli obiettivi di mandato (Rispetto del Piano Sanitario nazionale, Piano sanitario Regionale, Piano di rientro, ecc.) ci possa essere spazio anche per degli obiettivi “civici”, definendo un vero e proprio set di indicatori presi dall’Audit civico, su cui valutare, a distanza di 18 mesi, le capacità manageriali”. “Questo sarebbe un modo per caratterizzare il Lazio con un sistema sanitario trasparente in grado di contribuire ad accrescere la fiducia nelle Istituzioni, e a mettere realmente al centro delle scelte il punto di 
vista dei cittadini che partecipano direttamente e concorrono attivamente al miglioramento della qualità del servizio sanitario regionale”.





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