AUT aderisce all’appello di Raniero La Valle dei comitati Dossetti per la costituzione e chiede a tutti i suoi naviganti di “diffondere e inculcare tra i cittadini la conoscenza, la comprensione e l’amore dei grandi valori della Costituzione repubblicana, senza i quali nessuna democrazia può sussistere e fiorire”. Cogliamo però l’occasione per ricordare che la situazione attuale si è determinata già da molto tempo. Perché la nascita di un partito azienda in cui Il Presidente fondatore decide, Lui e solo Lui la linea politica come fosse un piano industriale, un partito fatto di dipendenti e non di militanti, è ATTO INCOSTITUZIONALE. Una tale formazione, infatti lede i principi partecipativi sanciti dell’art. 49 della CARTA il quale determina che: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” E’ del tutto evidente che l’organizzazione del partito azienda è lontanissima dal praticare un metodo democratico che manca già nel suo interno (niente congressi, se non in funzione della venerazione del capo, niente sezioni sul territorio, l’espulsione è l’unica modalità di gestire il dissenso che non è ammesso). Il vulnus decisivo a questo articolo che ha aperto le porta al PARTITO AZIENDA, è stato il referendum del 1993 sull’abrogazione del sistema elettorale proporzionale a favore del sistema maggioritario. Un referendum voluto dalle dirigenze dei partiti ormai diventati comitati elettorali , èlite rappresentative di potentati economici e finanziari che con la scusa della governabilità, necessitavano di una legittimazione diversa da quella fornita dai militanti. Militanti il cui potere di “determinare con metodo democratico la politica nazionale” doveva essere fortemente ridimensionato se non limitato, per sottrarre al loro controllo e al loro giudizio la linea del partito. Il consenso per la vittoria del maggioritario nel referendum del 1993 fu ottenuto millantando le dinamiche del partito di massa come lungaggini foriere di corruzione, inculcando l’idea nella mente della gente, disgustata dai fatti di tangentopoli, che una forma decisionale diretta con un controllo popolare ridotto al minimo avrebbe potuto favorire una condotta morale pulita. Un sistema elettorale che premia oltre ogni misura chi ottiene un solo voto in più degli avversari e contiene dispositivi che escludono “dalla determinazione della politica nazionale” una parte dei cittadini solo perché “associati in partiti” che non superano gli sbarramenti definiti, lede il principio partecipativo dell’art.49 della costituzione. Volendo dunque trasporre questa nostra idea alla crisi politica attuale, è nostra convinzione che per estirpare “il bubbone maligno, che distrugge l’Italia, diffonde la corruzione, spazza via il gioco democratico, fa vacillare le istituzioni, distrugge l’informazione, sottomette tutti i rapporti di classe al gioco dei potenti identificato in Berlusconi, nel governo in mano a Berlusconi, nel berlusconismo” per dirla con Asor Rosa , è necessario rimuovere il brodo di cultura nel quale questo è nato e proliferato Per fare ciò è necessario restituire a tutti i cittadini il diritto di “concorrere con metodo democratico a determinanre la politica nazionale” . Ciò sarà possibile solo tornando ad un sistema elettorale PROPORZIONALE SENZA SBARRAMENTI DI SORTA, un sistema effettivamente rappresentativo di tutte le istanze e bisogni del popolo. Tale sistema esclude sul nascere ogni forma di populismo ed esaltazione dell’uomo solo al comando, ripristinando lo spirito partecipativo sancito dalla costituzione. Siamo coscienti che ciò significherebbe vanificare la sovranità popolare la quale nel referendum del 1993 si è espressa a favore di un sistema maggioritario uninominale. Giova peraltro ricordare che quella espressione popolare è già stata disattesa dall’ultima legge elettorale che elimina la possibilità di eleggere direttamente i propri rappresentanti . Un altro strappo alla sovranità popolare costituirebbe un'ulteriore forzatura. Ma considerato la mistificazione mediatica con cui si ottenne il risultato di quel
referendum, s'impone una riflessione su quanto dannoso fu per la democrazia quell'esito . Invitiamo dunque tutti a prendere atto che in presenza di una sistema elettorale maggioritario espressione di un bipolarismo e bipartitismo che in Italia non si è mai realizzato, sarà praticamente impossibile liberarci di Berlusconi e del berlusconismo.
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