Seconda parte del concerto “Now he sings now he sobs”, la prima parte è stata pubblicata su Aut il 29 ottobre scorso. Torniamo dunque al mitico locale del Village il Blue Note degno teatro di questo straordinario concerto. Chick Corea - pianoforte, Miroslav Vitous - contrabasso e Roy Haynes - batteria furono i protagonisti di uno dei più bei dischi mai incisi nella storia del jazz. Si era nel 1968 e i tre registrarono per la Solid State l’album Now he sings now he sobs. Gli stessi musicisti più entusiasti che mai li ritroviamo al Blue Note nel 2005 a riproporre la loro performance ancora più entusiasmante della session da studio eseguita 37 anni prima. I brani che proponiamo sono Matrix, un pezzo di Corea che faceva parte dell’album inciso nel 68’ e Straight no Chaser di Thelonius Monk. Già ancora Monk. Anche nella prima parte il trio Now he sings now he sobs si era cimentato con un altro classico monkiano Rythm a Ning. L’esecuzione dei due brani da parte di Corea, Vitous e Haynes è molto diversa. A un “Matrix” dalle improvvisazioni algide tipicamente cool, corrisponde un Straight no Chaser con sortite solistiche di fuoco, un interpretazione di Monk tipicamente Bop, una rilettura sicuramente lontana dalla personalità e dallo stile compassato del pianista della North Carolina, che pure dal Bop aveva tratto linfa creativa vitale per poi evolvere in uno stile personale meno esuberante. Il titolo del post Now he beats the drum; now he stops” che è l’ultima frase della poesia che Corea scrive sulla copertina del disco, non è casuale. Infatti in entrambi i brani Roy Haynes è straripante. In Matrix Mirolas Vitous apre con alcune misure in assolo dove accenna appena la proposizione del tema che viene eseguito successivamente da tutto il trio. Parte Corea con una improvvisazione che si snoda su brevi arpeggi, taglienti, freddi, nelle pause si inserisce Haynes velocissimo e leggero sul rullante è incredibile la capacità propulsiva della sua mano sinistra. L’assolo di Vituos è sontuoso, tecnicamente incredibile, velocità, figure armoniche originali, rendono il linguaggio di questo musicista veramente unico. Nell’ultima parte del brano Corea e Haynes offrono una improvvisazione combinata veramente originale. Il fraseggio di Corea si fa più incalzante senza pause, gli arpeggi si susseguono, si inseguono, mentre Haynes incastra nell’esecuzione del pianista delle sequenze ritmiche ottenute suonando sul bordo del rullante e dei tom. Una combinazione assolutamente straordinaria che mostra come Haynes sia uno dei pochi batteristi assieme a Jack De Johnette che riesce a far emergere la propria personalità in una condizione armonico ritmica particolare come quella determinata dal trio Piano, Contrabbasso Batteria, senza comprometterne l’equilibrio sonoro.
Straight no Chaser, il brano che conclude il concerto è al contrario di “Matrix” meno distaccato, è fuoco improvvisativo allo stato puro. L’improvvisazione di Corea è pirotecnica, coinvolgente, al pianista di Chelsea, Massachusetts risponde Vitous, velocissimo, propulsivo e trascinante nel suo assolo, ma la vera chicca del brano sono le misure alternate con cui Corea e Hynes dialogano fra di loro, entrano in una specie di trans improvvisativa, le figure armonico ritmiche che riescono a tirare fuori dai rispettivi strumenti sono di valore assoluto. Il tutto per delle esecuzioni eccellenti, veramente grande grande jazz.
Buona visione.
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